Paolo Panaro ha aperto all’Auditorium Vallisa di Bari la rassegna “Incroci – Teatri a confronto” con “Decameron”, il monologo costruito sulle novelle di Boccaccio che offre una nuova visione dell’opera immortale

Conclusa la stagione Teatro Studio 2023/24, la Compagnia Diaghilev non si ferma ma propone la rassegna Incroci – Teatri a confronto. Per un mese (14 maggio/16 giugno) vedremo susseguirsi sul palco dell’Auditorium Vallisa spettacoli, letture sceniche e workshop teatrali. Incroci è un crogiolo di esperienze e linguaggi, è la possibilità di conoscere compagnie e artisti di ogni parte d’Italia e scoprire piccoli gioielli di recitazione (ricordiamo con piacere Le voci della sera, di e con Silvia Frasson, nella scorsa edizione).

Ma questa rassegna è anche l’occasione per avvicinarsi al Teatro e alla Compagnia Diaghilev, attraverso due workshop di Roberto Petruzzelli e Paolo Panaro, destinati il primo a semplici appassionati e il secondo a professionisti che vogliano farsi conoscere e proporsi alla Compagnia. Insomma un concentrato di idee ed emozioni, di apertura e accoglienza con un’offerta di alto livello.

Paolo Panaro ha aperto la rassegna con Decameron, monologo molto ben collaudato e rodato, che raccoglie e armonizza il prologo dell’opera di Boccaccio insieme a tre novelle: quella di Madonna Orietta (VI giornata, novella 1), di Frate Alberto (IV giornata, novella 2) e di Pietro da Vinciolo (V giornata, novella 10).

Panaro si muove con naturalezza e disinvoltura tra le pagine di Boccaccio, consone in qualche modo al suo spirito guascone e all’innato gusto per l’ironia e il grottesco. Ma ci colpisce anche nella prima parte, nel prologo dell’opera che narra della peste nera a Firenze, della morte in solitudine, dell’ineluttabilità di una tragedia davanti alla quale nulla si può opporre a difesa della vita. È forte il richiamo a ciò che abbiamo vissuto con la pandemia perché, alla fine, l’impotenza di fronte al dolore e alla morte devastano gli uomini, oggi come allora. E pagine del Trecento parlano anche a noi, con una forza davvero grande, più vicine di quanto credessimo.

Se il tono all’inizio è quello dello smarrimento, della desolazione, la narrazione delle novelle scelte ci porta repentinamente allo sberleffo. Un monologo affinato negli anni, dicevamo, ma sempre godibile e coinvolgente, preludio ad un finale di Stagione intenso, che vedrà sul palco della Vallisa compagnie con storie, timbri, linguaggi diversi, nella profonda convinzione che lo scambio sia sempre momento di arricchimento e crescita, per gli attori e per gli spettatori.

Imma Covino

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