La Bohème di Giacomo Puccini con la regia di Hugo De Ana rinnova l’incanto e chiude trionfalmente la straordinaria Stagione d’Opera 2023 della Fondazione Teatro Petruzzelli

“Più invecchio e più mi convinco che La Bohème è un capolavoro.” (Igor Stravinskij)

“La Bohème ha un parlare suo speciale, un gergo.” (Giacosa ed Illica)

È inutile nasconderlo: ci sono produzioni liriche che nascono per essere ricordate, citate, menzionate, replicate, duplicate, copiate, per ergersi a punto di riferimento per le edizioni – se non per le generazioni – future. Ebbene, crediamo di poter affermare, senza tema di smentita, che a questa genia appartenga l’allestimento scenico de La Bohème di Giacomo Puccini fortemente voluto dalla Fondazione Petruzzelli nel 2019, al punto che oggi viene trionfalmente ripresa con il medesimo intonso incanto per l’ultimo titolo della straordinaria Stagione d’Opera 2023 facendo nuovamente registrare il tutto esaurito di tutte le recite con largo anticipo, un successo che potrebbe far sì che la messa in scena si trasformi in un appuntamento fisso.

Certamente larga parte della riuscita dell’operazione deve essere ascritta alla regia di Hugo De Ana, che pare essersi ispirato alla fonte dell’opera stessa, vale a dire al romanzo “Scènes de la vie de Bohème” che Henri Murger pubblicò nel 1851, da cui gli stessi Giuseppe Giacosa e Luigi Illica si dissero più che influenzati per la scrittura del magnifico libretto. Il dichiarato differimento dell’ambientazione dalla Parigi del 1830 a quella del 1920 non solo ha dato una luce tutta nuova alle vicende dei protagonisti, ma ha permesso al regista argentino di assemblare avvenimenti che hanno fatto la storia della Francia e del mondo intero, creando un sottile ma evidente fil rouge tra gli eventi stessi, così da installare nello spettatore un pensiero, un palpito, un nuovo frammento di memoria che difficilmente potrà andar perduto.

Partendo dalla data di composizione dell’opera (1895), De Ana ha probabilmente pensato di fare riferimento alla nascita, nel medesimo anno, del cinematografo per mano dei fratelli Lumière, mentre, riflettendo sulle scelte di vita che Puccini ha fotografato con perfezione chirurgica, ha ritenuto di richiamarsi al più grande ed inguaribile bohémien della storia del cinema, incarnato nella figura del vagabondo Charlot creata dal genio assoluto di Charlie Chaplin, nato nel 1889 come il simbolo stesso della Francia, la Tour Eiffel: questi e mille altri elementi stimolano la mente e, soprattutto, gli occhi degli spettatori ancor prima che il sipario si levi, con le immagini d’epoca e le frasi del romanzo rimandate in loop sullo schermo, fino ad entrare nella rappresentazione stessa, così da darle un taglio certamente cinematografico, ma, al tempo stesso, pienamente teatrale, con le scenografie ed i costumi, nel loro complesso firmati dallo stesso De Ana, e le luci di Valerio Alfieri che arricchiscono esponenzialmente lo spettacolo.

Così i quattro giovani artisti scapigliati sembrano vivere proprio all’interno del notissimo scheletro in ferro della Torre parigina, e l’amore che sboccia tra Mimì e Rodolfo pare intriso di tutti gli elementi scenici dei migliori musical in celluloide, mentre il Caffè Momus – nel magnifico secondo quadro – si trasforma in un circo a cielo aperto e Parpignol (Vincenzo Mandarino) in un enorme volatile, ed il vecchio Alcindoro, vittima delle grazie di Musetta e – praticamente – da questa ridotto al mutismo, potrà esprimersi solo grazie al suo doppio (cinematografico), incarnato proprio da Charlot (Bruno Lazzaretti, anche nei panni di Benoit); al terzo e quarto quadro pare spetti, invece, il compito di rientrare nei canoni della tradizione, scelta perpetuata – forse – nel tentativo di non distrarre il pubblico e farlo avvolgere dal turbinio di emozioni che solo il capolavoro pucciniano riesce a trasmettere, lasciando che la musica prenda assoluta padronanza sulla nostra psiche, riaffiorando dalle profondità della nostra anima dove l’avevamo costretta, spingendoci finanche alla commozione più evidente, perché probabilmente nulla più della musica di Bohème ha il potere di evocare un’atmosfera, di accendere un ricordo, di far rivivere un attimo con intensità.

Ma – lo sappiamo bene – per permettersi un tale gioco di prestigio occorre potersi affidare ad un grande ensemble musicale: l’Orchestra ed il Coro del Teatro Petruzzelli hanno ancora una volta portato a termine la prova in modo egregio; Fabrizio Cassi, in particolare, al suo ultimo impegno prima di spiccare il volo verso un nuovo autorevole incarico al Teatro San Carlo di Napoli, ed Emanuela Aymone hanno preparato il coro, rispettivamente degli adulti e dei piccoli, da par loro, mentre, invero, il direttore Giacomo Sagripanti, pur svolgendo il proprio compito in modo apprezzabile, non è riuscito a non far rimpiangere la memorabile direzione del 2019 di Giampaolo Bisanti, ancora oggi ricordata tra il pubblico del Politeama.

Di ottima levatura il cast che, assemblando nuove luminose stelle del firmamento della lirica, ha fatto sì che fossimo anche noi Rodolfo (Ivàn Ayòn Rivas) quando scalda la gelida manina della sconosciuta Mimì (Selene Zanetti), condividessimo gli slanci e le paure di Schaunard (Gurgen Baveyan), godessimo dell’allegria del Momus, vivessimo con Marcello (Biagio Pizzuti) e Musetta (bianca Tognocchi) la loro travagliata passione amorosa, sentissimo la stessa responsabilità di Rodolfo nel tentare di allontanare l’amata ammalata, ci disperassimo con Colline (Adolfo Corrado) sulla sua vecchia zimarra, agonizzassimo ed infine morissimo sul letto con Mimì, in tal modo restituendoci il capolavoro pucciniano in tutta la sua ipnotica bellezza, la sua perfezione musicale, quella indiscussa meraviglia che non ha mai smesso – e certamente non smetterà mai – di sorprenderci, di catturarci, di emozionarci.

Si replica sino al 29 dicembre. Vi consiglierei di non perderla e di farne il vostro personale regalo natalizio, ma, come detto, le repliche, purtroppo per chi non ha acquistato il biglietto per tempo, sono già tutte sold out.

Pasquale Attolico
Foto di Clarissa Lapolla photography

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