Nella Giornata regionale contro le solitudini, Daniela Baldassarra porta in scena le donne del mito odisseo con la Prima assoluta di “Penelope e le malafemmine”

Parlare di solitudine significa evocare la memoria di una dolorosa assenza.
Parlarne al plurale permette di declinare i modi in cui il vuoto si insinua nella vita di ciascuno, lo abita nelle sue fibre più intime e dilaga nella comunità.

La Giornata regionale contro le solitudini (al plurale, come dolore condiviso) nasce nel 2012 su Delibera della Regione Puglia, grazie all’intuizione e alla caparbietà di Daniela Baldassarra, narratrice di storie e di persone, e viene accolta da Maria Pia Vigilante, anima e lievito di Giraffa onlus, che di storie e di persone ha piena la vita e il cuore, e che ogni giorno, da anni, raccoglie solitudine, paura e smarrimento di donne violate. Negli anni si è cercato di toccare ambiti diversi di questo fenomeno, parlando per esempio di adolescenza e senso di inadeguatezza o della figura femminile in una società chiusa e autoreferenziale come quella mafiosa, e questo sempre attraverso il contributo personale e visibile di coloro che quotidianamente vivono in prima persona o a stretto contatto il dolore, l’incomprensione, il silenzio degli uomini e delle istituzioni. Giraffa onlus ha portato questa giornata in tanti luoghi, considerando la solitudine come disagio trasversale e soggettivo che diventa oggettivo quando si riflette sulla comunità diventando povertà relazionale.

La manifestazione di quest’anno, libera dai vincoli imposti dalle restrizioni legate alla pandemia, si è riappropriata di spazi e pubblico più consoni alla propria storia, come ha sottolineato Maria Pia Vigilante nel saluto che ha aperto la serata, presentata dall’ottima Annamaria Minunno, in una sala dell’AncheCinema di Bari gremita e che ha fruito delle testimonianze snelle e concrete di donne che nel loro quotidiano incontrano le solitudini intese anche come senso di inadeguatezza e incapacità di rispondere ad aspettative che altri impongono alle loro vite.

In questo senso si è espressa Angela Tomasicchio, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Bari, che ha parlato della solitudine del Giudice, ma anche e soprattutto della solitudine della vittima nel processo penale, giustamente garantista nei confronti dell’imputato, ma che lascia sola la presunta parte lesa. E preziosa è stata la testimonianza dell’assessora al Welfare Francesca Bottalico che ha ricordato le solitudini di bambini, adolescenti e anziani durante il lock down.
Altrettanto importante è stato sottolineare che, a fronte del riconoscimento della gravità del problema e dell’impegno profuso da persone e istituzioni, occorrono risorse economiche che supportino iniziative e politiche di intervento per creare strutture stabili e realizzare progetti adeguati ai bisogni emergenti.

Accanto al momento (per così dire) istituzionale, il pubblico ha potuto godere della prima assoluta del nuovo monologo di stand up comedy scritto e interpretato da Daniela Baldassarra, “Penelope e le malafemmine”, un racconto ironico e provocatorio (in certi tratti amaro e spietato) che prende le mosse da figure forti e indipendenti come Circe, Calipso, le Sirene per giungere infine a Penelope, che fa dell’assenza l’essenza stessa dell’amore ed è l’emblema della difesa ad oltranza dell’amore coniugale.

La Baldassarra racconta queste figure femminili dell’Odissea che nascono come donne indipendenti e fiere, e che nonostante ciò sono inspiegabilmente e indissolubilmente legate ad Ulisse e in balia dei suoi sentimenti. Lo fa con aria dissacrante, mostrando come tutto ruoti attorno a questioni di amore e potere, per poi arrivare alla narrazione delle esasperazioni di un certo femminismo inteso come battaglia contro gli uomini piuttosto che lotta a favore delle donne. Il tutto inframmezzato da passaggi e gag molto divertenti e coinvolgenti, anche se qualche volta un po’ avulse dal contesto narrativo. Daniela riesce a raccontare quotidianità e umanità, forza e fragilità delle donne cantate da Omero, dimostrandoci che, in fondo, i loro cuori non sono molto diversi dai nostri, e che, alla fine, oggi come allora, per vincere le solitudini occorre avere quello sguardo che è accoglienza dell’odissea dell’altro.

Imma Covino

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