Con “La notte di San Nicola”, l’Opera per ragazzi commissionata al compositore Nicola Campogrande e al librettista Piero Bodrato, la Fondazione Petruzzelli lancia un nuovo ponte tra Oriente ed Occidente nel nome del Santo Patrono di Bari

Sanda Necòle  nèste benedìtte
Te fazze sta preghìjre a mmàne strìtte:
Tu ca da la Russie sì  veneràte,
aiùte chèdda ggènde svenderàte,
ca s’av’cchiàte nguèrre a ll’ambrevvìse
pe ccolpe de nu matte … de stù  mbìse.
Tu, ca sì nu sande merachelùse
fangìlle na gràzzie pe cusse abbùse!
Mìtte la mana tò e,  jìnd’a nnudde,
fànge addrezzà u cervijdde, ngàpe a cùdde,
ca fàsce chèssa  uèrre frate e frate,
percè jè sènza core…jè nu mbàme.
Se vole pegghià l’Ucraìne ndortamènde
e fasce merì nu sacche de ‘nnocìnde, 
pezzìnghe u peccenìnne de la mènne
mbràzze a la mamme sò, ca stà fescènne
Chèssa preghiìre, mèh Sanda Necole!
la vogghie disce a Tè che tutte u core,
cessà fernèsce prèste chèssa uèrre
e tòrne arrète la pasce sope a sta tèrre.”
(Franca Angelillo Fabris)

In questo mondo, dove ogni cosa costa, va tuttapposto e poi tutto s’aggiusta se, quando c’è da fare, farai la cosa giusta.
(Piero Bodrato “La notte di San Nicola”)

Quando, nel dicembre del 2019, la Fondazione del Teatro Petruzzelli annunciava l’imminente debutto in prima mondiale de “La notte di San Nicola”, l’Opera per ragazzi che aveva commissionato al compositore Nicola Campogrande e al librettista Piero Bodrato, tutti noi appartenevamo davvero ad un altro mondo e vivevamo un’altra vita. Da allora, nonostante siano trascorsi poco più di due anni, eventi catastrofici ed inimmaginabili hanno interessato la nostra esistenza: la pandemia da covid19 ed il conflitto tra Russia ed Ucraina, entrambi ancora drammaticamente presenti, hanno mutato, forse per sempre, la nostra stessa percezione, soprattutto riguardo all’“altro”, al prossimo, al fratello. La città di Bari, ad esempio, ha visto minato fortemente il suo legame profondo con i popoli di tradizione ortodossa, quello stesso che, proprio nel nome del nostro Santo Patrono, si esplica negli infiniti pellegrinaggi diretti da quelle terre sino al capoluogo pugliese. Per questo, non importa come lo si invochi – Nickolaus, Nicolao, Nicolò o Niccolò, sino a giungere al natalizio Santa Claus -, Nicola resta il Santo che lega popoli e genti diverse, un ponte divino tra Oriente e Occidente.

Oggi, che assistiamo colpevolmente inerti – ma per lo più credendoci inermi – alla distruzione delle nostre certezze, della nostra civiltà, del nostro stesso mondo, è indubbio che partecipare ad una delle rappresentazioni de “La notte di San Nicola”, inserito nella annuale Stagione Lirica della Fondazione Petruzzelli, assuma tutt’altro sapore, tutt’altro valore, tutt’altra emozione, quasi si voglia affermare un senso di appartenenza a quella parte di umanità che ancora spera e crede in un miracolo di pace e fratellanza sotto la benedizione del Vescovo di Myra.

Venendo agli aspetti più strettamente artistici, non si può non riconoscere l’alto valore del lavoro di Campogrande e Bodrato, cui vanno immediatamente aggiunti Walter Pagliaro per la più che convincente regia e Giampaolo Pretto per la direzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro Petruzzelli, quest’ultimo come sempre mirabilmente preparato da Fabrizio Cassi, i quali, in poco più di sessanta minuti, riescono a restituire al foltissimo pubblico, che ha preso d’assalto il Politeama barese per tutte le repliche in programma, un’Opera che non parla solo ai bambini, bensì ai fanciullini di tutte le età, a chiunque voglia farsi guidare nella movimentata notte dell’arrivo di San Nicola a Bari, alla (ri)scoperta dei suoi miracoli più popolari, dalla redenzione dei due ladri incalliti alla concessione della cospicua dote alle tre sorelle che il padre sta per vendere (i tre sacchetti o le tre sfere d’oro con cui il Santo viene spesso raffigurato), dal salvataggio dei marinai da una tempesta, con annessa moltiplicazione dei sacchi di grano in favore della popolazione affamata, sino all’agghiacciante episodio dei tre bambini rapiti ed uccisi da un macellaio a corto di materia prima per il suo commercio che, dalle tavole della locanda, torneranno prodigiosamente in vita.

Forte di una scrittura chiara e lineare, la musica di Campogrande denota una maestria orchestrale ricca di colori armonici e strumentali cangianti e di cromatismi attraenti, capace di inserire temi melodici e ritmici, che passano dall’armonia ai toni popolari, talvolta utilizzati anche come leitmotiv, per circoscrivere situazioni e stati d’animo psicologici dei suoi protagonisti, con – ça va sans dire – una netta predominanza, tra diverse trovate umoristiche e satiriche, di atmosfere fiabesche, ben coadiuvato in questo dalle scene e costumi di Luigi Perego e dal disegno luci di Luigi Saccomandi, rinunciando quasi del tutto ai toni drammatici e violenti che pur – talvolta – il libretto avrebbe imposto.

L’ottima performance del corpo di ballo sulle coreografie create da Sabrina Cerrone fa da sfondo ed impreziosisce le lodevoli interpretazioni vocali ed attoriali di Alberto Petricca (San Nicola), Michela Guarrera (la bambina), Antonella Colaianni, Laura Brasò ed Ilaria Vanacore (le tre giovinette), Marco Miglietta (il padre), Giuseppe Esposito (il macellaio), Luca Simonetti (il ladro buono), William Hernandez (il ladro pratico), Diego Godoy (il capitano) e Giovanni Augelli (l’avaro), tutti intenti a lanciare, nel nome di San Nicola, un messaggio universale che – si spera – possa andare oltre le mura del Petruzzelli e conquistare il mondo.

Pasquale Attolico
Foto di Clarissa Lapolla photography

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