Dal concerto meditazione in versi e musica “Narrabo omnia mirabilia tua”, tenutosi nella Cattedrale di Bari, si è levato un inno alla vita ed alla fede nell’accoglienza dell’altro

In una limpida sera d’estate immagina di mettere insieme la magnificenza della Cattedrale di Bari e cinque amici, artisti, ciascuno in modo diverso, ciascuno dotato di una raffinata sensibilità artistica e non solo, con il desiderio ed anche un po’ di ambizione di proporre un concerto destrutturato nella sua concezione canonica ed ideale per dar vita a qualcosa di più intimo, di più ascetico, un concerto meditazione: il “Narrabo omnia mirabilia tua”… “racconterò tutte le tue meraviglie”.

Nulla è stato scelto a caso per questa esibizione che è stata un vero inno alla vita ed alla fede, voluta non solo in un ambiente architettonicamente essenziale e suggestivo, ma nel giorno dedicato a Maria SS. Del Carmine, epifania del “nulla è impossibile a Dio”, tabernacolo della meraviglia che non poteva che essere d’ispirazione al titolo dell’evento tratto, non a caso, dal Salmo n.9, simbolo del miracolo e della salvezza ma anche di invocazione e ringraziamento a Dio. “Racconterò tutte le tue meraviglie!”, è dunque, un “gesto di riconoscimento e di gratitudine di fronte a qualcosa di più grande, che sfugge al nostro controllo, che spaura in alcuni momenti, che fa tremare le vene e i polsi, ma che invade di dolcezza il cuore”.

E così Antonia Chiara Scardicchio (voce narrante), Annarita Garganese (voce), Domenico Tagliente (organo), Alma Tigre (voce) ed Alessandro Dell’Aere (pianoforte), complici le luci appena sufficienti ad illuminare le loro sagome nell’imponenza delle sacre mura, ci hanno presi per l’anima e ci hanno condotti a “contemplare la meraviglia” in musica e parole.

Il Narrabo si snoda delicatamente attraverso letture poetiche affidate alla voce calda ed avvolgente – a tratti emozionata – di Antonia Chiara Scardicchio la quale conferisce corpo e pathos ad un’apparente preghiera laica di intonazione francescana quale lode al creato, tratta dalla penna di Franco Marcoaldi e dal suo “Il mondo sia lodato”, sebbene sia un testo che celi, in realtà, il sempre attuale turbamento dell’animo umano di fronte agli inevitabili eventi dolorosi che attanagliano ogni esistenza umana.

E l’invocata lode non può che richiamare a sé se non quegli spartiti pensati soprattutto per gli organisti che, attraverso uno degli strumenti più antichi del mondo, diventa tramite e messaggero di lode e così il testimone passa letteralmente nelle mani sapienti e sensibili del Maestro Domenico Tagliente che, sebbene troppo nascosto purtroppo dalle imponenti colonne della Cattedrale, fa risuonare in ogni angolo della stessa una liturgia musicale organistica solenne e potente dalla quale è difficile non essere catturati per l’incisività conferita al messaggio evocativo ed esortativo che reca il Prélude di Gabriel Pierné, e per quello meditativo e struggente del concerto n.3 in re min BWV 974 di A. Marcello e J.S. Bach, composizioni che hanno donato uno stato di grazia restituito con un sentito e corale plauso.

Ma le note risuonano altrettanto potenti anche quando le stesse vengono affidate alle tonalità da soprano di Annarita Garganese che in “O virtus Sapientiae” di Hildegard von Bingen, incorniciano, arricchendola, la composizione organistica.

La lode del Creato, dunque, quale primo atteggiamento culturale da insegnare alle nuove generazioni, una “controcultura”, per usare le parole di Don Franco, che tiene a sottolineare l’impegno morale che ciascuno di noi dovrebbe profondere nelle nuove generazioni affinché si educhino ad accogliere l’opera di Dio in tutte le sue forme attraverso i profumi ed i colori della natura, ed a prendersi cura dell’altro.

Ma la trama celeste si intesse di altri due preziosi tasselli che danno vita alla seconda parte del concerto.

Il primo porta il nome di Annarita Garganese, che, accompagnata all’organo dal Maestro Tagliente, ci ha restituito in chiave mezzo soprano l’”Ave Maria” di Cesar Franck, una preghiera eucaristica, mentre il canto di lode “Magnificat” di Marco Frisina, inno rivolto alla grandezza ed alla misericordia di Dio che ha avuto verso Maria e verso tutti i popoli della terra, veniva affidato al soprano Alma Tigre accompagnato al pianoforte da Alessandro Dell’Aere. Una linea vocale, quest’ultima, che non poteva che non essere carica di passione che ha svelato al principio di ciascuna interpretazione una visibile emozione di poi svanita e sostituita da un sentito trasporto per l’evocazione in sé e per la sua nota devozione cattolica.

Un tocco di apparente laicità, fuori dalle composizioni aventi carattere preminentemente gregoriano per definizione, ma ricca di espressività, che ha di fatto dato quasi sostanza ad una indefinita tonalità di emozioni dall’effetto ipnotizzante, è stata la composizione “Notte Oscura”, un brano di oltre 20 minuti circa, eseguito dal pianista compositore Alessandro Dell’Aere, (ed ecco il secondo tassello), cui è stato affidato il contributo musicale di chiusura.

Gli spunti meditativi intermedi e finali sono arrivati anche attraverso le letture dello scrittore e poeta francese Christian Bobin, noto in Francia per dare alle proprie opere un’impronta meditativa (ça va sans dire) e metafisica e per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza. Oltre a passi tratti da “Questo Azzurro”, l’ultima riflessione collettiva “Abitare poeticamente il mondo o abitare umanamente il mondo, in fondo, è la stessa cosa”, estrapolata dall’“Abitare poeticamente il mondo”, ha messo un punto esclamativo all’originale e sentito concerto meditazione.

Ed è con l’ultima nota, che ancora fa eco nella nostra mente, che comprendiamo il senso e la presenza delle piccole barchette di carta bianca composte a mano e adagiate, senza un vero ordine, sulle panche ad accogliere gli astanti, mezzo ideale, in questo mare di bellezza che ci circonda e che più delle volte non vediamo o maltrattiamo, a farci cogliere e trasportare verso il francescano “l’Amor che muove il sole e l’altre stelle” e che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta!”, grazie anche al potere della musica che “tutto squaderna”.

Gemma Viti
Foto di Alma Tigre

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