Un pianoforte e la poetica di Schubert: sublime recital solistico di Arcadi Volodos per la Stagione concertistica 2025 della Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari

Grande ritorno al Petruzzelli di Arcadi Volodos, il pianista di San Pietroburgo ha ipnotizzato il pubblico della Stagione concertistica della Fondazione inchiodandolo alle poltrone per oltre due ore di meravigliosa musica.
Rispetto al programma del novembre 2023, questa volta Volodos ha dedicato l’intera serata a Schubert, alla sua poetica, dandogli corpo con un’interpretazione autentica e sentita.

In programma i Six moments musicaux D. 780 (op. 94), i lieder in trascrizione lisztiana D. 343/ Liszt, S. 562 Der Müller und der Bach, (from “Die schöne Müllerin”) D. 795 no. 19 / Liszt: S. 565 no. 2 ) e Litanei auf das Fest Aller Seelen, (from 3 Geistliche Lieder), e la grandiosa Sonata in A major D. 959.

Di Arcadi Volodos si è sempre apprezzata la grande abilità tecnica, che spesso ha utilizzato per esibizioni virtuosistiche di grande agilità. Pazzesca la sua esecuzione della Marcia Turca di Mozart, recuperabile su Youtube, in cui dà prova della mostruosità della sua tecnica e della sua verve creativa. Nel recital del 23 aprile il pianista russo dimostra di aver fatto un viaggio di introspezione che sfrutta questa sua grande abilità al tocco per restituire un’interpretazione vera, intimista, quanto più possibile aderente all’ispirazione schubertiana e alla sua poetica del viandante.

La bellezza esecutiva non è stata solo resa dalla esattaa precisione dei suoni, ma, soprattutto, dalla ricerca di narrazione affidata alle note, alla loro lettura nel rigo e all’uso appropriato delle sospensioni. Per cui era come se Schubert mostrasse, attraverso l’esecuzione di Volodos, l’immagine delle scene che apparivano nella sua mente al momento della composizione.

Così è stato nei Six moments musicaux, narrazioni brevi, quasi sperimentazioni della volontà di racconto che fiorisce, velocemente cresce, per poi però ripensarci e ripiegare al finale. Con la trascrizione dei Lieder Liszt non solo volle dar degna riedizione agli scritti schubertiani, ma si impegnò perché il suo amato compositore venisse conosciuto il più possibile attraverso le sue esecuzioni in pubblico. Volodos le ha riproposte con quel romanticismo che Liszt seppe aggiungere al già sognante Schubert.

E’ stato nella seconda parte del recital che Volodos ha concesso al pubblico davvero un incantevole momento di grazia.
La D959 è un’opera postuma di Schubert. Il compositore viennese usava la forma della sonata come banco di sperimentazione. In apertura vengono introdotti temi e pare che questi seguano una linea evolutiva, che vogliano avviare una narrazione, in realtà il gioco di Schubert è quasi sempre lo stesso. Volodos con tocco energico ha reso chiara la caratterizzazione ritmica delle sei battute in forte iniziali, e l’immagine è proprio quella allegra e spensierata di chi intraprende con passo deciso e leggero una passeggiata. Decisione che però disattende la promessa e comincia languidamente a virare sul pensiero, sulla riflessione, con quel pedale di risonanza abbassato per introdurre alla dissolvente sovrapposizione di pensiero e realtà. Quella tendenza alla divagazione schubertiana che non è perdere il tempo, ma sospenderlo per riflettere su ciò che sulla strada si incontra, stare nelle cose e indagarle.

Volodos è stato il viandante. Quello che restava nel teatro dopo il suono esatto delle note e delle battute era l’eco parlante degli improvvisi silenzi, delle pause indugiate, quelle volute e misurate dal compositore viennese, perché il suo “pastore errante” apparisse davvero nell’immaginario di chi ascoltava la sua musica. Così l’intensità interpreta va del pianista virtuoso di San Pietroburgo ha restituito agli ascoltatori il senso di quella scelta compositiva di riproporre lo stesso tema su ottave diverse, come la spirale ascendente del pensiero di chi nota e “a quel modo che ditta dentro va significando”.

Generoso l’omaggio al pubblico con quattro bis, tra cui ha spiccato il sublime Intermezzo op. 117 di Brahms.

Gratitudine piena del pubblico esplosa in scroscianti applausi.
Nessuna retorica, Volodos ha mantenuto la promessa di essere uno dei pianisti contemporanei più dotati e ispirati.

Suggerimento di ascolto:
Arcadi Volodos, Schubert: Piano sonata D959, Sony Classica

Alma Tigre
Foto di Clarissa Lapolla

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