“Qui non è Hollywood”, la miniserie sull’omicidio di Sarah Scazzi targata ‘Disney +’, diretta da Pippo Mezzapesa e sceneggiata da Antonella Gaeta, ci invita a guardare oltre lo schermo per trovare il vero mostro

Dopo diverse polemiche e ritardi, la miniserie targata Disney +Qui non è Hollywood” (alla nascita “Avetrana, Qui non è Hollywood”), dopo la presentazione in anteprima alla ‘Festa del Cinema di Roma 2024’, è finalmente in onda, a disposizione di chi vuole davvero entrare e capire una realtà che ha creato un clamore mediatico senza pari come l’omicidio della giovane Sarah Scazzi, catturando l’attenzione, ma ha anche generando un acceso dibattito pubblico sulla rappresentazione della realtà e sulla tutela dell’immagine della comunità di Avetrana, paese dove questi tragici fatti hanno avuto luogo. 

Nel cast di Qui non è Hollywood troviamo Giulia Perulli (Sabrina Misseri), Federica Pala (Sarah Scazzi), Vanessa Scalera (Cosima Serrano), Imma Villa (Concetta Serrano Spagnolo), Paolo De Vita (Michele Misseri), Anna Ferzetti (la giornalista Daniela) e Giancarlo Commare (Ivano Russo).                                                         

La scelta dei quattro episodi permette di analizzare in maniera accurata i protagonisti, Sarah, Sabrina, Michele e Cosima, offrendoci, così, un punto di vista unico e soggettivo sugli eventi. Questa scelta ci aiuta ad andare oltre una verità assoluta, che nella realtà non è mai stata rivelata, e ci invita a riflettere sull’impatto che gli eventi, anche quelli più banali, possono avere sulla vita di ognuno di noi.

Sin dalle prime scene, Sarah è osservata, scrutata e giudicata da coloro che incontra lungo il viale principale di Avetrana che, con quelle palme sui lati del marciapiedi, richiama il Rodeo Drive di Beverly Hills, dove tutto prende una connotazione effimera e “gossipara”. Quella che sembra essere solo una suggestione diventa in breve tempo una realtà, in cui ogni personaggio è come riflesso allo specchio, mostrando lati più oscuri o inimmaginabili.

La scenografia, perfettamente adattata, porta dunque a scomporre in tante sfaccettature i personaggi che si riflettono in questi specchi, mostrando punti di vista e percezioni e “ingabbiando” i protagonisti all’interno di una sorta di “trappole visive”.

Prove attoriali eccellenti, tra cui spicca la straordinaria Giulia Perulli, che, per interpretare al meglio il suo ruolo anche dal punto di vista fisico, è ingrassata di 22 kg, ha tagliato i lunghi capelli biondi ed è diventata bruna. Ha dato spazio ad un’altra personalità mettendo “in pausa” la sua vita e studiando il personaggio nei minimi particolari. Sabrina è un personaggio o, meglio, una persona come tante della provincia, dove il comune denominatore è la “noia”.

Un’altra nota di merito deve essere certamente attribuita alla mamma di Sabrina, Cosima Serrano, interpretata dalla stupenda Vanessa Scalera (per i più identificata con Imma Tataranni), che è entrata nel ruolo con grande fatica, in primis per il trucco notevolmente complesso che hanno creato su di lei, in modo da renderla più realistica, e soprattutto per la difficoltà nel rappresentare un essere umano così complesso, taciturno ed enigmatico.                

La fotografia accurata e la musica che fa da “evidenziatore” su alcuni punti più critici della storia, sono un grande supporto alla regia del nostro Pippo Mezzapesa che racconta con chiarezza i fatti, senza fronzoli, a totale servizio della bellissima sceneggiatura di Antonella Gaeta.

Questa miniserie ci mette di fronte ad un reale rischio e forse proprio in questo troviamo il suo merito più grande; la sua visione ci restituisce di riflesso la nostra mania di effetto scandalistico ed è come se ci dicesse ”Guarda: il mostro è dietro lo schermo”.

Consiglio la visione.

Samantha Pinto

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3 commenti su ““Qui non è Hollywood”, la miniserie sull’omicidio di Sarah Scazzi targata ‘Disney +’, diretta da Pippo Mezzapesa e sceneggiata da Antonella Gaeta, ci invita a guardare oltre lo schermo per trovare il vero mostro

  1. Lucio De Pergola Rispondi

    Ho apprezzato l’articolo, molto chiaro nell’esposizione della bravissima autrice. Pur non avendo visto la serie TV, in un certo senso me la sono immaginata.

  2. Marcella Rispondi

    È difficile etichettare come “bellissima” una serie che ha come argomento un fatto di cronaca così terribile, ancora vivo nei ricordi di tutti. Eppure, tutto è perfetto in questa miniserie: le eccellenti prove attoriali di tutti e tutte, la sceneggiatura, le pause… Si entra nella storia, addirittura cercando di non simpatizzare con la figura dello zio, qui rappresentato, a mio parere, come una specie di “eroe” (le virgolette sono d’obbligo, è veramente un equilibrio precario sulla lama del rasoio parlarne in questi termini) che cerca di salvare la famiglia, il contrario di quel mostro che tutti ricordiamo seguendo i telegiornali dell’epoca. Alla fine dell’ultima puntata, si rimane sospesi, pur conoscendo perfettamente la storia. E la rabbia sale e nasce dalla consapevolezza della futilità del motivo legato all’omicidio che nasconde problemi ben più gravi all’interno della famiglia e nella testa di Sabrina. E come in ogni storia nata da un fatto di cronaca, si spera fino all’ultimo, nonostante tutto, che il finale possa essere diverso.

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