Ascoltare con gli occhi: al cinema c’è “Gloria!”, l’opera prima di Margherita Vicario dedicata a tutte le musiciste sconosciute che con il loro talento hanno contribuito alla magnificenza della musica antica

Sono andata al cinema a vedere Gloria!, opera prima di Margherita Vicario, piena di aspettative in una sera in cui non avevo ancora capito che la primavera con le sue temperature miti mi aveva solo presa in giro. Gloria! partiva avvantaggiata perché nel mio ricordo volavano ancora le pagliuzze dorate degli addobbi natalizi del bellissimo (e tenero, e comico, e pungente, e dolcissimo) cortometraggio Le Pupille di Alice Rohrwacher, un’altra storia dedicata alle orfanelle, bambine queste, a differenza delle giovani donne della Vicario, del collegio delle suore dell’Opera Pia che durante la seconda guerra mondiale si apprestano a festeggiare il Natale, a presentare il presepe vivente e a fare i conti con una ricchissima e golosissima zuppa inglese.

Come ha spiegato Margherita Vicario ad Elisa Giudici per Rockol “Gloria! racconta la vita musicale di centinaia di donne chiuse in conventi e orfanotrofi dal XV secolo fino all’editto napoleonico nel 1807, che chiuse queste istituzioni. Il film è ambientato nel 1800 perché amo quel contesto storico, la musica che le donne crearono in quell’epoca. O almeno, la poca che è sopravvissuta. È impossibile immaginare che tra queste centinaia di donne non ce ne fossero di più con aspirazioni da compositrici, di cui non ci è rimasto nulla”. Spulciando nel web pare che addirittura Vivaldi si sia avvalso del talento di questi gruppi musicali formati nei collegi veneziani per comporre la sue opere, che la sensibilità artistica e musicale di queste donne a noi sconosciute sia confluita nel corpus delle sue opere ma che nulla, o molto poco, sia arrivato a noi dei nomi e delle figure femminili rinchiuse tra le mura di questi alberghi. Gloria! è la storia di un gruppo di ragazze che decidono di allontanarsi dai canoni, musicali e sociali, per intraprendere un viaggio che le rimetta al centro dei propri desideri e dei propri talenti.

La prima scena ci porta sulle acque della laguna, in un momento indefinito avvolto di nebbia e grigio, così, con questa fotografia così limpida e così potente siamo già lì, a Venezia, bagnati dalla nebbia e poi ancora saremo di fronte al bel viso pulito di Teresa, la protagonista (muta?) del film interpretata da Galatéa Bellugi, e ancora l’uso sapiente della fotografia ci regalerà intimi quadri a olio e chiassose scene di gruppo.

Tra la fine del ‘700 e i primordi del 1800, quando della Rivoluzione francese arrivavano in Italia tanto le utopie quanto i massacri, tra le mura scrostate dell’istituto musicale Sant’Ignazio a Venezia, vive una comunità di donne con un uomo solo al comando: Perlina, il maestro di cappella che gestisce l’istituto religioso, il coro e il gruppo musicale dell’istituto, che amministra i beni del Sant’Ignazio nonché, in qualche modo, le vite delle ragazze che al Sant’Ignazio arrivano da vie inaspettate e diverse: Perlina è intensamente interpretato da Paolo Rossi che riesce a incarnare i vizi e le miserie di un uomo, imprigionato nell’abito talare, alle prese con delle responsabilità più grandi di lui.

Gloria! non è né un film femminista, né un film sulle donne, è un lavoro che riesce a mio avviso a ricostruire sullo schermo non solo il carattere di ciascuna figura, maschile o femminile che sia, ma soprattutto le relazioni che si innescano tra gli esseri umani. C’è in questo film una certa verità che resta sottesa per la maggior parte del tempo e che viene fuori all’improvviso, in alcune rivelazioni, in alcune parole, in alcuni sguardi. È un lavoro di verità in cui – da donna – ho ritrovato le energie che scorrono quando un gruppo di donne si trova a vivere e a lavorare assieme: non c’è solo collaborazione ma c’è anche sopraffazione, non ci sono solo sentimenti ma c’è tanto mestiere, c’è divertimento e disperazione e in particolare in questo film c’è, soprattutto, grande verità e limpidezza nello sguardo della regista.

Alcuni hanno definito questo lavoro un musical, io penso sia piuttosto un film fatto di musica, in cui i diversi generi sostengono le scene: c’è la musica antica, ovviamente, come ci aspetteremmo da un film in costume ambientato nel XIX secolo e quella dei ritmi coinvolgenti del jazz, che fanno capolino al lume di candela durante gli incontri segreti tra le ragazze dell’istituto e poi il pop, che esplode nella scena madre degna di Judith Shakespeare in cui i cattivi muoiono (o vengono portati via dalle guardie pontificie), le ragazze si scatenano, i bambini ballano, le donne svengono (di felicità). Ho riascoltato più volte la colonna sonora di questo film: è riuscita a riportarmi le stesse atmosfere della pellicola: ho rivisto Teresa, Prudenza, Lucia, Bettina, Marietta, Donna Lidia. Tutte donne portatrici di una storia, ciascuna tempestosa a suo modo, ciascuna con un segreto, con una scintilla negli occhi.

Simona Irene Simone

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