Interrogare, provocare, stimolare le coscienze a giudicare il tradimento che ha cambiato la Storia dell’umanità: vivo successo nella Sala Odegitria della Cattedrale di Bari del “Processo a Giuda” ideato e realizzato da Francesco Minervini e Onofrio Pagone

Un processo per interrogare le coscienze, un processo che inquieta, un processo che discende dalla Storia e provoca la nostra storia individuale. Un processo singolare, in forma di teatro, quello andato in scena il Mercoledì Santo nella Sala Odegitria della Cattedrale di Bari per iniziativa del giornalista e scrittore Onofrio Pagone e del docente e scrittore Francesco Minervini. “Processo a Giuda“, sì, Giuda il “traditore”, il “traditore” per eccellenza, il cui nome, per questo motivo, non è più stato assegnato nel tempo ad alcun neonato.

Nell’aula/palcoscenico, in toga tre donne di legge, di professione. Nel ruolo di presidente della Giuria popolare la giudice Alessandra Angiuli, magistrato del Tribunale di Crotone; nelle vesti della pubblica accusa, l’avvocato generale presso la Procura Generale di Bari Angela Tomasicchio; infine, per la difesa, Loredana Lorusso, avvocato del Foro di Bari.

Sono chiamati a deporre in qualità di testimoni i quattro evangelisti Luca, Matteo, Giovanni e Marco i cui ruoli sono svolti rispettivamente dal preside Lucio D’Abbicco, da Francesco Minervini, dal sacrista della Cattedrale di Bari Michele Cassano e dallo studente universitario Dario Munafò. Nei panni dell’imputato Giuda Iscariota, il libero professionista Lorenzo Vicenti, docente di improvvisazione teatrale.

L’azione scenica incrocia in modo più che pregevole le tesi dei Vangeli con l’attuale ordinamento giudiziario, con una variante sostanziale e propriamente teatrale: la giuria popolare è composta dal pubblico in sala, chiamato a votare per alzata di mano la condanna o l’assoluzione di Giuda una volta ascoltate requisitoria dell’accusa e arringa della difesa.

Facile fare un passo indietro nel tempo e riflettere su qualche piccola considerazione anche in virtù delle testimonianze fornite.

Giuda è il tesoriere della piccola comunità degli apostoli: custodisce la cassetta con i denari che servono per aiutare i poveri. È quindi da ritenersi che possegga doti come affidabilità, fiducia e coraggio, perché altrimenti non sarebbe stato scelto. Perché quindi accusarlo di essere un ladro e traditore?

Gesù non usa mai parole di condanna nei confronti di Giuda ma, è certo, come lo si evince dal Vangelo secondo Luca, che durante l’ultima cena disse: “Il mio traditore è qui a tavola con me. Il Figlio dell’uomo va incontro alla morte, come è stato stabilito per Lui, ma guai a quell’uomo per mezzo del quale Egli è tradito”.

Giuda, quindi, è il traditore e Gesù è a conoscenza di quello che avverrà?

In questo caso, molto si gioca sul significato delle parole. All’epoca di Gesù, infatti, il termine “tradimento” aveva un altro significato: “tradire” deriva dalla parola latina “tradere” che vuol dire affidare, consegnare. Giuda, infatti, dirà agli scribi: “Quanto volete perché ve lo consegni?”. Nella accezione attuale invece il termine trae origine da “traditores” che era una denominazione data dai Cristiani in Africa, che durante le persecuzioni di Diocleziano (303 d.c.!) offrirono libri e oggetti sacri ai pagani per evitare la morte. Loro sì dunque traditori!

L’evangelista Luca riferisce anche che gli scribi e i sommi sacerdoti cercavano il modo per togliere di mezzo Gesù perché temevano la sua influenza sul popolo e precisa: “Allora Satana entrò in Giuda”. Quindi le azioni che da quel momento compirà Giuda sono determinate dal diavolo per cui a lui non può essere ascritta alcuna colpa?

Inoltre, Gesù così esclama nei confronti di Giuda: “Sarebbe meglio se non fosse mai nato”. Potremmo anche per questo ipotizzare che Gesù, consapevole del progetto divino, si fosse così espresso perché a conoscenza del tormento interiore che avrebbe colpito Giuda, appena assunta la consapevolezza della terribile conseguenza della sua avida azione?

E ancora, il bacio di Giuda a Gesù, descritto dall’evangelista Marco, non potrebbe essere stato un modo per suggellare un accordo tra loro?

L’evangelista Matteo riferisce del pentimento di Giuda e che lo stesso restituì per questo motivo i trenta denari d’argento. Ma perché tanto accanimento verso chi ha commesso una debolezza umana? È vero, Gesù è morto per trenta denari! Ma Giuda era forse consapevole che la sua avidità avrebbe causato la condanna a morte di Gesù? E se sì, perché si impiccherà devastato dai sensi di colpa?

Come considerare allora Pietro che disse: “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e persino alla morte”, ma che nella realtà, prima che il gallo canti, dichiarerà per tre volte che non lo conosce. Pietro non solo non darà la vita per Gesù come gli aveva detto, ma Gesù è morto per lui, appunto per salvarlo!

Secondo la difesa del processo rivisitato ai giorni nostri, Giuda, il cui nome significa “Dio è ringraziato”, è innocente poiché le maldicenze sono un “sentito dire” e, in assenza di prove, reato e dolo non ci può essere condanna.

Il verdetto finale ha accolto le istanze dell’avvocato: il pubblico in sala, in stragrande maggioranza, ha decretato l’assoluzione dalle accuse di tradimento e morte conseguente.

Oltretutto, le popolazioni a venire hanno potuto godere della Parola di Dio grazie a Giuda.

Ma io, seppure catturata dal forte impatto emotivo della magistrale rappresentazione, ho fatto parte della minoranza che ha decretato Giuda colpevole di tradimento. Giuda non ha ‘protetto’ Gesù che, invece, in lui aveva riposto tutto il Suo amore e la Sua fiducia, non lo ha “affidato”, ma lo ha venduto! Forse non ne ha causato la morte, ma non l’ha salvato! Si è girato dall’altra parte di fronte al pericolo, così come ha fatto Pietro che lo ha addirittura rinnegato.

Dante pone i traditori nella più bassa cerchia dell’inferno e per me traditore è il cieco che non vede l’uomo nel momento del bisogno. Traditore è il vile ed egoista codardo che davanti a un’ingiustizia si gira indifferente verso la strada dell’omertà.

Cecilia Ranieri
Foto di Cecilia Ranieri

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.