Il “musical” è quel genere di spettacolo il cui nome evoca lustrini, luci sfolgoranti, canzoni e balletti coinvolgenti.
Quando poi il nome in cartellone è “Cabaret”, se non ne conosci la trama (per quanto sia praticamente impossibile: chi non ha visto almeno una volta la leggendaria trasposizione cinematografica del 1972 con protagonista Liza Minnelli?) ti aspetti di uscire dal teatro cantando e ridendo.
E invece, il sentimento finale è quello della malinconia.
Ma partiamo dal principio, e dal presupposto che chi mi legge conosca la trama. L’edizione di “Cabaret” andata in scena al Teatroteam di Bari nell’ambito di un tour internazionale che si concluderà a febbraio, ha, in tutti i suoi interpreti, artisti di prim’ordine, dalla dolce e insicura Fraulein Schneider (Christine Grimandi) che con il timido e fiducioso Herr Schultz (Fabio Bussotti) danno vita ad una coppia romantica e sfortunata che ti prende il cuore e ti lascia la rabbia per l’opportunità rubata dagli uomini e dalle circostanze, all’opportunista nazista convinto Ernst Ludwig (Niccolò Minonzio) che ha reso realmente odioso il proprio personaggio, alla sfacciata e subdola Fraulein Kost (Giulia Ercolessi), fino ad arrivare ai protagonisti, il sognatore Clifford Bradshaw (Cristian Catto), che tenta disperatamente di vivere la sua storia con la frivola e a tratti sprovveduta Sally Bowles (Diana Del Bufalo) ed infine il cardine dello spettacolo, il Maestro delle Cerimonie alias Arturo Brachetti.
Molti dei famosissimi brani sono stati eseguiti con l’accompagnamento dei musicisti dal vivo; i costumi e le scenografie trasportavano il pubblico precisamente nella Berlino degli anni ’30; la regia, realizzata in tandem da Brachetti e Luciano Cannito, ha saputo valorizzare in egual misura i pezzi recitati e i numeri di ballo e canto proposti dal cast.
Diana Del Bufalo, nei panni di Sally Bowles ha dimostrato la perfetta attitudine con il genere musical che, già agli albori della sua carriera, nel talent televisivo “Amici”, si era compreso fosse il percorso a lei più congeniale; ho avuto l’impressione in alcuni momenti che Diana prendesse il sopravvento su Sally ma, specialmente nel canto, non si può non apprezzare il talento di questa bravissima interprete, che si è misurata in un ruolo complicato, convincendo tutto il pubblico presente, in particolare nell’esecuzione della celeberrima canzone che dà il titolo allo spettacolo.
Discorso a parte, e non potrebbe essere altrimenti, per il Maestro di Cerimonie Arturo Brachetti: l’attore trasformista torinese è un personaggio assolutamente unico e meraviglioso, il cui talento cristallino è capace di coinvolgere, incantare, divertire e commuovere. Per me – e credo anche per tutto il pubblico che affollava il Teatroteam – è stato un grande onore aver avuto la possibilità di ammirare ancora una volta questo patrimonio dello spettacolo italiano riconosciuto in tutto il mondo, così da poter nuovamente asserire senza ombra di dubbio che la sua “magia” dal vivo è stupefacente. Inoltre il suo splendido personaggio, voce narrante della storia, è protagonista delle sfavillanti e colorate performance musicali durante tutto lo spettacolo e, nel momento finale, il suo diventare vittima della ferocia nazista, è reso da Brachetti in maniera talmente incisiva che si resta senza fiato, con quella malinconia che – come detto – ci accompagna nel rientro a casa.
Gabriella Loconsole
Foto dalla pagina web della Compagnia