“ATuttoCuore”, la nuova magia live di Claudio Baglioni, ha conquistato l’Arena della Vittoria di Bari prima di riprendere il suo cammino nei palazzetti

E si torna a scendere in pista, un altro viaggio e io sono qui.
Non perdiamoci più di vista nel coraggio di riprenderci.
Dentro l’abito della festa, quello scuro, ora sono qui.
L’unica paura che resta del futuro è di non esserci.
Tra sparare oppure sparire,
scelgo ancora di sperare,
finché ho te da respirare,
finché ho un cielo da spiare
per sapere che
io sono vivo e sono qui.

In Italia ci sono artisti che fanno tour promozionali, tour antologici, tour orchestrali, tour acustici, tour ‘jazzati’, tour riunificanti (e, talvolta, poco edificanti), e chi più ne ha più ne metta. E poi c’è Claudio Baglioni: le sue avventure live sono emozioni itineranti sconsigliate ai deboli di cuore, salti mortali con triplo avvitamento in quel dannato buco nero che gli umani chiamano anima.

Eppure, forse pochi lo ricordano, c’era un tempo in cui a Baglioni proprio non andava giù di doversi esibire in pubblico; i suoi tour erano brevi e poco frequenti e le sue apparizioni televisive erano una chimera. Snobbato o addirittura osteggiato dalla critica, il nostro, pur avendo un seguito da record, sembrava essersi rinchiuso su se stesso, il che non gli impediva di sfornare prodotti discografici realizzati in studio – mai dal vivo – sempre di alta qualità ma ancora lontani dal mettere d’accordo tutti.

Poi è arrivato l’album “Strada facendo” e la oceanica tournèe testimoniata dal live “Alè oo” e il ciclone non si è più arrestato; da allora in poi – a mio modesto parere almeno sino a “Io sono qui” – il cantautore romano ha prodotto solo lavori superlativi, sfiorando e in alcuni casi raggiungendo la perfezione, come è certamente accaduto per “Oltre”, che, sempre a mio modo di vedere, resta a tutt’oggi il suo capolavoro irraggiungibile: testi ammalianti, tutti giocati sulle assonanze delle parole, con cui Claudio prese a raccontarsi in una lunga confessione, incastonati su musiche mai banali, che spesso rinunciavano all’antico canone “strofa / ritornello” per cercare nuove strade espressive, realizzate anche grazie a collaborazioni straordinarie che arricchivano il già pesante bagaglio tecnico dell’artista. E poi, come detto i concerti, tutti momenti indimenticabili, spesso poi bloccati in fermo-immagine sui solchi dei vendutissimi live.

Il grande mago della musica italiana, l’unico che possa permettersi di mostrare i suoi mille e più incantesimi in monumentali spettacoli dall’aria circense senza perdere un briciolo della sua altissima cifra stilistica per cui si è meritato l’appellativo di Paul McCartney italiano, è tornato a Bari per chiudere all’Arena della Vittoria la sua ultima fatica negli stadi, quell’“Atuttocuore” che ha fatto registrare solo sold out in tutta Italia al punto da costringere il nostro ad annunciare nuove prossime date (si parte il 18 gennaio da Pesaro e si chiude a febbraio a Roma) nei palasport, ed è stato un nuovo trionfo, grazie alle più di tre ore di un concerto che non ha conosciuto una sola sbavatura, non una caduta di tono, non un momento che non fosse vibrante ed emozionante, costruito su uno spettacolo pensato insieme a Giuliano Peparini che, pur inserendo chiari riferimenti a capolavori cinematografici come “Metropolis” o “Jesus Christ Superstar”, risultava del tutto inedito nel panorama live, al punto da risultare molto difficile trovare dei precedenti, a meno che non si volesse fare un tuffo nel passato ricordando il mitico “Glass Spider Tour” di David Bowie.

Qualche numero? 101 artisti sul palco, divisi tra 21 polistrumentisti dell’orchestra diretta da Paolo Gianolio e 80 tra coristi, ballerini e performer, che eseguivano coreografie mozzafiato (che talvolta ricordavano il Notre Dame de Paris cocciantiano) bardati nei 550 costumi originali e illuminati dai 450 giochi di luce programmati dal light designer Ivan Pierri.

E poi, i 38 straordinari brani di una scaletta che, con nostro sommo piacere, recuperava molto dal periodo discografico d’oro innanzi ricordato; si compongono così, davanti a noi, i tasselli luminosi di un puzzle perfetto, di una compilation meravigliosa in cui scorrono, tra gli altri, E tu come stai?, Dagli il via, Acqua dalla luna, Domani mai, Un po di più, la magnifica Fammi andar via, Mal d’amore, E adesso la pubblicità, Le ragazze dell’est, Uomini persi, Noi no, Io sono qui, Mille giorni di te e di me, Via, sino al finale di Strada facendo e La vita è adesso, passando per i successi di sempre tra cui Con tutto l’amore che posso, Quante volte, con Claudio che si lascia andare a frenetici passi di danza, Quanto ti voglio, W l’Inghilterra, Amore bello, Solo, Sabato pomeriggio, Porta Portese, Avrai, Io me ne andrei, E tu, Questo piccolo grande amore, eseguita per pianoforte e voce in cima alla grande piramide del palco in una collocazione che ricorda molto quella della citata tournèe “Alè-oo, e per il nuovo brano che prende il titolo dal tour, con il fan club barese che si produce in una coreografia che sorprende ed emoziona il suo idolo. Al netto delle benevole lamentele di ognuno dei presenti che si trovava a rinunciare al ‘proprio’ brano del cuore (è impossibile accontentare tutti), l’unica sorpresa che accogliamo con rammarico è per l’assenza della meravigliosa Ninna nanna nanna ninna, il brano che Claudio ha composto musicando una famosissima poesia di Trilussa che, purtroppo, risulta ancora di rinnovata tragica attualità.

Quando l’ipotetico sipario si chiude sulla serata e sull’intera tournée, con Baglioni che resta per indefiniti minuti sul palco a salutare il suo popolo, ognuno dei presenti ha negli occhi quella magia che ci ha fatto rimanere a bocca aperta e con il fiato sospeso per ogni lunghissimo istante del concerto/spettacolo, riportandoci ad uno stato di soave sogno in cui si è finanche dimentichi del presente. E, forse, è proprio questa la magia più riuscita di Baglioni, essere riuscito a farci riassaporare l’incanto di emozioni dimenticate, riportandoci alla memoria immagini, colori, suoni che credevamo ormai perduti, grazie, soprattutto, a quella voce che non ha eguali e che continua ancora a ripetere l’invito più allettante mai rivoltoci: “accorrete pubblico, gente, grandi e piccoli: fa il suo numero magico”.

Pasquale Attolico
Foto di Angelo Trani
dalla pagina Facebook di Claudio Baglioni

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