Clara Luna Mørch Nani, con la magia del suo “L’incredibile viaggio di Frida”, cattura i cuori dei fanciullini di tutte le età

Qualche giorno fa è mancato l’immenso Jango Edwards, uno dei più apprezzati maestri di tutti i tempi di un’arte estremamente complessa da realizzare quanto affascinante e di immediato impatto sul pubblico – non a caso i suoi fruitori più sensibili sono i bambini -: la mimica circense o la clowneria che dir si voglia.

Un’arte che affonda le sue radici nel teatro greco antico e che è arrivata a noi senza perdere nulla del suo fascino, come testimoniato dal bellissimo spettacolo cui ho avuto modo ultimamente di assistere, «L’incredibile viaggio di Frida» messo in scena al Teatro Abeliano di Bari nell’ambito della «Art of Silence – Festival internazionale di Poesia Teatro Azione», ideato dalla protagonista Clara Luna Mørch Nani e dai registi Frede Gulbrandsen e Paolo Nani, quest’ultimo babbo di Clara e tra i migliori allievi proprio di Edwards.

La storia: Frida riceve un invito dal suo migliore amico Carlos a raggiungerlo nel paese dall’altra parte del mondo dove si è trasferito tempo addietro, Ma Frida non è sola, vive con un gatto ed un pollo dai quali non ha nessuna intenzione di separarsi, quindi si reca in aeroporto con entrambi e con la sua valigia magica, sperando di riuscire a nasconderli e ad imbarcarsi; purtroppo ha fatto i conti senza il dispettoso pollo che, ovviamente, manda a monte il piano e la costringe ad organizzarsi in altro modo. Ed ecco che la valigia si trasforma in auto e poi in un sottomarino; la povera Frida si ritroverà catapultata su un’isola deserta, ma la speranza di giungere a destinazione non la perderà mai e verrà premiata dall’arrivo di una mongolfiera che la porterà finalmente a destinazione.

La costruzione di uno spettacolo del genere, studiato innanzitutto per il pubblico dei più piccoli, non è assolutamente semplice come sembra, la mimica deve essere chiara e coinvolgente, soprattutto quando in scena si è soli come lo è stata la bravissima Clara Luna Mørch Nani, i cui movimenti perfettamente eseguiti erano accomunati alla scenografia basata sulla grande valigia che si trasformava ora in terminal dell’aeroporto dove la protagonista faceva correre i modellini che rappresentavano se stessa e le “guardie” che l’avrebbero cacciata via, ora nell’auto con la quale iniziava il viaggio, ora nell’isola deserta teatro del “naufragio”. Un lavoro bellissimo e indispensabile per la comprensione di tutto il racconto.

Alla fine lo sforzo ha pagato, i piccoli spettatori (ma anche i grandi) si sono avvicinati fiduciosi all’artista, che ha mostrato loro da vicino il valigione e ha posato per le foto di rito (proprio come faceva il grande Jango al termine di ogni suo spettacolo), ed è sempre bello vedere i bambini rapiti da qualcosa di “reale” che non sia un tablet o uno smartphone, dimostra che la fantasia, il gioco, la magia del teatro erano, sono e saranno sempre veicolo di comunicazione ed emozione.

Gabriella Loconsole
Foto di Gabriella Loconsole esclusa la foto di copertina

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