Due sold out del nuovo Piazzale della Lirica di Noicattaro hanno salutato la convincente messa in scena della magnifica “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni

Viva il vino spumeggiante
nel bicchiere scintillante
come il riso dell’amante
mite infonde il giubilo

Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni è stata scelta dall’A.P.S. Noicattaro Nerazzurra per l’ormai tradizionale manifestazione “Noicattaro Lirica”, giunta oramai alla tredicesima edizione, che ha inaugurato la nuova sede del Piazzale della Lirica, che tutti auspicano sia la definitiva, concessa in affidamento dall’amministrazione comunale noiana e adeguatamente attrezzata per gli eventi.

L’opera, come è noto tratta dall’omonima novella di Giovanni Verga (che intentò causa per plagio contro Mascagni, vincendola e assicurandosi una rendita dovuta agli incassi della trasposizione), si sviluppa in un unico atto (e per questo spesso rappresentata in coppia con altre opere brevi), e racconta le vicende della giovane Santuzza, promessa a Turiddu, ancora carnalmente legato alla precedente fidanzata Lola, ora sposata con Alfio, il quale viene a conoscenza della tresca dalla stessa Santuzza che glielo rivela in un momento di profonda collera contro il fedifrago. Alfio, per vendicare il proprio onore, sfida Turiddu a duello e il giovane, consapevole della propria colpa, accetta, infine soccombendo all’avversario.

La messa in scena si è avvalsa dell’Orchestra Filarmonica Pugliese diretta da Giovanni Rinaldi, del Coro San Agostino di Noicattaro e ha visto alternarsi, nel corso delle due serate, Anna Pansini e Tina D’Alessandro nel ruolo di Santuzza, Carlo Provenzano e Antonio Mussera in quello di Alfio e poi Paolo Spagnuolo ha interpretato Turiddu, Valentina Patella è stata Lucia, madre di Turiddu, e Nicla Didonna la bella Lola.

L’ambientazione differiva dall’originale non per l’imprescindibile ubicazione, ovviamente la Sicilia, ma per il contesto storico, quello degli anni tra i ’50 e i ’60, connotati dai costumi tipici di quell’epoca, con Lola in un abito rosso che ricordava Sofia Loren in “Pane Amore e…” in contrapposizione con la povera Santuzza, che indossava un miserevole vestitino da “brava ragazza” suo malgrado sedotta e abbandonata.

Bravi gli interpreti, giustamente salutati con vivo fervore dal pubblico; personalmente ho apprezzato molto la Santuzza di Anna Pansini, mentre ritengo che Paolo Spagnuolo avrebbe dovuto spingere un po’ di più sul suo Turiddu, che è stato gradevole ma freddo.

Bella la scenografia, firmata, come la regia, da Stefano Merlo, che rappresentava la piazza del paese con il portale della chiesa sullo sfondo, ma ciò che davvero ritengo sia stata l’essenza della rappresentazione è stata la prestazione dei musicisti impegnati nell’Orchestra, i quali hanno saputo rendere la partitura in tutta la sua unicità e bellezza. Mascagni ha scritto un’opera decisamente moderna per gli standard del 1890, anno della prima rappresentazione, che a tratti ricorda le colonne sonore che si ascolteranno nel periodo d’oro della Hollywood tra la fine degli anni 30 e quella degli anni 60; l’ensemble diretto da Rinaldi ha fatto risplendere ogni nota del pentagramma, con una menzione particolare per lo splendido e coinvolgente momento dell’Intermezzo sinfonico tra l’ottava e nona scena che, complice la popolarità del brano, ha rappresentato il clou della serata, riscuotendo sicuramente gli applausi più fragorosi.

Una curiosità: Mascagni compose “Cavalleria” al fine di presentarla ad un concorso per giovani autori sconosciuti indetto dall’editore Edoardo Sonzogno, che promise ai primi tre classificati di accollarsi le spese  per la rappresentazione delle opere; la giuria era formata da musicisti e critici italiani e la messa in scena, come ho anticipato, avvenne presso il Teatro Costanzi di Roma il 17 maggio 1880; insomma il nostro autore aveva, come si direbbe oggi, l’X-Factor, tanto è vero che ancora oggi, a distanza di centoquarantatre anni, la sua musica fa parte del nostro quotidiano.

Una piccola nota stonata nella piacevolissima serata si è dovuta registrare prima della messa in scena, allorquando la durata dell’Opera stessa ha rischiato di essere surclassata dal tempo dedicato ai saluti ed ai ringraziamenti di rito agli innumerevoli sponsor, citati quasi nella totalità dei rispettivi componenti societari, che determinava una fastidiosa litania degna della domenica di Pasqua (forse un velato collegamento con l’ambientazione mascagniana?), che, andandosi ad aggiungere alle – giuste ma lunghe – rivendicazioni dei meriti e delle difficoltà incontrate dall’Associazione noiana nella realizzazione della manifestazione, finivano per tediare il foltissimo pubblico, non rappresentando un buon biglietto da visita per l’appuntamento con Noicattaro Lirica del prossimo anno che mira ad essere – cito testualmente – “il punto di riferimento in Puglia per il centenario della morte di Giacomo Puccini” con una delle opere più rappresentative e rappresentate di tutti i tempi: la misteriosa e affascinante “Turandot”.

Gabriella Loconsole
Foto dalla pagina facebook dell’Associazione

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.