Creare il pubblico del futuro: una scommessa che la Fondazione del Teatro Petruzzelli ha vinto con “Robin Hood”, la nuova Opera per ragazzi commissionata a Michele dall’Ongaro

Giocosa.
Se dovessi definire con una parola “Robin Hood”, l’opera andata in scena per la Prima mondiale assoluta al Teatro Petruzzelli ieri, 19 maggio 2023, la prima che mi verrebbe in mente è, appunto, giocosa.

E, verosimilmente, l’intento degli autori era proprio quello, dato che il pubblico cui è destinata è soprattutto quello dei ragazzi; infatti, il teatro era gremito da scolaresche, principalmente provenienti dalla scuola primaria, che hanno dimostrato piena partecipazione ed interesse spontaneo e caloroso.

Commissionata dalla Fondazione Teatro Petruzzelli, la storia dell’arciere di Nottingham, che noi – nati nel XX secolo – conosciamo attraverso i film hollywoodiani e abbiamo riscoperto insieme ai nostri figli grazie alla trasposizione di Walt Disney del 1973, è stata messa in scena avvalendosi di un compositore di indiscutibile classe quale Michele dall’Ongaro, autore delle musiche, che racconta il “suo” Robin nella descrizione inserita all’interno del libretto, rimandando ai suoi ricordi di bambino e tornando, con l’entusiasmo proprio di quella età da lui definita sbarazzina, a giocarci con gli strumenti a sé più congeniali, le note, intenti che hanno trovato piena corrispondenza nella straordinaria prova dell’Orchestra del Petruzzelli, diretta da Pietro Mianiti con personalità e verve non comuni.

Il tema, come sappiamo, sono le vessazioni cui la popolazione di Nottingham, in mancanza del legittimo Re Riccardo Cuor di Leone (Lorenzo Mazzucchelli), viene sottoposta attraverso le malefatte perpetrate dal perfido Sceriffo di Nottingham (Alberto Petricca) cui si contrappone appunto il nostro eroe, Robin Hood (Giuseppe Tommaso, cui si alternerà nelle repliche Enrico Maria Piazza) che combatte insieme ai suoi più cari e devoti amici Fra Tuck (Matteo Torcaso), Little John (Tigran Melkonyan), Will the Red (Guido Dazzini) e Brian Clough (Andrea Piazza), supportato dall’amore della sua Lady Marian (Martina Tragni); ma appare chiaro che, oltre i già citati, uno dei protagonisti della storia è il popolo tutto di Nottingham, perfettamente interpretato dal Coro del Teatro Petruzzelli, come sempre magistralmente preparato da Fabrizio Cassi, la cui performance viene valorizzata al massimo dalla partitura, rendendo le parti corali quasi “verdiane”, indispensabili, mai semplicemente di contorno.

L’autore dei testi, Vincenzo De Vivo, si è ispirato alle ballate scozzesi per ricreare le atmosfere romantiche e cavalleresche dell’Inghilterra medievale, animato dallo stesso entusiasmo del compositore; il suo apporto è stato ovviamente imprescindibile, il suo linguaggio fruibile e senza troppi orpelli, esattamente come doveva essere per catturare l’attenzione del giovane pubblico. Una chicca: il personaggio di Brian Clough, creato per l’occasione da De Vivo, deve il suo nome all’allenatore del club calcistico del Nottingham Forest; sapendo che la squadra inglese ha il bianco ed il rosso come colori sociali, comprendiamo immediatamente il motivo della scelta.

Il regista Marcel Sijm ha coordinato il tutto, ponendo l’accento, come da sue dichiarate intenzioni che poi hanno trovato realizzazione in scena, sull’aspetto sì ludico, ma anche didattico della storia; infatti, le disuguaglianze sociali e la necessità che qualcuno si faccia carico di combatterle creano il fil rouge che collega il Medioevo e gli anni 2000 e l’intento è appunto far riflettere su tutte le relative analogie.

Le scene di Sanne Danza, le luci di Gè Wegman ed i costumi di Wojciech Dziedzic si sono rivelati più che mai fattori fondamentali: i colori, il movimento delle scene (splendida la foresta di Sherwood che calava dall’alto trasformando il palcoscenico in un mondo incantato), l’atmosfera pop e le caratterizzazioni dei personaggi attraverso i coloratissimi costumi (la nutrice, interpretata da Alexandra Ionis era un po’ Heather Parisi e un po’ Jane Fonda, il copricapo del Re Riccardo ricordava lo stile di Wanda Osiris), lo Sceriffo che girava in monopattino, tutto ha contribuito a rendere questo spettacolo unico e mai noioso ed i continui applausi del giovane pubblico lo hanno dimostrato.

Menzione particolare per Alberto Petricca, alias lo Sceriffo di Nottingham, che ha ricevuto un caloroso e meritatissimo applauso finale e non era scontato, interpretando l’antagonista della storia; questo significa che i ragazzi presenti, pur così giovani e probabilmente alla loro prima esperienza con l’Opera, hanno compreso e apprezzato il lavoro di tutto il cast e non può che essere di buon auspicio per il futuro, in quanto l’amore per l’opera è qualcosa che nasce se si è introdotti bene in questo mondo fantastico. Probabilmente quei ragazzi domani ameranno Puccini, Verdi, o Mozart, grazie a questa esperienza e se l’intento era quello, una scommessa per il futuro, credo proprio che questa giornata abbia segnato un bel passo avanti per arrivare a vincerla.

Gabriella Loconsole
Foto di Clarissa Lapolla photography
per gentile concessione del Teatro Petruzzelli

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