“La traviata” di Giuseppe Verdi con la regia di Hugo de Ana continua a conquistare i cuori del pubblico della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari

La traviata, ieri sera, fiasco. La colpa è mia o dei cantanti? Il tempo giudicherà”.
Così si espresse Giuseppe Verdi all’indomani del debutto dell’opera a La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853. Dopo circa un anno, Verdi rielaborò alcune parti con piccole modifiche di stile e quando nel ‘54 la Traviata venne messa in scena di nuovo a Venezia al Teatro San Benedetto, fu un trionfo. Da allora “La Traviata” è stata l’opera più rappresentata ovunque, in Italia e nel mondo, riscuotendo un grande successo.

Tuttora il capolavoro verdiano è una delle opere più rappresentate al mondo e la Fondazione del Teatro Petruzzelli lo ha scelto come titolo di chiusura della splendida e ricchissima Stagione lirica 2022 curata dal sovrintendente Massimo Biscardi.
Corre l’obbligo ricordare che “La Traviata” ha occupato sempre un posto di rilievo nel cartellone del teatro barese, riscuotendo spesso il sold out, come in questa occasione. Molte le recite memorabili, tra cui la messa in scena del 2018 firmata sempre da Hugo de Ana e quelle storiche del 1952 con la debuttante Renata Tebaldi, nel 1986, con Katia Ricciarelli e Gianfranco Cecchele e le due produzioni nel 2010 di Elena Barbalich e nel 2014 di Ozpetek.

Quale dunque l’origine del successo de “La Traviata”? Il riferimento autobiografico all’amore fuori dalle regole con Giuseppina Strepponi, l’impostazione ancora belcantistica e virtuosistica delle voci, l’introduzione del dialogo interiore così approfondito da modellare plasticamente la statura di Violetta? Qualunque sia la risposta, la Prima al Petruzzelli il 18 dicembre ha confermato l’indissolubile legame dell’opera con il pubblico che ha applaudito lungamente tutti i protagonisti, spesso intervenendo anche prima del termine delle arie celeberrime da sempre patrimonio di tutti.

Per gli assidui frequentatori è stata occasione propizia poter rivedere “La Traviata” firmata proprio dal regista Hugo de Ana, nell’allestimento della stessa Fondazione, e rivivere gli echi di quella messa in scena che debuttava nel 2018. Il regista, autore anche delle scene, ha ambientato i tre atti in una dimensione spazio-temporale leggermente successiva rispetto alla prima rappresentazione dell’opera, datandola intorno al 1870, gli anni roventi che hanno segnato un passaggio nell’arte dal romanticismo ottocentesco al realismo rivoluzionario dei Macchiaioli in Italia e degli Impressionisti in Francia. Si sa, la storia dell’arte e degli intellettuali procedeva spedita soprattutto a Parigi, il luogo di emancipazione dalla provincia, delle mille possibilità, dove si reca Violetta e dove termina la sua vita travagliata; così De Hana intuisce brillantemente questa correlazione e la dispiega sul palcoscenico traendo ispirazione dai quadri del pittore Giuseppe De Nittis, pugliese, originario di Barletta che si trasferì a Parigi nel 1873 diventando uno degli esponenti di spicco della pittura di avanguardia. Interni, ritratti, scorci, pittura di tocco, vibrante e plastica sono le caratteristiche che il regista, anche nella veste di costumista, ha trasferito in scena con una preminenza di colori intensi per gli splendidi abiti femminili, dettagliati e ricostruiti meticolosamente, preziosi ed esaltati da macchie cromatiche delli scialli del coro delle zingarelle, smorzati nelle marsine maschili, amalgamati sapientemente in una alchimia di luci ed ombre, invero esaltati dall’ottimo disegno delle luci di Valerio Alfieri.

La scena, una scatola prospettica di scorcio, propone uno stile “Secondo Impero”, quel gusto consolidato tanto amato dalla borghesia arricchito magistralmente dal prezioso mobilio e da vasi di gusto chinoise sormontati da paralumi in velluto e trionfi di fiori. Specchi e porte incorniciate di fregi e sormontati da allegri bassorilievi estendono la visione ad altri ambienti, regalando suggestive prospettive. Fil rouge sono i gradi quadri di De Nittis in scena che lasciano il posto alle cornici vuote nell’atto finale, quasi che la morte annulli ogni restituzione estetica.

Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, Giacomo Sagripanti, al suo debutto come direttore principale ospite per l’Opera Lirica del Teatro, che ha restituito una lettura piana con tempi lenti, particolarmente efficace e pregnante nel preludio del terzo atto. Una conferma l’affidabile Coro stabile del teatro diretto dal maestro Fabrizio Cassi.

Scriveva Giuseppe Verdi a Cesare Vigna il 1 dicembre 1853 “Per Traviata si richiede una prima donna di altissimo sentire, di canto appassionato, e di bella persona. Senza queste qualità è impossibile un successo” e il soprano Nino Machaidze ha incarnato tutte le doti richieste per il ruolo eponimo, con voce ricca di accenti e coloriture drammatiche unite una padronanza scenica di spessore. Il tenore Celso Albelo ha vestito i panni di Alfredo Germont con una voce omogenea dalla proiezione generosa a tratti sorprendente. Vladimir Stoyanov (Giorgio Germont) ha incantato con il suo accento nobile, al contempo austero e morbido, con legati di intonazione impeccabile. Frizzante e brillante Daniela Innamorati la voce mezzosopranile di Flora Bervoix, ricca di volume e coloriture e arguta interprete delle trovate registiche di De Hana come quella di racimolare tutto il denaro, caduto dopo il deprecabile noto gesto di Alfredo contro Violetta, che ha nascosto nella generosa scollatura. Corretta e convincente la prova di Margherita Pugliese (Annina). Rilievo dovuto al tenore Marco Miglietta (Gastone) e a tutto il cast composto da Dongho Kim (Il dottor Grenvil), Jungmin Kim (Il Barone Douphol), Pierluigi Dilengite (Il Marchese d’Obigny), Murat Can Guvem (Giuseppe), Carmine Giordano (Un commissionario).

In replica al Teatro Petruzzelli di Bari fino al 28 dicembre.

La recensione si riferisce alla serata del 18 dicembre 2022

Maria Agostinacchio
Foto di Clarissa Lapolla

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.