A diciotto anni dalla morte del suo fondatore, la Compañía Antonio Gades infiamma il pubblico della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari con la magia del flamenco di “Fuego”

Da ogni posto che ho visitato ho imparato qualcosa: la Sardana della Catalogna, la danza del Charro di Salamanca, il flamenco dell’Andalusia. Questa è la cultura di un popolo, un rito, una vita, una storia che avevo bisogno di imparare. La cosa bella del flamenco è la sua moderazione. Sembra non esplodere mai, ma c’è un’enorme energia, sensualità ed erotismo che vibra tutto il tempo, e c’è anche austerità, ascetismo. Un estratto di fuoco e veleno: questo è il flamenco.” (Antonio Gades)

È possibile descrivere una passione? Se è vero, come è vero, che il flamenco è passione allo stato puro, allora non può non accettarsi che sia indefinibile, inspiegabile, assunto come un principio, un assioma, un dogma di una arcana religione pagana che ha avuto – e continua ad avere – in Antonio Gades il suo sommo sacerdote. Ballerino, coreografo, regista, artista, interprete integro e minuzioso della danza e della società, fortemente immerso nella cultura del suo tempo, “geneticamente comunista – diceva di sé – per tradizione familiare e per convinzione personale, come lo era mio nonno e poi mio padre”, Gades è con tutta probabilità l’artista che più d’ogni altro ha mutato il flamenco seppur tornando alle radici stesse di una danza crogiuolo di infinite culture, conservandone l’aurea di mistero, ma spogliandolo di quell’esotico ‘fascino attira turisti’ e trascinandolo dai bar in cui veniva eseguito ai palcoscenici dei più grandi teatri del mondo.

Oggi la leggendaria Compañía Antonio Gades, diretta da Stella Arauzo, ha ereditato il suo modo sublime di intendere la danza flamenco e la sua ricerca artistica di innovazione attraverso la tradizione, continuando a portarla in scena e trasmettendo questo enorme bagaglio culturale alle nuove generazioni; a diciotto anni dalla sua morte, è come se Gades stesse ancora parlando con noi, sussurrando o gridando al nostro orecchio parole mai pronunciate prima, e la sua inimitabile poetica brucia ancora, come ha potuto constatare l’affascinato pubblico della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari grazie alla presenza nel cartellone della Stagione di Balletto 2022 della pièce “Fuego”.

Nata nel 1989, la coreografia, seconda opera realizzata sulle musiche di Manuel de Falla, nello specifico fu scelto il celebre balletto gitano “El amor brujo”, che chiude la trilogia di trasposizioni teatrali di lavori cinematografici realizzati in collaborazione con il regista Carlos Saura, dopo “Bodas de sangre” ed il celeberrimo “Carmen story”, utilizza la tormentata originaria storia d’amore per rappresentare la radice stessa della forza creativa ed emozionale del flamenco, quell’inestricabile rapporto tra amore e morte, passione e distruzione, sacro e profano, che giunge sino ad esplicarsi in un afflato liberatorio, esorcistico, salvifico, di rinascita e, finanche, di resurrezione. La giovane e bellissima Candela è amata da Carmelo e, ricambiandolo, vorrebbe cedere alla sua corte, ma lo spettro, folle di gelosia, del suo primo amante Josè, morto durante un duello, interferisce nella relazione tra i due giovani e ne impedisce l’unione soggiogando la ragazza. Ma il trascendente, anche grazie all’aiuto di Lucia, maga e fattucchiera, confidente di Candela, ha la peggio di fronte alla forza irresistibile della passione e dell’amore e, sconfitto il fantasma, Candela e Carmelo potranno finalmente convolare a sospirate nozze.

Gades, provato da un periodo emotivamente e artisticamente complesso, mutò la storia, soffermandosi sulla drammatica follia di Candela, su di un tormento che cresce di quadro in quadro per poi elevarsi, con il rituale del fuoco (che, invero, pare rimandare al “Bolero” di Maurice Béjart), nella purificazione finale, sublimata proprio tramite la vitale e dirompente forza pura della danza, del canto e della melodia flamenca, una spirale ossessiva e palpitante, erotica e appassionata, inquietante e malinconica, che coinvolge e cattura anche l’anima di ogni spettatore; nella danza della splendida protagonista, lo spettacolo realizza il perfetto connubio tra gli arabeschi del flamenco e le geometrie della danza classica, caratterizzando l’intera pièce sino a renderla unica, in modo che l’operazione di recupero della tradizione popolare si stemperi e si faccia poesia, sentimento, emozione, un groviglio di immagini e suoni sconosciuti eppure presenti, pulsanti, vivi, che, grazie agli inesauribili mezzi espressivi di Gades, attrae, cattura, conquista, suggestiona il pubblico che si lascia condurre in quel prezioso, unico, irrinunciabile dialogo tra cuori che parlano anche nel silenzio, nelle pause, nei sospiri, in quello scambio d’anime che il flamenco è.

Fuego”, anche grazie alla straordinaria interpretazione di Álvaro Madrid (Carmelo), Esmeralda Manzanas (Candela), Santiago Herranz (lo spettro di Josè) e la stessa Stella Arauzo (nel ruolo della maga / fattucchiera), cui devono aggiungersi tredici ballerini, quattro cantanti e due chitarristi della Compagnia, è un’opera fondamentale, essenziale, rigorosa, sublime, che a più di trent’anni dalla sua creazione continua a trasmettere tutta l’intensità e la passione del suo autore, giungendo sino all’essenza del flamenco più puro e della danza stessa, che, come affermava un Gades ormai maturo e vicino alla morte, “è come un amore: io l’ho scelta a quindici anni per povertà e non ho ancora smesso di amarla”, dichiarazione che, per una sera, non abbiamo potuto non sposare, sentendoci anche noi parte di quello spirito, di quella bramosia, di quell’anelito, avvinti nell’abbraccio di un passo di danza che avremmo voluto infinito.

Si replica ancora oggi, domenica 30 ottobre, alle ore 18.00.

Pasquale Attolico
Foto dal sito della Compañía Antonio Gades

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