Il percorso dell’anima di un esploratore del bello, dell’armonia, della raffinatezza: Joe Barbieri ha registrato al Teatro Forma di Bari il secondo live della sua trentennale carriera

Qualcuno ha scritto che Joe Barbieri è un’affascinante anomalia, con un percorso personale ed una cifra stilistica che sfuggono a qualunque definizione, in grado di spaziare tra jazz e canzone d’autore, sonorità latine e recupero delle proprie radici.
In Francia qualche anno fa era “l’uomo che sussurra alle nostre orecchie”, il discrimine tra la vera grazia e la semplice bellezza, un diffusore di benessere.

Tutto vero, ma Barbieri è anche un incontro tra eleganza e sensualità, un talento ipnotico, magniloquente ed essenziale nello stesso tempo, una passione che si traduce in poesia e in una ricerca continua di armonia, dove nulla è di troppo, dove ogni sospiro, ogni parola, ogni emozione è al posto giusto.
Protagonista indiscusso, ma non primadonna, Barbieri ha il merito di riconoscere come insostituibili compagni di viaggio i suoi fantastici musicisti, esaltando la forza e la vitalità di Bruno Marcozzi alla batteria e percussioni, la personalità forte e decisa di Daniele Sorrentino al contrabbasso, e soprattutto la magia di Pietro Lussu al pianoforte, in grado di coniugare virtuosismo e pudore con estrema misura, senza ostentazione.

Il Teatro Forma di Bari, definito come “la sua seconda casa”, e, nello specifico, la rassegna “Around jazz“, è stato il palcoscenico scelto per la registrazione del live (il secondo dell’artista) che raccoglierà brani dell’ultimo lavoro, “Tratto da una storia vera” (aprile 2021), ma anche tuffi nel passato, più o meno recente.
L’intento è quello di prenderci per mano raccontando il percorso della sua anima di esploratore del bello, dell’armonia, della raffinatezza che non è autocompiacimento, ma desiderio autentico di cercare e cercare ancora, sussurrando non alle nostre orecchie ma dritto al cuore, rendendo palpabili sentimenti ed emozioni che, grazie alle sue parole, prendono forma e pienamente si esprimono.

Tutta questa bellezza, che è frutto di un percorso trentennale, Barbieri la porge al suo pubblico, come un amante porge un fiore alla persona amata mentre sussurra “ecco, ho trovato questa meraviglia. Prendila, è per te”. E il pubblico accoglie, ascolta, fa il coro in “Vedi Napoli e poi canta”, schiocca le dita, rapito fin dal primo brano, “Niente di grave”, e lo fa con allegria, amore e rispetto, in certi momenti quasi con devozione. Perché una delle cose che colpiscono in questo concerto è la complicità, l’empatia che Barbieri riesce immediatamente a creare non solo con il gruppo di Maravilhosi!, incredibile fan club, ma anche con chi è lì per la prima volta, e magari non conosce tutta la storia, tutte le svolte del suo percorso artistico.
Rompe ogni cliché quando in “Promemoria” canta la fine di un amore con un ritmo quasi giocoso, strizzando l’occhio alla sua anima latina, richiama i profumi di Napoli nella cover di “Lazzari felici” di Pino Daniele, offre una struggente interpretazione di “Normalmente“, diversa dalla versione (sublime) che ne fa Tosca, cui l’ha regalata.
Questo continuo girovagare tra jazz, bossanova, world music, porta meraviglia nel cuore, lo cattura senza mollarlo più, fino all’ultima nota dell’ultima canzone.

Un unico rimpianto, l’unico personale rimprovero: aver deciso di non inserire in scaletta “Mentre ridi”,
meraviglioso brano strumentale che, forse, per ammissione dello stesso Barbieri, possiamo considerare il preludio di una nuova strada del suo cammino di ricerca musicale. Pur non potendone che essere piacevolmente colpiti, lo invitiamo, in ogni caso, a non abbandonare la scrittura di testi, perché i suoi sono pura poesia, e colpiscono il cuore di chi ascolta; sarebbe un peccato perdere un poeta come lui, che riesce, anche con le parole, a rendere speciali piccoli momenti di vita, frammenti di quotidianità, sentimenti che ciascuno può riconoscere come propri.

Imma Covino

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