“Blackout love” di Francesca Marino con Anna Foglietta: le irripetibili stagioni della nostra vita, le stimmate del cuore e dell’anima, la costanza della ragione

Attenzione: sono presenti spoiler

La trama 
Il film inizia con Valeria, una splendida e intensa Anna Foglietta, che lascia il letto dove ha fatto sesso con un ventenne che al risveglio le dice di essere felice per aver fatto l’amore con lei. Ma la sorpresa è che Valeria, dopo aver detto che andava a preparare il caffè, appena vestita fugge da quell’ appartamento e da quel ragazzo. Sappiamo solo dopo che lei è uscita, un anno prima, da una vera “mazzata sentimentale”, tanto dura quanto improvvisa. E quindi la quasi quarantenne allenatrice di una squadra di pallavolo, non fa altro che sedurre uomini più giovani per poi lasciarli senza alcuna spiegazione quando le cose sembrano farsi più intense. Insomma un “usa e getta” nei confronti degli uomini, che è un preannuncio di forsennato femminismo che poi tale non é.
Amici intimi e del cuore di Valeria pronti ad ascoltare tutti i tormenti di Valeria e i suoi sballi sono la psicologa Silvia (Barbara Chicchiarelli) e suo marito Fabrizio (Alessio Praticò), co-protagonisti di un viaggio che li coinvolge in prima persona, persino nello sballo nei pub e nelle discoteche. Ma sul cammino di Valeria, reduce da una cantata forsennata in un pub e mezza sbronza, c’è il suo ex, Marco (Alessandro Tedeschi), che rientra di sorpresa e prepotentemente nella sua vita, ma anche in quella dei suoi amici intimi. Infatti svegliandosi Valeria trova in casa sua il suo ex Marco, che è appunto entrato in casa approfittando delle chiavi messe sotto il tappeto. Marco (pilota di aerei come apprenderemo dopo) è infatti reduce da un incidente grave e Valeria nel sorprenderlo in cucina credendo che fosse un ladro. con in mano una pensate coppa vinta, vede Marco cadere a terra in cucina, crede che sia morto, telefona alla sua amica e le comunica che prima sembrava morto, mentre in realtà era soltanto ferito. Il consiglio dell’amica: accompagnarlo in ospedale. Qui Marco è in osservazione, ha subito un trauma cranico di una certa importanza e come conseguenza dello stesso ha sviluppato un’amnesia che gli impedisce di ricordare l’ultimo anno della sua vita, cioè esattamente quell’anno in cui Valeria ha tentato di superare a fatica la rottura e l’abbandono intervenuto da parte di Marco con un semplice post-it e nel giorno del loro anniversario. Per evitare uno shock emotivo che potrebbe portare a conseguenze gravi per Marco, il medico spiega e convince Valeria a fingere che l’intero anno non sia mai trascorso, accogliendo il suo ex in casa sua per aiutarlo a recuperare il presente. Il tutto anche dietro le insistenze pietistiche della madre di lui. Valeria resiste inizialmente; ma poi non potendosi sottrarre organizza mentalmente e programma un piano di vendetta: fare innamorare di nuovo Marco per poi lasciarlo lei questa volta definitivamente. Valeria infatti è ancora una bella donna che, alla soglia dei quarant’anni, si ritrova a fare i conti con un passato sentimentale che l’ha profondamente segnata e l’ha convinta che gli uomini non vadano presi mai sul serio. Quindi uno dietro l’altro “usa e getta” per evitare un qualsivoglia coinvolgimento sentimentale. Ma riportare un anno indietro non è cosa semplice. nonostante il programma di Valeria di vendicarsi, di fare di nuovo innamorare Marco per poi mollarlo lei definitivamente. Marco infatti non ricorda nulla di ciò che è accaduto nell’ultimo anno, compresa la fine della relazione con Valeria. La verità è che lei è ancora sentimentalmente coinvolta e, senza neanche accorgersene, vorrebbe avere una seconda possibilità. E il vestito, l’armatura di donna forte che si era creata nell’ultimo anno viene meno a poco a poco. Nel loro lessico che è veramente familiare, riemergono i vecchi rancori, così come anche i vecchi litigi e le incomprensioni che li divisero un anno prima. Ma questa volta con un ripensamento consapevole quando Valeria confessa a Marco, ancora in amnesia retrograda, che lei era una frana e che aveva paura di tutto e persino riesce a comprendere meglio il disagio esistenziale che portò Marco a lasciarla improvvisamente un anno prima. Il rapporto tra i due si è trasformato in complicità sicché le vecchie e le nuove discussioni vengono quindi riviste ed affrontate da Valeria e Marco in una dimensione più lucida e meno offuscata del passato. Ognuno riconosce i propri errori e comprendono tutti e due che nessuno di loro ha mai analizzato e metabolizzato le cause della fine del loro amore, se veramente c’è stata una fine. E si abbandonano. Ma a questo punto mentre stanno stesi a godere il calore e i fumi delle terme private, Marco riacquista l’intera memoria di quell’anno perduto e rimprovera a Valeria di aver approfittato di quell’anno di sua amnesia, il blocco del loro amore finito.
La scena finale, appena accennata, vede Marco lasciare la sua ultima non banale fiamma chiamandola erroneamente Valeria e quest’ultima ritornare a casa e trovare Marco che, vestito con la divisa del pilota, è arrabbiato con lei e non sa cosa fare. Ma nel frattempo il frutto dei loro non banali amplessi (Marco dice a Valeria, mentre si sta addormentando: ”Valeria mi vuoi abbracciare?”) ha dato i suoi insperati risultati per una 40enne: attraverso uno di quei miracolosi preparati che si vendono in farmacia e che non sbagliano mai, Valeria apprende di essere in attesa. E riconciliandosi con Marco non gli rivela nulla, se non alcuni mesi dopo una bella pancia, il loro coniglietto e lui che dorme con grande tranquillità.

Le mie riflessioni
Blackout Love è un film del 2021 prodotto in Italia e diretto da Francesca Marino, all’esordio nella regia. Dura circa novanta minuti e la storia dice tutto di qual tipo di film si tratta. E’ interpretato da una splendida e intensa Anna Foglietta, nel ruolo della protagonista Valeria, da Alessandro Tedeschi (Marco), da Barbara Chichiarelli e Alessio Praticò (gli amici del cuore) e da una bravissima Anna Bonaiuto nella parte della madre di Marco. Con la coproduzione di RAI Cinema dal 9 luglio è disponibile sulla piattaforma di Amazon Prime Video dove io l’ho visto.

Sembra dalla prima scena e poi dalle altre successive un film improntato ad un serio e non becero femminismo che nasconde l’anima delicata di una donna che ha paura di se stessa e la condizione di autentico “limbo/purgatorio” in cui versa l’uomo. Ad una delle sue allieve pallavoliste che è in crisi con il suo compagno, Valeria sventola il suo motto: «Gli uomini sono come il pollo, consumateli subito o buttateli alle prime avvisaglie». «Ti ha lasciato? Tu sparisci, non lo cerchi più. E se ti richiama? Lo blocchi. Vedrai che torna…Tornano sempre». Sono i suoi metodi di giusta rieducazione per gli uomini, visto che il suo ex un anno prima l’ha abbandonata improvvisamente, con un semplice post-it il giorno del loro anniversario. Valeria è combattiva non si guarda mai indietro, ha tutto sotto controllo, persino programma la vendetta: fare innamorare il suo ex e poi mollarlo lei definitivamente, per farlo poi affondare. Lo fa prima graffiando il vinile preferito da Marco, ballandoci sopra, poi dandogli un potente sonnifero o sputare nel suo piatto. Ma il suo programma, la sua vendetta non riesce, perché come dice la regista Francesca Marino: ”L’amore è binario c’è chi vince, c’è chi perde, chi lascia e chi si fa lasciare. Il punto è focalizzare, mai intenerirsi o pensare che le cose possano andare diversamente».
Infatti Valeria si è costruita una corazza di ferro e, tuttavia, dopo l’incontro conMarco, qualcosa sta cambiando.

Sono a mio avviso “le conseguenze dell’amore” nel bene e nel male, perché Valeria crede di aver superato il trauma dell’abbandono e di aver cancellato il passato. Ma così non è. Il passato non si cancella, anzi ritorna, e ritorna un’inquietudine sottile che si fa lentamente strada. Perché le conseguenze dell’amore sono le paure dello stesso amore, di una vita che è appunto un binario Infatti nel corso del film, Valeria racconta, confida a Marco di aver una paura che l’ha paralizzata, che l’ha fatta sentire un disastro, che ha contributo a rovinare tutto.
E tra le tante paure c’è la paura di diventare madre, di non essere all’altezza, di sentirsi un disastro una frana. Con Marco che la sente, che la comprende e che prima non l’ aveva compresa.

Ma il significato del film sta anche nell’affrontare il problema del non desiderio di essere mamma, lanciando un messaggio atipico e comunque coraggioso: “la libertà di essere se stesse e amare pienamente anche senza la retorica della maternità sopra ogni cosa, come chiave di realizzazione dell’identità femminile”, come ha voluto sottolineare la regista Francesca Marino, non a caso una donna che si é posto questo problema, senza alcun compromesso valoriale come la scena finale potrebbe lasciare intendere.
Perché sulle note e sul testo della splendida “Non è l’amore che va via” di Vinicio Capossela (brano che fa da pigmalione anche nel film “Dieci Inverni”), “Blackout Love” racconta l’amore contemporaneo, da un punto di vista squisitamente lontano da schemi, stereotipi e cliché. E al centro di una storia di ogni giorno e quindi universale c’è una donna dei nostri giorni, che sbaglia, che ha tutte le stimmate delle incoerenze, degli smarrimenti, della fragilità e, comunque, ha anche il suo contrario: la forza di reagire. 
Valeria non è una puttana che va a letto con giovani usa e getta, non è una donna che, pur quasi 40enne, va alla ricerca di un oleografico principe azzurro. Valeria nel suo microcosmo affronta temi di non poco momento come la oggettiva ed alcune volte inspiegabile incomunicabilità nella coppia. E l’amore binario è il sentirsi non capiti e soli, anche stando insieme e in due.

Ha detto la regista opportunamente che “Uomini e donne non sono mai stati tanto in guerra sui social tanto quanto nella camera da letto, e le conseguenze di questi bombardamenti emotivi le stiamo iniziando a vedere”, sottolineando l’aridità dei sentimenti, che è uno dei temi presenti in questo pregevole film. E il film focalizza il cambiamento dei ruoli e dei sentimenti della coppia. Ma mette in evidenza anche la crisi degli uomini: egoisti, che non sanno ascoltare o non vogliono ascoltare, alla ricerca di una pseudo-identità forse smarrita o perduta per sempre.

E non a caso di fatto il film inizia con un Marco/partner da punire da una parte, e l’occasione per l’altro partner, Valeria, di tornare sui propri passi rivivendo tutte i crocicchi importanti e vitali del loro essere stati insieme.
“Le conseguenze dell’amore” (mutuando impropriamente un bellissimo film di Paolo Sorrentino interpretato splendidamente da Toni Servillo) sono Valeria e Marco che si confrontano, litigano, si amano, si lasciano e si ritrovano come tutte le coppie del nostro mondo. E nel riscoprirsi vicendevolmente diventano grandi e si impegnano perché «l’amore non è una partita dove c’è chi vince o chi perde ma una sporca guerra che si vince insieme o si perde tutti e due», come dice la stessa Valeria/Anna Foglietta bravissima ed intensissima.

Com-prendersi: prendersi insieme, di nuovo, ancora una volta, fondersi senza confondersi, come diceva Frida Khalo.
O meglio le stagioni irripetibili e i percorsi obbligati della nostra vita, le stimmate del nostro cuore e della nostra anima, la costanza della ragione.

Nicola Raimondo

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