Film da (ri)scoprire: “Before Trilogy [Before sunrise (1995), Before sunset (2004), Before midnight (2013)]” di Richard Linklater – Le irripetibili stagioni della nostra vita: la mappa, la grammatica, la sintassi dei nostri sentimenti

La storia: Prima dell’alba – Before Sunrise -1995 

Jesse (Ethan Hawke) è un cittadino americano, ha 25 anni. Celine (Julie Delpy), invece, ha 23 anni ed è francese. Sono i nostri giovani dell’Erasmus. I due si incontrano e fanno amicizia su un treno che si dirige a Vienna. Entrambi hanno un diverso percorso, perché Jesse, il mattino dopo, deve rientrare in aereo a casa sua negli Usa, mentre Celine con lo stesso treno deve  proseguire e rientrare a Parigi; ma Jesse, prima di salutare Celine, la convince a scendere dal treno per trascorrere una notte in un’incantevole, maestosa, veritiera e silenziosa Vienna. Tra i due nasce la composizione chimica dei sentimenti e dell’amore, che li porterà, senza che loro se ne accorgano, a trascorrere l’intera notte in giro per la città, tra dialoghi, poesie, strade e piazze di una dolce Vienna, che – materna – accoglierà, naturalmente per esserne parte integrante, i loro dialoghi continui, i loro riferimenti a brani di poesia.

Celine e Jesse parlano, dialogano naturalmente, senza sosta, e cominciano a conoscersi quando, in maniera naturale e non oleografica, espongono cosa è per loro, non l’amore ma l’idea dell’amore, come anche le loro paure e le loro titubanze, in un gioco delle parti che potrebbe ricordare un altro capolavoro cinematografico, “Breve Incontro”. Ma, invece, così non è, perché questi due giovani ragazzi hanno un alto grado di maturità, anche se non ancora sbocciati interamente; dicono e sentono che non si riesce ad amare come pienamente si desidera e come impongono le stimmate del loro cuore e della loro anima. In altre parole, sono in cerca di una soluzione non effimera della loro vita, della loro collocazione nel mondo e in questa ricerca parlano non banalmente delle persone a loro molto care, di come sono stati educati e dei loro desideri, il tutto sospeso tra la loro esperienza che è bella, ma appare surreale, e la loro imminente partenza per destinazioni differenti.
Una notte intensa, stesi lì sul prato, alla fine della quale Jesse e Celibe si divideranno irrimediabilmente, “ognuno col suo viaggio, ognuno in fondo perso dietro i fatti suoi”, avrebbe detto il Vasco, verso destini sentimentali e logistici completamente diversi.
Però, al momento di congedarsi, prima di darsi il saluto finale, Jesse e Celine sono convinti (e lo dicono chiaramente) che il loro incontro non è niente affatto banale e la loro amicizia non potrà durare una sola stagione, ma debbono rivedersi e dare un seguito a quello che hanno detto e sentito di dire, sospesi tra la nostalgia e l’attesa.
Il  film finisce qui, alla Eric Rohmer, con un interrogativo: Jesse e Celine si rincontreranno dopo sei mesi, in stazione come si sono promessi?

La storia: Prima del tramonto – Before sunset – 2004

A Vienna, 9 anni prima, dopo una lunga lunghissima sera e una lunga notte, Jesse e Celine si erano dati un appuntamento alcuni mesi dopo sullo stesso treno a Vienna. Quell’incontro non ha avuto luogo, ma il destino gioca uno scherzo ai due “ex ragazzi”, facendoli incontrare nuovamente a Parigi, anche se il lungo lasso di tempo trascorso appare davvero incolmabile. Jesse è sposato, ha un figlio ed è diventato uno scrittore di successo anche oltre gli USA, proprio raccontando appassionatamente la storia vissuta con Celine; in effetti, Jesse è a Parigi proprio per presentare il suo libro. Ed è qui che, inaspettata, arriva Celine, che, naturalmente, si è perfettamente riconosciuta e identificata nella protagonista di quelle pagine. Questa volta Jesse e Celine passeggiano per le vie di una Parigi per nulla patinata, quasi deserta, come, del resto, appariva Vienna quando li accolse nove anni prima.

E Jesse e Celine tornano a parlarsi, a condividere le loro vite, sino a constatare che sono rimasti sempre uguali a se stessi e che quindi non sono cambiate le loro stimmate del cuore, dell’anima, ma sono cambiate alcune cose indotte dallo scorrere di quei nove anni. Jesse é cresciuto, è maturato, è diventato uno scrittore di successo. E anche Céline non è più la ventenne ragazzina di Vienna, ora è una bella e affascinante trentenne che, pur avendo un lavoro, non riesce ancora a trovare la sua vera collocazione nel mondo che la circonda ma non le appartiene, non essendo come lei lo ha disegnato nella propria mente e in quella di Jesse.
Lui ha lasciato negli Usa una moglie con cui non va d’accordo e un figlio, mentre lei, dice, è impegnata con un fotografo di guerra; e tuttavia la combinazione chimica del loro rapporto, che è amore in tutti i sensi, esternato in tutte quelle complicità nel parlare  lungo nella strade di Parigi, salvo la breve ma affascinante interruzione determinata passaggio in casa di Celine, dove la stessa si esibisce in un brano per chitarra e voce (musica e parole scritte dalla stessa Julie Delpy ndr), si conferma ora più di nove anni prima. Dunque, non era stato un amore c.d. vacanziero, ma qualcosa di più serio e più profondo: quel fascino calamitico e quella chimica che li aveva attratti dieci anni prima non sono venuti meno. Anzi.
Dopo i dialoghi veramente lunghi ma profondi e imperdibili di Vienna, scende e fa ingresso la ragione dei sentimenti, la consapevolezza che quel loro antico sentimento non soltanto non si è minimamente sopito, ma, semmai, è aumentato, cristallizzato in  una dimensione matura e comunque giovanile, insomma in un radicato e profondo sentimento in cui amore e fermezza del cuore conducono alla grazia amorosa. Ma anche nel secondo incontro a Parigi, più veritiero e niente affatto effimero, incombe la partenza obbligata di Jesse; ancora una volta c’è un aereo in partenza per gli Stati Uniti, che decollerà prima del tramonto. Ma – stiamo attenti – Jesse e Celine non si dicono niente, hanno detto tutto i loro cuori, i loro sentimenti, la sprofonda sovrapposizione dei valori del loro amore, cui fanno da contrappasso le loro vicende concrete di vita.

La storia: Prima di mezzanotte – Before midnight – 2013

Jesse e Celine si erano visti e lasciati a Parigi nel 2004: lui scrittore affermato che ha avuto successo con un libro che descrive il loro primo incontro a Vienna, sposato con una moglie che non ama e con un figlio; lei affascinante trentenne legata ad un fotografo di guerra e ancora alla ricerca di una sistemazione in un mondo che sia più simile a quello che ha sempre immaginato.
Si erano lasciati a Parigi senza dirsi nulla, ma ognuno nella convinzione che il loro incontro avesse una profondità di sentimenti e di valori solidi, insomma un amore reale seppur irrisolto.
Sono trascorsi altri nove anni e, nel 2013, ritroviamo Jesse, ormai scrittore affermato, e Celine, sul punto di accettare un lavoro per il Governo francese, sono finalmente una coppia e sono in vacanza insieme in Grecia, ospiti di un famoso scrittore del luogo, in compagnia delle due gemelline nate dalla loro relazione. I loro amici greci, quella sera, regalano loro un pacchetto – per così dire – “turistico”:  trascorrere una nottata senza le bambine in un albergo del posto.
E Celine e Jesse, sebbene. con qualche riserva, accettano. Durante il tratto a piedi ricordano il tempo passato e fanno ipotesi sul futuro, sperando di poter rimanere settant’anni insieme, come i nonni di Jesse appena morti; e parlano, scherzano sulla loro vecchiaia, sulla loro morte in una intesa perfetta e anche ironica, scambiandosi frecciatine. Si avverte che si si amano, che esiste ancora complicità nel loro rapporto. ma esiste un’ombra di velata tristezza, soprattutto in Celine; insomma, nel profondo qualcosa di dolcemente inquietante li assale. E così, quando giungono in albergo e dopo tanto tempo sono finalmente soli e stanno per fare l’amore, una telefonata del figlio avuto da Jesse nel suo primo matrimonio li interrompe. Una parola di troppo riguardo l’ex moglie di Jess è motivo di una lite seria tra i due, i quali cominciano a rinfacciarsi tutto ciò che non va bene nella loro relazione: Celine che si sente trascurata, messa da parte e che pensa che trasferirsi negli Usa sia una cattiva idea, visto che la ex moglie continua a servirsi di suo figlio per punirli. E la discussione arriva al massimo quando Celine, nonostante Jesse cerchi di calmarla, se ne va dicendo di non amarlo più.
Stacco.

Lei è seduta da sola in un bar all’aperto lungo un’insenatura di Kalamatha nello stupendo Pelopponeso quando lui la raggiunge e, fingendosi il “Jesse del futuro“, le dice di essere sempre il ragazzo romantico del quale si innamorò tanto tempo prima e che è stato mandato lì dalla “Celine del futuro” per dirle di non lasciarsi sfuggire un amore reale, anche se poco idealistico. Celine, con gli occhi tristemente velati, lo ascolta e ricomincia a parlare, a colloquiare con il suo Jesse, come se fossero ancora nella Vienna del loro primo incontro.
In questi diciott’anni hanno raccontato la propria vita e il mondo che li circonda, eppure dal loro racconto é dato di cogliere un leggero turbamento e un sotteso disaccordo tra i due. Perché ora li assalgono i problemi che derivano dall’aver seguito i propri desideri e aver fatto scelte guidate dai sentimenti, senza forse considerare altri aspetti pratici della vita (lei non può vivere in America per esigenze lavorative, e lui vivendo in Francia riesce a vedere il figlio avuto dal precedente matrimonio poche volte l’anno).
Ci hanno narrato i vari stadi della loro vita, e noi abbiamo sofferto, riso, amato e vissuto con  loro; ora, però, entrambi sono stanchi, tristi e preoccupati per il proprio rapporto (le lacrime appena accennate di Celine sono semplicemente incredibili e vere), ed entrambi offrono all’altro uno spiraglio di speranza per il futuro, perché (come dice Jesse) “gli anni a venire potrebbero essere i migliori mai vissuti … o forse no”, ma, in ogni caso, la strada sarà ancora lunga.
E’ questa la sintesi della lettera che Jesse legge a Celine, mentre sono seduti al tavolino di un bar sulle rive di quella incredibile insenatura del Peloponneso dove la notte dolce e triste fa da sfondo ad uno dei ritratti più schietti e realistici dell’amore e dei cambiamenti che questo può subire nel corso degli anni.
Ovvero l’inesorabilita’ di ogni storia d’amore, la costanza dell’amore vero.

Le mie considerazioni

Questi tre film formalmente, ognuno dei quali è intervallato da 9 anni, non costituiscono una trilogia, ma un solo ed unico film che rappresenta, in tempo reale, le irripetibili stagioni della nostra vita. Siamo dalle parti dei colloqui e dei dialoghi che furono elemento vincente delle opere del grande Eric Rohmer, ingiustamente dimenticato dal pubblico e anche dalle sale cinematografiche. Anche qui il tutto riesce in maniera magistrale con il continuo parlare, nel loro lungo viaggio di vita e sentimentale, tra Celine e Jesse, sicché ne viene fuori la magia che permette che lo schermo, che – di solito – divide interpretazione e pellicola da una parte e spettatori dall’altra, sia completamente “saltato”, distruggendo quella barriera tra spettatore e spettacolo che non esiste – come non è mai esistita – quando si racconta la propria vita.
E questa mia opinione è confermata dalla storia che sta a monte dei tre film, vale a dire del fatto che l’intera trama fu ispirata da un incontro accaduto nel 1989 allo stesso regista. Linklater conobbe una ragazza di nome Emy in un negozio di giocattoli a Philadelphia e rimase a flirtare e passeggiare con lei da mezzanotte fino alle sei del mattino. Grazie alla distribuzione e alla popolarità del primo dei tre film, Linklater credette di poterla incontrare nuovamente, ma ciò non avvenne mai; scoprì solo in seguito, prima dell’uscita di Before Midnight, che la ragazza era morta nel 1994 a seguito di un incidente motociclistico, poco prima che il suo Before Sunrise uscisse nelle sale.
Basterebbe questo aneddoto a farci comprendere la grande poesia che governa i tre film concatenati l’uno all’altro, avvinghiati dalla ossessione di Linklater di narrare la storia dei due protagonisti in tempo reale, cioè parallelamente alla loro vita reale, nel caso nostro circa 18 anni.


Ma questo perché? Difficile spiegarlo.
Probabilmente perché qui Linklater ha tradotto, spiegato, in maniera semplice e lineare, senza alcun “volo” stonato, la “mappa” dei sentimenti, poi “la grammatica” dei sentimenti e, infine, la “sintassi” dei nostri sentimenti.
Cosa sono la mappa, la grammatica e la sintassi dei nostri sentimenti, del nostro animo, delle stimmate del nostro pensoso cervello che raggiungono i posti più remoti, insondabili o poco sondabili del nostro essere?
La “mappa” dei sentimenti non è altro che la tabula rasa che nasce con noi, dove si può scrivere o imprimere tutto o il contrario di tutto, guidata da chi ci ha creato (i nostri genitori) e da chi ci è stato vicino nella nostra fanciullezza fino all’età adolescenziale.
La “grammatica” dei sentimenti è quello che noi apprendiamo nei primi percorsi della nostra vita insieme ai nostri genitori, parenti, amici che ci sono vicino e tuttavia incominciando autonomamente ad elaborare da soli chi siamo, da dove siamo venuti, dove andiamo.
La “sintassi” dei sentimenti è la costanza della ragione della nostra vita  riveniente dalla mappa e dalla grammatica dei sentimenti, l’affermarsi del tumulto dei nostri sentimenti, il nostro io, il mondo come lo vogliamo noi e dove noi vogliamo vivere, il mondo per come è sempre esistito, il principio di un percorso di vita che comunque dovrà finire.

E il genio di Linklater è questo.
Nei tre film, anzi nell’unico film della vita, c’è la fase dell’innamoramento dove tutto può apparire, forse ingannevolmente, bello e inimitabile.
Ma c’è anche la fase dell’amore, cioè del possesso e della vera interrogazione dei propri sentimenti, nel condividere con chi ti è vicino tutto o quasi, il vero amore, la complicità nell’ammirare anche un semplice panorama, insomma -lo ripeto ossessivamente- la costanza della ragione dei propri sentimenti  e delle stimmate del proprio cuore a volte poco conosciute perché insondabili.
E infine nella sintassi dei propri sentimenti, nell’interrogarsi sul proprio io, nel piegarsi su se stesso, capire che quello che eravamo lo siamo ancora e lo saremo ancora di più nel futuro fino a quando non andremo “oltre”. La sintassi dei sentimenti sono la “Celine del futuroe il “Jesse del futuro”, perché, come dice Jesse, “gli anni a venire possono essere migliori di quelli già vissuti … oppure no”. E io sono quello di prima, quello che ha contemplato con te il tramonto e poi la mezzanotte ovvero, lo ripeto ancora una volta, “l’inesorabilita’ di ogni storia d’amore, la costanza dell’amore vero, il naturale succedersi delle irripetibili  stagioni della nostra vita”.

Nicola Raimondo

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