La prima Lezione di Storia del ciclo “Le opere dell’uomo”: il Prof. Luciano Canfora ci racconta il Partenone di Atene, sospendendo la realtà di questo nostro tempo incerto

foto di Clarissa Lapolla

Domenica 25 ottobre 2020.
Mi sono svegliata e il cellulare segnava un orario, gli orologi di casa un altro e allora mi sono arresa come ogni volta e ho telefonato a mia madre per chiederle “mamma, che ore sono?” Le mamme queste cose le sanno sempre.
Quindi è cambiata l’ora e a breve arriverà un nuovo DPCM. Inquietudine, ansia.
Decido di uscire, vado al mare, alla spiaggia della mia città, voglio il sole addosso, il mare tra i piedi, voglio un’ora d’aria da questo incubo diluito che dura da mesi.
In macchina metto a palla “Parlami per sempre” dei Sick Tamburo; sì, voglio qualcuno che mi parli per sempre, che mi racconti delle storie, che mi dica che sono bella, che mi parli di cose senza senso, purché mi parli.
Suona il cellulare: un mio caro amico mi fa “ehi ti ho comprato un biglietto per la lezione di storia di Luciano Canfora al Petruzzelli, che dici, confermi?
Certo, arrivo subito, vada per Canfora, al mare poi si pensa. Parcheggio malamente in un centro città pieno di gente, in un’atmosfera da apocalisse imminente, da orchestrina del Titanic che suona e poi mi fiondo nel teatro.
Avorio e dorato mi accolgono, assieme a termoscanner, gel igienizzante, mascherine.

E’ la prima di un ciclo di sei Lezioni di Storia che si intitola “Le opere dell’uomo”, dedicate appunto a edifici mitici costruiti dagli esseri umani: il Partenone, il Colosseo, la Mezquita di Cordoba, Versailles, il Muro di Berlino, le Piramidi, tutti raccontati da eminenti professori e studiosi.
La lectio magistralis di Luciano Canfora inizia con una semplice constatazione: i monumenti greci sono dei “gioielli”, molti non possiamo più vederli, ma fortunatamente ne abbiamo notizia tramite molti storici, tra i quali Erodoto, che nelle sue opere ce ne parla diffusamente. Il Partenone, ancora visibile in parte ad Atene, viene raccontato dallo studioso barese da un punto di vista storico-politico attraverso la figura di Pericle che lo fece edificare nel 445 a.c. sui resti di un precedente edificio andato distrutto, poi attraverso la figura di Fidia, scultore e supervisore di questa meraviglia architettonica dedicata alla dea Atena, nel quale era custodito il tesoro di Atene, una specie di forziere della Banca d’Italia e una gigantesca statua alta 15 metri con le sembianze della dea nubile e vergine, nata per partenogenesi, da cui appunto il nome dell’edificio stesso.
Il Partenone accompagna tutta la storia di Atene e per estensione di tutto il Mediterraneo orientale. Diventa scenografia delle commedie di Aristofane, della vita della polis, dell’arte e della religione. Nella sua struttura e nei suoi fregi si mette in scena una politica dello stato sociale volta ad accrescere il consenso, in questa realtà, quella ateniese, che nasce così piccola e che produrrà però dei modelli che sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, uno per tutti, quello della democrazia.
Nei secoli, il Partenone è diventato chiesa cristiana, poi moschea: è praticamente sopravvissuto intatto più o meno fino alla fine del 1600.

Ma perché a noi che lo guardiamo e visitiamo adesso appare così spoglio?
Canfora sembra non vedere l’ora di arrivare a questo punto della storia, sembra quasi che tutto il suo raccontare abbia come obiettivo un finale ad effetto, che arriverà.
E così, sul finire della lezione, ci dice che a partire dal 1800 il Partenone è stato depredato, soprattutto da archeologi, studiosi e intellettuali inglesi col tacito permesso dell’Impero Ottomano. Difatti la maggior parte delle statue, dei fregi, dei bassorilievi sono conservati al British Museum, ecco perché ci appare così nudo.
Negli anni ’60 del Novecento, Melina Merkouri, intellettuale e artista, diventò Ministro della Cultura in Grecia e chiese fortemente al governo inglese la restituzione di tutta quella “refurtiva” e la risposta che ricevette fu decisamente colonialista: “Questo materiale sta molto meglio a Londra, è stato custodito meglio”.
Canfora conclude poi con le ultime notizie: durante questa estate, essendo l’Inghilterra uscita dall’Unione Europea con la famosa Brexit, il governo greco ha riproposto, questa volta con forti argomenti, l’esigenza della restituzione di quei materiali ora che l’Inghilterra, per volontà sua, non fa più parte dell’Europa.
Fine e applausi scroscianti.
Qualcuno si alza in piedi per omaggiare il professore.
Anche io sono tra questi.

Tornando verso casa, riprogrammo la canzone che stavo ascoltando qualche ora prima, “Parlami per sempre”, e penso al bisogno così primigenio che abbiamo di qualcuno che ci racconti delle storie, che ce le racconti bene, che sospenda la realtà e ci faccia immergere in una specie di sogno.
Oggi mi è andata bene: il professor Luciano Canfora mi ha raccontato la storia di uno degli edifici più belli, importanti e “mitici” del mondo.
Spero possa tornare ad essere così in un futuro prossimo.
Molto prossimo.
E’ l’augurio che faccio a tutti noi

Alida Melacarne

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