Le melodie di Nino Buonocore catturano il Multiculturita Summer Fest 2019

Nino Buonocore ha sempre avuto un posto di rilievo nella nostra personalissima classifica di gradimento. Sempre. I suoi brani ci hanno accompagnato dappertutto, ottimi compagni di viaggio che ritrovavamo fedeli al nostro fianco, pur credendoli talvolta definitivamente persi, per regalarci esclusivamente momenti di serenità interiore. Il merito di questo inscindibile legame deve essere certamente assegnato alle parole utilizzate dall’autore, spesso semplici, quotidiane, finanche familiari, ma anche e soprattutto alle melodie che lo stesso è riuscito a creare, fattori che donavano profondità e respiro a canzoni strutturalmente semplici; a noi pareva che James Taylor, Donald Fagen e Paul Weller si fossero dati convegno in un vicolo del capoluogo partenopeo per dare fondo alla loro migliore produzione musicale e metterla al servizio dell’arte di Nino.
E c’era poi un altro aspetto della personalità dell’artista che ci affascinava, vale a dire quel suo essere distaccato, puro, estraneo a quella malsana smania, a quell’incomprensibile gioco al massacro che sembrava aver catturato tutta la sublime scuola napoletana, presa dal voler a tutti i costi dimostrare al mondo di essere i migliori, di poter vendere dischi su dischi, anche se questo avrebbe voluto dire alienare la propria anima al diavolo del facile ascolto e del successo commerciale.

Non sappiamo se a causa della sua indole o di pesate scelte o ancora di una “naturale incertezza del vivere” (come titolava il suo album del 1992), da qualche tempo a questa parte non ci giungevano più notizie del nostro, se si eccettua la pubblicazione nel 2013 di Segnali di umana presenza, album di inediti inciso a distanza di nove anni dal precedente Libero passeggero, una sorta di antologia di successi che, ben prima che divenisse una moda, rileggeva il repertorio del cantautore in chiara matrice jazz. Vien da sé il nostro malcelato piacere nell’aver assistito alla tappa pugliese, inserita nell’annuale cartellone del Multiculturita Summer Fest 2019 di Capurso, giunto alla sua XVII edizione, del suo nuovo tour, ritrovando un artista integro, vitale, con la medesima limpida voce e con una voglia di musica che il passare degli anni non ha scalfito.

Arroccato dietro la sua immancabile chitarra, a capo di un quartetto che poteva vantare il tappeto ritmico proposto dal contrabbasso di Antonio De Luise e dalla batteria di Amedeo Ariano, e soprattutto l’ottimo pianoforte di Antonio Fresa e la straordinaria (in tutti i sensi) partecipazione dei sax di Max Ionata, Buonocore ha ripercorso parte delle luminose fasi del suo sterminato repertorio, con più di un richiamo a quel – a nostro modesto parere – capolavoro assoluto che fu l’album del 1990 Sabato, domenica e lunedì; scorrono così brani di altissimo valore, tutti con una loro importanza e strategica collocazione, fili di una tela che è lo stesso cantautore a spiegare ai presenti, tra cui le notissime Scrivimi e Rosanna, ma anche le bellissime Abitudini e Così distratti, che hanno una tale presa sul pubblico di Capurso da catturarlo sino alla giusta e sentita standing ovation finale sulle note di Solo un po’ di paura.

Pasquale Attolico

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