Bari dice ancora ‘No’ alla mafia: in una Cattedrale straripante di pubblico, nel XXXIII anniversario della Strage di Capaci, l’Associazione Nazionale Magistrati e il Movimento per la Giustizia Art.3 hanno fatto risuonare le parole di e per Falcone, Morvillo e Borsellino e le note del “Requiem in Re minore KV626” di W.A. Mozart

Capita che la nostra mente, sollecitata dalla semplice pronuncia di un nome come dalla visione di un volto o di un’immagine, sia capace di scatenare in noi ricordi di qualsiasi natura, dolori, persone, eventi. Come non mai questo maccanismo, che a volte valorizziamo e tante altre odiamo, ogni 23 maggio ci piega in un dolore acuto, riportandoci ad una delle pagine più tremende che la storia del nostro Paese abbia mai scritto.

Ed è pronunciando il nome di Giovanni Falcone, dunque, ma anche quelli di Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo ed Antonio Montinari, che riviviamo la Strage di Capaci di cui quest’anno ricorre il XXXIII anniversario che l’ANM – l’Associazione Nazionale Magistrati – Distretto della Corte d’Appello di Bari, in collaborazione con il Movimento per la Giustizia Art.3 ETS ha voluto ricordare attraverso le parole di Franco Cassano e Marco Dinapoli e reading teatrale di brani tratti da scritti, discorsi ed interviste di Falcone e Borsellino a cura degli attori Nunzia Antonino, Antonello Loiacono ed Antonio Stornaiolo all’interno della suggestiva Cattedrale di Bari.

E perché la memoria non sia strumento di mera celebrazione fine a se stessa, ma impegno concreto contro ogni genere di criminalità è necessario che porti con sé, che si esprima attraverso un “messaggio di bellezza artistica” che si anteponga, come immagine riflessa, alla violenza, unico manifesto ed espressione della mafia e delle associazioni di stampo criminale. Motivo per il quale il Conservatorio di Musica Niccolò Piccinni di Bari si è associato all’iniziativa eseguendo il “Concerto in memoria delle vittime innocenti di mafia” con l’esecuzione del “Requiem in Re minore KV626” di W.A. Mozart , a cura delle classi di Formazione Orchestrale e Corale dirette dal Maestro Donato Sivo.

Le parole del Presidente della Corte d’Appello di Bari, Franco Cassano, sono giunte a noi presenti forti, precise, hanno tracciato un profilo di un uomo che ben conosceva la paura (assieme al suo amico Borsellino) ma che ancor più forte viveva il suo sentimento di indignazione nei confronti di qualunque ingiustizia sociale, politica ed umana tanto da renderlo un magistrato scomodo, non solo politicamente (cosa che non meraviglia), ma anche nell’ambito dell’ Organismo di appartenenza – quello della Magistratura -, ancor più dopo aver pubblicato la nota ordinanza di ben ottomila pagine contenenti il rinvio a giudizio di 475 imputati che scatenò “una delegittimazione mediatica e politica” (…) che, fortunatamente, trovò, nonostante tutto, conforto al cospetto della Corte di Cassazione quando quest’ultima, nel 1992, confermò 19 ergastoli e 2665 anni di carcere irrogati in primo grado. Un uomo, prosegue il saldo Cassano, dalle grandi intuizioni non solo per aver adottato tecniche investigative efficaci – come quella di partire dalle indagini patrimoniali – e d’impatto – confiscando conti correnti ed immobili, così dimostrando che lo Stato non aveva paura e che anzi era in grado di agire – ma anche per aver capito l’importanza di lavorare in “pool” . Cosa è cambiato da allora, si domanda il nostro esime relatore e noi con lui. La mafia ha sicuramente subìto un duro colpo per essere stata destrutturata nella sua forma stragista ed aver assicurato i suoi protagonisti al regime del 41 bis, ma, a parer suo (che condividiamo) è divenuta più pericolosa perché si è silenziosamente infiltrata nelle Istituzioni. Cassano, senza alcuna retorica, ci lascia con una domanda, terribile, ma che rappresenta un trait d’union con il prezioso ed attuale lascito morale di Falcone che ciascuno di noi dovrebbe raccogliere: “Riusciamo ad indignarci allo stesso modo per le offese alla dignità umana che ogni giorno, nel silenzio generale, vengono perpetrate su donne, vecchi e bambini, a poca distanza da qui, appena al di là del mare, nella terra della Palestina?”

Ma come ha ricordato il Dott. Marco Dinapoli, alternatosi al leggìo ereditando una riflessione importante, la Mafia – “la mala pianta” – non ha colpito solo tanti magistrati che hanno fatto della ricerca della verità il proprio vessillo cui sacrificare la propria vita, come la stessa Francesca Morvillo (che rinunciò alla scorta in segno di libertà) Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Paolo Borsellino, ma è riuscita a eliminare barbaramente altre figure scomode impegnate in prima linea come sacerdoti (possiamo mai dimenticare padre Pino Puglisi?), esponenti appartenenti alle Forze dell’Ordine (Gen.le Carlo Alberto dalla Chiesa) , come anche persone capitate nel posto sbagliato al momento sbagliato, come Michele Fazio, ragazzino di soli 15 anni ucciso nei pressi di casa sua nel borgo antico di Bari, i cui genitori, Pinuccio e Lella, presenti in Cattedrale, continuano a levare forte la loro voce determinando il cambiamento di cui oggi tutti i baresi sono testimoni. La commozione spesso si è appropriata delle parole del dott. Dinapoli che, con Falcone, ha condiviso l’appartenenza al “Movimento per la Giustizia” del quale entrambi hanno fatto parte, ricordando le riunioni nelle quali il suo amico riusciva a rilassarsi perché si sentiva tra colleghi, si, ma soprattutto tra amici con cui condividere il ‘peso’ della questione morale. Fuori, ricorda, come noi tutti, una vita blindata, scelta anche nella consapevolezza di divenire prima o poi bersaglio di quelle “menti raffinatissime” all’interno della società civile che si assicurarono di precludergli un futuro sull’autostrada A29 nel tratto di collegamento tra l’aeroporto di Palermo e la citta nei pressi di Capaci usando ben 500 kg di tritolo collegati ad un telecomando. E la voce si rompe ancora: “Onore a tutti coloro che si sono sacrificati in nome della giustizia ed il cui nome è scritto nella storia del nostro paese”.

La sezione di teatro, che ha goduto degli interventi di Antonio Stornaiolo e Antonello Loiacono, ha trovato la sua vetta nella tranche affidata a Nunzia Antonino che, con vivo trasporto e con la capacità interpretativa che le è propria, ha celebrato la memoria e la figura di Francesca Morvillo, sin troppo messa in ombra dalla storia. Leggendo il ritratto che di lei ne ha fatto la sua amica, l’avvocata Rosangela Maira, sua testimone di nozze, ci ha aiutati a dipingere i tratti di una donna elegante, caratterialmente schiva, capace di creare armonia attorno a sé, che credeva molto nei rapporti umani tanto da stabilire legami duraturi, indissolubili; professionalmente, “una visionaria”, credeva nella concezione rieducativa della pena dalla quale nacque il c.d. “metodo Morvillo” che la conduceva a parlare con i ragazzi, ad ascoltarli. Una donna meticolosa, autonoma ed indipendente che rifiutò la scorta perché innamorata della sua libertà e della sua 500 color nocciola, convinta che se la Mafia l’avesse voluta uccidere avrebbe comunque trovato il modo per farlo. La morte ha colto insieme marito e moglie, e lei aveva solo 47 anni, gli stessi che aveva il padre quando morì a seguito di un intervento chirurgico.

“Non riconoscerò di essere guidata dalla giustizia più che dall’amore perché la giustizia è anche una forma d’amore” sono le parole prese in prestito dalla grande scrittrice Susan Sontag con le quali la magistrale Antonino chiude la prima parte della serata, lasciando il testimone alla formazione Orchestrale e Corale del Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari che ci ha fatto rivivere tutta la potenza espressiva della Messa di Requiem in re minore K626, l’ultima composizione di Mozart rimasta incompiuta ed ultimata dal suo allievo ed amico, considerata il testamento morale del compositore austriaco, nella quale è evidente la contrapposizione dei sentimenti dinanzi alla morte. Il Maestro Donato Sivo è riuscito in un’impresa affatto semplice coordinando e dirigendo le diverse sezioni dell’orchestra composte da giovani virgulti appartenenti a diverse classi del loro Conservatorio. Le aspettative, sull’esecuzione di uno spartito su testo latino che fu veicolo di fama dopo la prematura morte del giovanissimo Mozart, è considerato una delle sue più belle creazioni, per intensità, toni che si alternano tra variazioni cupe ed energiche a sottolineare il giudizio universale e la fine del mondo e liriche nelle sue addolorate riflessioni sul giudizio finale ad opera del Divino. Il complesso corale “Dilectamusica”, – che ricordiamo è associazione dilettantistica composta da coristi anagraficamente differenti ma animati dalla stessa passione ed entusiasmo – , è risultato ben preciso, anche se a tratti mi sarebbe piaciuta più intensità elevarsi tra le fila delle voci femminili, probabilmente numericamente inferiori, ma nulla di tanto importante da non considerare “buona la prima”. Applausi per i quattro solisti Claudio Urru, Giorgia Favia, Carlo Masellis e Yuan Shengyao.

La pregevole manifestazione si è inserita nella serie di iniziative organizzate a Bari nel mese di maggio dedicate alla memoria delle vittime di stragi di mafia, tra cui non va dimenticata l’inaugurazione che si è tenuta il 23 maggio della Panchina del Coraggio e della Legalità dedicata a Giovanni Falcone Paolo Borsellino, quale progetto realizzato con il Municipio I del Comune di Bari quale simbolo di impegno e memoria.

Gemma Viti
Foto di Antonella Cafagna

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