La sonata a Kreutzer è tornata a risuonare nel Teatro Petruzzelli di Bari grazie al virtuosismo espressivo del violino di Leonidas Kavakos e del pianoforte di Enrico Pace

Una delle sonate iconiche del repertorio di Beethoven, tanto da diventare ispiratrice del celebre romanzo di Lev Tolstoj, è tornata con tutto il suo fascino e la sua espressività al Teatro Petruzzelli di Bari, in occasione della Stagione concertistica 2025. Magistrali interpreti, servi di tanta genialità, Leonidas Kavakos, il virtuoso violinista con il suo Stradivari “Willemotte” del 1734, ed Enrico Pace, sommo pianista contemporaneo.

Kavakos viene definito “violinista di raro talento”. La pulizia del suono, la precisione e l’espressività ispirata della sua abilità esecutiva danno ragione di questa descrizione che ormai lo annuncia nei concerti in tutto il mondo. Ateniese di nascita, oltre all’attività concertistica solistica, negli ultimi anni Leonidas Kavakos si è ampiamente affermato anche come direttore d’orchestra alla guida di ensemble di rilievo quali la New York Philharmonic, la Houston Symphony, la Dallas Symphony, la Gürzenich Orchester, la Sinfonica di Vienna, l’Orchestre Philharmonique de Radio France, la Chamber Orchestra of Europe, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica del Teatro La Fenice e l’Orchestra Sinfonica della Radio danese. E questo giustifica certamente la riuscita del sodalizio pianistico con Enrico Pace, per il carattere concertante emerso in sede esecutiva, per cui sia il violino, sia il pianoforte hanno avuto modo di esprimere la forza della musica in partitura secondo una dinamica di equilibrato scambio e di reciproca esaltazione.

Enrico Pace, riminese, dopo aver vinto il primo premio al Concorso Internazionale Franz Liszt di Utrecht nel 1989, si è esibito in tutto il mondo: Concertgebouw di Amsterdam, Teatro alla Scala e Sala Verdi di Milano, Roma, Berlino, Wigmore Hall di Londra, Dublino, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Praga, Philharmonie di Berlino e varie città del Sud America. Oltre all’attività solistica, si esibisce regolarmente con orchestre prestigiose, come la Royal Orchestra del Concertgebouw, la Filarmonica di Monaco, la Bamberger Symphoniker, la BBC Philharmonic Orchestra, l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la Rotterdam Philharmonic, la Dutch Radio Philharmonic, la Netherlands Philharmonic, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Göteborg, le orchestre sinfoniche di Londra e Stavanger, la Filarmonica di Bruxelles, la Philharmonisches Orchester Freiburg, la Rheinische Philharmonie, le orchestre sinfoniche di Sydney e Melbourne, la Konzerthausorchester Berlin, la MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, la Camerata Salzburg, l’Orchestra Filarmonica di Varsavia, l’Orchestra G. Verdi di Milano e la Filarmonica Toscanini di Parma. Con Kavakos ha collezionato una serie di esibizioni che includono il ciclo di Sonate di Beethoven a New York (Carnegie Hall), Atene, Firenze, Milano, Amsterdam, Mosca, Tokyo, al Salzburg Festival e al Beethovenfest Bonn, oltre che ad altre performance negli Stati Uniti, Europa e Cina.

In programma per la serata al Teatro Petruzzelli Ludwig van Beethoven, Sonata n. 9, in La maggiore, per violino e pianoforte, op. 47 “A Kreutzer”; Richard Dubugnon, Trois pièces: La Minute Exquise | Hypnos | Retour à Montfort-Lamaury; Franz Schubert, Fantasia in Do maggiore, op. 159, D. 934.

Tre opere iconiche, quelle portate nel politeama barese in questa occasione, nel segno del sentimento e della perfezione compositiva.

Un Beethoven da manuale, caratterizzato dall’equilibrato passaggio di voce tra i due strumenti in scena. Un dialogo sentimentale, intriso di pathos e cesellato dalle superbe agilità di Kavakos e di Pace. Un’esecuzione lucida, illuminista, con il violino che ha interrotto il silenzio iniziale prestando il braccio all’immediata risposta del pianoforte con piglio nerboruto e veemente. Complementarietà e reciproco sostegno emersi sia nell’espressività, dove al sognante pianoforte del secondo movimento si associava in dialogo la liquida risposta del violino, o anche il curato scambio dei due timbri nelle ascese e discese armoniche previste in partitura, o nei pizzicato del violino o staccato del pianoforte.

La sonata a Kreutzer preconizza l’Eroica, e porta in sé la creatività, il virtuosismo di quel fortunato periodo compositivo di Beethoven tra il 1801 e il 1803. La sonata venne composta prima per il violinista mulatto George Bridgetoer, ma poi dedicata all’insigne violista e teorico del violino Rodolphe Kreutzer, e a lui resta legata ormai per sempre.

Il contemporaneo Dubugnon ha fatto emergere la vocazione ispirata del loro piglio esecutivo. Il compositore di Losanna ammette nelle sue composizioni il suo amore per Schumann, per Ravel e Debussy. Un’atmosfera sognante e bucolica quella evocata in concerto da Kovakos e Pace.

Il finale dedicato a Schubert ha esaltato sia la disinvoltura del violino nei passaggi narrativi tra velocità e larghezza del suono, sia il tessuto armonico cucito dal pianoforte. Una danza fatta di inviti reciproci a narrare in forma musicale temi all’ungherese, tanto amati da Schubert, ovvero quelli già accennati in “Sei mir gegrusst”, celebre Lied schubertiano, nonché a disegnare la sua poetica sognante fatta di partenze e ritorni, di sospensioni riflessive.

Con Schubert il pubblico ha davvero sognato grazie a Kavakos e Pace, magistrali, ispirati, autentici.

Applausi meritatissimi di apprezzamento e di gratitudine per un concerto di pregiata fattura.

Suggerimento di ascolto:
Kavakos- Pace, BEETHOVEN- the complete sonatas for violin and piano, Sony classical

Alma Tigre


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