
Il candidato alla Presidenza della Regione Puglia Luigi Lobuono – quello di cui avevo parlato bene l’altro giorno, perché è, e resta, un signore – parte già col piede sbagliato. O forse con quello giusto, nel senso più classico del termine “campagna elettorale”: il piede delle frasi fatte, dei “Ponte sullo Stretto”, dei “parlateci di Bibbiano”, dei “e i vaccini?”, “Prima gli italiani” ,“Meno buonismo, più giustizia”, “Legittima difesa sempre”, “Dio, Patria e Famiglia”, “Boia chi molla”, insomma, le solite trovate che piacciono tanto a certa destra.
Nella sua prima intervista ha parlato, puntualmente, di malasanità. Tema facile, ovvio, buono per tutte le stagioni. Certo, non che la sanità pugliese brilli per efficienza, ma farne un argomento di propaganda è un po’ come scoprire l’acqua calda. Perché diciamolo: la malasanità non ha colore politico. È un problema antico, trasversale, che attraversa decenni di governi – DC, PSI, centrodestra, centrosinistra – nessuno escluso.
Eppure è curioso notare come in Puglia, con la sinistra di Emiliano, la gestione sanitaria abbia dovuto fare i conti con poche risorse e grandi difficoltà, riuscendo comunque a mantenere il sistema in piedi, pur tra inevitabili lacune e criticità. Ma è altrettanto curioso leggere oggi che in Sicilia – governata da Schifani, quindi da Forza Italia, quindi dalla destra – una donna è morta di tumore dopo otto mesi d’attesa per un esame istologico. Otto mesi! In Puglia, per esperienza personale, gli esiti arrivano in una settimana, dieci giorni al massimo.
Ora, non voglio dire che da noi la sanità funzioni bene, tutt’altro. Dico solo che, se anche in Sicilia governata dalla destra le cose vanno così, forse è arrivato il momento di smettere di usare la sanità come clava politica. Perché la verità è una: la sanità pubblica italiana, da Nord a Sud, è malata da decenni. E non per colpa di un partito o di un governatore, ma di un sistema intero che da troppo tempo arranca.
Naturalmente, dispiace profondamente per la signora scomparsa. Una tragedia che colpisce e addolora, e per la quale non resta che stringerci con rispetto e affetto ai suoi familiari. Ma sarebbe bello, almeno per una volta, che da un dolore così grande non si traesse il solito slogan elettorale, ma una riflessione vera sul diritto – universale – alla cura e alla dignità.
Cadetto di Guascogna