
Le cronache sembrano avere tempo e spazio solo per una tragedia alla volta: per parlare degli ultimi tre anni, dopo la moda ucraina, andava di moda parlare della strage del 7 ottobre; poi è andato di moda parlare di Palestina; adesso, mentre a Gaza e in Cisgiordania continua la strage genocida ad opera di Israele e favorita dagli Stati Uniti, la tragedia di moda è l’Iran. I telegiornali sembrano aver dimenticato un’altra strage, che continua a consumarsi, continua e costante, nei nostri mari. Dall’inizio dell’anno, con un dato in crescita, sono sbarcate quasi 18mila persone, e altre 300 sono morte in mare. Sappiamo che molte di loro non hanno fatto la stessa fine in quanto soccorse dalle navi delle ONG.
Eppure, ciò che succede in Africa, che porta a quello che succede nel Mediterraneo, non è disgiunto da ciò che succede in Asia Sudoccidentale (quello che con un’accezione coloniale chiamiamo Medio Oriente). Le guerre, e le miserie che le precedono e le seguono, spingono l’umanità a scappare dalla notte dei tempi.
Una particolare dedica alle storie dall’Africa è stata realizzata da Teatro delle Bambole, il sodalizio formato da Andrea Cramarossa e Federico Gobbi. Oltre all’arte performativa, hanno tenuto e tengono numerosi laboratori teatrali con migranti, provenienti prevalentemente dall’Africa subsahariana.

Questo lavoro di infinito amore è culminato in una trilogia multidisciplinare, un progetto di ricerca che si definisce “Tre spettacoli per Michele Lamberti”. La mostra fotografica “Borges – Ipotesi fotografica sulle geografie del corpo” presso il Castello Angioino di Mola di Bari; un cortometraggio, “Borges”, premiato con cascate di allori in decine di festival in tutto il mondo; lo spettacolo “La Veglia del Mare”, che ho avuto il piacere di vedere alla Casa delle Culture del quartiere San Paolo di Bari. La regia è di Andrea Cramarossa, con i videorumori di Alessia Amoruso e Alessandro Venturo.
Dapprima, guardiamo finalmente il cortometraggio, che narra le storie di chi è arrivato dal mare, che si intervallano con quelle di chi il mare lo guarda da Nord.
Lo spettacolo vede in scena Federico Gobbi e Michele Lamberti, la cui identità scopriremo alla fine. Mascherati e vestiti come un’anziana coppia di inizio Novecento, ospite di un transatlantico che ha conosciuto il fondo del mare come porto d’arrivo, Luisa e Pasquale discorrono del tempo che è stato e che sarà, senza l’ansia che questo tempo possa finire. Attorno, vengono proiettati fondali marini: meduse, tartarughe, pesci, spugne e coralli, che ricreano una specie di Arcadia marina. A fare compagnia a Luisa e Pasquale, una delle cifre di Teatro delle Bambole: animali giocattolo che diventano a volte idoli, portati in giro, venerati, dorati, celebrati alla luce delle torce. Il testo si rifà a una ricerca diversa, rispetto a quella letteraria cui Teatro delle Bambole ci ha abituati, con parole sì ricercate, ma che assieme tessono fili di un ricamo nuovo. A questo Olimpo mancano i Re, un Re tra tutti, il cui scheletro viene disseppellito da un telo nero, una scena che tristemente vediamo su moltissime banchine di Lampedusa e non solo.
A loro dovremmo guardare, mentre ci chiediamo quale strage vada di moda oggi: è l’umanità, la vera Regina.
Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo