
Il nuovo film targato Disney è la trasposizione in live Action del classico d’animazione “Biancaneve e i sette nani” del 1937, film che ha segnato la golden age della casa di produzione, a sua volta tratto dalla fiaba dei fratelli Grimm.
Ebbene, inaspettatamente, questa ennesima versione è uno dei film più discussi dell’anno, al punto che è stato centro monopolizzatore di opinioni di ogni tipo, anche prima della sua uscita in sala.
Vi si racconta la storia già nota della principessa Biancaneve (Rachel Zegler) e della regina cattiva Grimilde (Gal Gadot) in una rivisitazione attuale, un remake in chiave moderna diretto da Marc Webb.

L’elemento portante del film risulterebbe la colonna sonora: nonostante la scelta di cambiare una delle canzoni già conosciute del classico originale, la composizione della colonna sonora da parte di Benj Pasek e Justin Paul risulta valida, eseguita in maniera eccellente da Rachel Zegler, rimandando alla vocalità e agli arrangiamenti di Broadway.
I costumi, realizzati dalla costumista premio Oscar Sandy Powell, richiamano l’atmosfera di quelli originali, con alcune modifiche e versioni diverse; la scenografia è accompagnata anche dall’utilizzo della CGI, che contribuisce anche alla realizzazione dei famosi sette nani, i quali vengono realizzati verosimilmente e con caratteristiche antropomorfe.

Il film si focalizza sul tema della gentilezza di cui quale Biancaneve si fa portatrice, una dolcezza a cui eravamo già abituati, ma che in questa versione si evolve, così che possiamo in qualche modo definirlo un coming of age della protagonista: la principessa si fa portavoce di un’indole gentile ma coraggiosa allo stesso tempo, che ha a cuore la vita del popolo e ricerca la giustizia sociale.
In conclusione, questo live action è sicuramente un film divisivo, che si distacca dall’immaginario classico a cui siamo abituati, ma che rispecchia il contesto sociale in cui viviamo attualmente ed è rivolto in particolare modo al nuovo pubblico, quello più giovane, dimostrando di aver compreso la continua metamorfosi del linguaggio cinematografico.
Rebecca Russo