
La mostra Nafas, a cura di Camilla Boemio, segna la prima esposizione romana dell’artista malesiano Kamal Sabran. L’inaugurazione si terrà lunedì 3 marzo 2025, dalle 18:00 alle 20:30, presso la Galleria BRUNO LISI. Il pubblico potrà visitare l’esposizione dal 3 al 21 marzo 2025, con aperture dal martedì al venerdì, dalle 17:00 alle 19:30. Il progetto grafico della mostra è stato curato da Gabriele Mizzoni, mentre un ringraziamento speciale va alla Cantina Le Caniette per il supporto offerto.
Il titolo Nafas, che in malese significa “respiro”, è profondamente simbolico e stratificato nel significato. Rappresenta la vita, il movimento, il ritmo e le forze invisibili che sostengono l’esistenza. Nella sua semplicità, il termine evoca un senso di connessione tra la natura e l’esperienza umana. Il respiro, infatti, è anche un atto di memoria: i video dell’artista catturano paesaggi antichi, ma in continua trasformazione, proprio come i ricordi trasportati dal vento o il silenzioso soffio della terra in attesa di rinnovamento.
Sabran è stato uno degli artisti presentati nella mostra Pera + Flora + Fauna. The Story of Indigenousness and The Ownership of History, evento collaterale ufficiale della 59ª edizione della Biennale di Venezia (2022), commissionato da PORT e dal Governo dello stato di Perak, Malesia.
L’esposizione si compone di due opere video: Ssegar Angin, presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 2022, e Bendang, un video inedito.
Come il respiro sostiene la vita, Ssegar Angin e Bendang esplorano l’interconnessione tra l’essere umano e la natura. L’aria mutevole, i campi ondeggianti, i cambiamenti di luce e consistenza ci ricordano che tutto respira all’unisono, in perfetta armonia.
In Ssegar Angin, Sabran crea un fluido arazzo in movimento attraverso il suono ed un rituale ancestrale, trasportando lo spettatore lungo le correnti del fiume Perak, nella città di Ipoh, in Malesia. L’opera nasce dall’acqua, superficie riflettente e in continua trasformazione, e dallo spirito senza tempo delle tradizioni curative malesi. Il video cattura sia la dimensione fisica che quella simbolica della natura: l’acqua increspata diventa specchio della trasformazione interiore, un palcoscenico vivente in cui gli elementi si reinventano come agenti di guarigione. Questa connessione con il mondo naturale è parte integrante della performance, suggerendo che il restauro ed il rinnovamento siano tanto parte del paesaggio quanto dello spirito umano.
La seconda opera proiettata, Bendang, si snoda come un’odissea visiva attraverso i campi di riso di Ipoh, dove la terra e l’aria si fondono con il battito antico del rituale culturale. Diretto da Kamal Sabran in collaborazione con la coreografa Aida Redza, questo video trascende i confini convenzionali della performance, intrecciando movimento, spazio e suono in un’opera pulsante di energia.
La coreografia di Aida Redza è un dialogo vibrante tra fluidità e precisione: ogni gesto, spontaneo o raffinato, rispecchia il ritmo eterno della natura. Il suo stile, una combinazione di vulnerabilità e forza, trasforma il corpo in un mezzo di espressione capace di evocare il passato e proiettarsi nel presente. Nelle sue mani, il palcoscenico diventa una tela su cui convergono sussurri di antichi riti e memorie di guarigione che da sempre nutrono lo spirito culturale.
A sostenere questa danza evocativa, vi è un paesaggio sonoro sperimentale dominato dal suono dell’harmonium. Le sue vibrazioni profonde, rielaborate attraverso innovative manipolazioni sonore, creano un tessuto sonoro ipnotico. Il suono dell’harmonium pervade l’ambiente, tessendo un dialogo sottile ma persistente con la performance. Il risultato è un ponte sonoro tra la terra e la coscienza interiore, una connessione tra il battito pulsante dei campi di Ipoh e le profondità della percezione umana.
Ambientato tra i vasti campi di riso, Bendang è un omaggio ed una reinterpretazione del patrimonio culturale malese. La visione registica di Kamal Sabran trasforma il paesaggio in un narratore attivo, capace di raccontare le fasi di crescita, decadimento e rinascita, metafora del ciclo eterno della vita e dello spirito umano. In questa danza tra immagini e suono, ogni movimento e ogni nota diventano meditazione e trasformazione.
Con Bendang, l’artista invita il pubblico a riscoprire il potere curativo dell’arte, a riconnettersi con le forze primordiali che modellano la nostra esistenza, risvegliando energie sopite dentro di noi. Questa fusione di poesia visiva e sonorità sperimentali si manifesta come un rituale luminoso di rinascita, dove tradizione ed innovazione si fondono in una danza senza tempo, ma profondamente radicata nel presente.
Biografia dell’artista
Kamal Sabran è un ricercatore e artista multidisciplinare visionario, la cui pratica abbraccia suono, musica, tecnologia e scienze della salute. La sua ricerca fonde tradizione e innovazione, reinterpretando strumenti musicali e rituali di guarigione malesi attraverso un linguaggio contemporaneo e sperimentale.
Docente senior presso la Universiti Sains Malaysia (USM), Kamal integra un rigoroso approccio accademico con la pratica artistica, esplorando il potenziale terapeutico dell’arte nel migliorare il benessere mentale e la funzione cognitiva.
Fondatore del collettivo Space Gambus Experiment e della Ipoh Experimental Art School, ha collaborato con ospedali, università e istituzioni culturali, promuovendo l’arte come strumento di guarigione, innovazione e conservazione del patrimonio.
Nel 2015, è stato selezionato per una residenza presso il 18th Street Art Center di Santa Monica, USA. Tra i suoi progetti interdisciplinari più innovativi figurano:
- Totsu-Totsu Dance Research (sostenuto dal Governo del Giappone, 2022)
- Music for Mental Health (in collaborazione con Langdon Hospital, Inghilterra, 2021)
- Sound-Dance for Dementia Patients (finanziato dal Japan Foundation Grant, 2020)
- The Healing Art Project (sostenuto dal Ministero delle Comunicazioni della Malesia, 2020)
Tra i suoi riconoscimenti più prestigiosi spicca il Jury Grand Prix al 24° Shanghai International Film Festival (2021) per la colonna sonora del film Barbarian Invasion.
Daniele Milillo