Al Teatro Petruzzelli di Bari è il giorno dell’attesissima Prima di “Rigoletto” di Verdi con la regia di John Turturro

Fra gli appuntamenti più attesi e prestigiosi della “Stagione d’Opera e di Balletto 2024” della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari, questa sera, venerdì 7 giugno alle ore 20.30, debutta Rigoletto di Giuseppe Verdi per la regia di John Turturro (repliche domenica 9 giugno alle 18.00, martedì 11 e mercoledì 12 giugno alle 20.30 e giovedì 13 giugno alle 18.00).

Renato Palumbo, bacchetta verdiana d’eccezione, condurrà l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli. Maestro del Coro Marco Medved. L’allestimento della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, ripreso da Cecilia Ligorio, ha le scene di Francesco Frigeri, i costumi di Marco Piemontese, il disegno luci di Alessandro Carletti, le coreografie di Giuseppe Bonanno.

A dar vita allo spettacolo: Valerio Borgioni (Il Duca di Mantova 7, 9, 11, 13 giugno), Antoni Lliteres (Il Duca di Mantova 12 giugno), George Petean (Rigoletto 7, 9, 11, 13 giugno) Min Kim (Rigoletto 12 giugno), Giuliana Gianfaldoni (Gilda 7, 9, 11, 13 giugno) Claudia Urru (Gilda 12 giugno), Marco Spotti (Sparafucile), Daniela Innamorati (Maddalena), Simona Di Capua (Giovanna), Andrea Comelli (Monterone), William Hernandez (Marullo), Lorenzo Mazzucchelli (Il Conte di Ceprano), Sara Rossini (La Contessa di Ceprano, Paggio della Duchessa), Saverio Fiore (Matteo Borsa), Pasquale Arcamone (Usciere di Corte).

Il Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratti dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo fu rappresentato per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia, l’11 marzo del 1851.

Pochi i posti ancora disponibili al Botteghino del Teatro Petruzzelli e su www.vivaticket.it.

Il Botteghino del Petruzzelli è aperto il lunedì dalle 10.00 alle 14.00, dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10.00 alle 13.00. Informazioni: 0809752810.

Il grande attore e regista John Turturro ha detto della sua produzione: “Per una coincidenza, quando sono stato contattato per Rigoletto, stavo lavorando a una nuova sceneggiatura per un progetto in cui la musica di Verdi era di fondamentale importanza. Si trattava di una storia operistica che parla di amore e gelosia in seno a una famiglia, ispirato all’Othello di Shakespeare e a quello di Verdi. Dirigere Rigoletto mi sembrava un nuovo passo molto naturale nella mia educazione – o avventura – musicale italiana. Ho tuttavia ancora molto da imparare. Ho firmato regie teatrali, ma prima di allora non ne avevo mai firmate per l’opera. Rigoletto è un capolavoro fantastico e ho tentato di rendere giustizia al materiale privilegiando i dettagli umani, senza tentare di reinventare qualcosa che non esiste o di portare un punto di vista moderno senz’altro scopo che la ricerca della novità; ho preferito invece scandagliare le profondità del dramma. La musica è così bella. Posso solo immaginare l’emozione di chi la sente per la prima volta. L’opera è stata composta quando il pubblico era abituato a concentrare la propria attenzione per un tempo più lungo, prima dell’invenzione della tecnologia. In essa sono contenute bellezza, amore, aspettative, oscurità, luce, sacrificio ed egoismo: tutti sentimenti contrastanti, che si traducono nella ricchezza di contraddizioni propria della vita vera. Abbiamo lavorato moltissimo sulle scene per ottenere un risultato il più possibile spoglio, minimale, privo di barocchismi sia interpretativi, sia di realizzazione. La storia si svolge verso la fine del XVI secolo, l’epoca di Cagliostro, della massoneria e dell’occultismo, in un palazzo rinascimentale in rovina. Marco Piemontese ha creato dei costumi che paiono usciti da un’oscura storia gotica. I personaggi sono rappresentati in modo semplice ma non semplicistico, con l’obiettivo di renderli più facilmente identificabili dal pubblico. L’unico colore che appare sempre in primo piano è il rosso che fa il suo ingresso improvviso quando Monterone lancia la sua maledizione, rosso che non a caso viene indossato anche dai due responsabili della morte di Gilda, Maddalena e Sparafucile. I fiori rossi sul vestito di Gilda diventano via via più grandi, man mano che la fanciulla si avvicina al fatale incontro con il suo tragico destino. Lo scenografo Francesco Frigeri si è impegnato a ridurre la scena alla sua potente essenza, fatta di pochi elementi che suggeriscono le vite intime dei protagonisti: la nostra idea è quella della sottile decostruzione del mondo realistico, per aiutare i personaggi ad emergere nel modo più umano possibile, lasciando che la storia e la musica si dispieghino, senza aggiunta di orpelli, nel loro pieno potere.

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