Nove anni di inclusione, contaminazione e condivisione: quando i confini sono il mezzo per aprirsi all’altro e diventano amabili. Intervista a Francesco Mongiello, ideatore della rassegna letteraria “Amabili Confini” dedicata alle periferie urbane e sociali di Matera

Devo ammettere che ho una personale propensione all’ascolto: per raccontare un evento o una realtà culturale preferisco cercare un punto di vista che sia a me estraneo. Nel caso di Amabili Confini, poi, non potevo non incontrare Francesco Mongiello, direttore artistico dell’Associazione omonima, presieduta da Selena Andrisani, che è un amico ma è soprattutto l’ideatore di questa manifestazione dedicata alle comunità e alla scrittura. Amabili Confini non è solo una rassegna letteraria, è un progetto di rigenerazione sociale delle periferie di Matera mediante la narrazione, è un progetto che pone al centro la cultura come motore di sviluppo e il racconto corale per colmare il deficit di partecipazione dei cittadini, stimolando la comunità a ritrovarsi, a riconoscersi e a identificarsi in un luogo.

Amabili Confini 2024, con il tema ‘Oblio’, si tiene dal 16 maggio al 13 giugno, con un’anteprima il 2 maggio ed un fuori programma, Amabili Confini Off, il 20 giugno e quest’anno ospita Emanuele Trevi, Isabella Leardini, Matteo Nucci, Francesco Pacifico, Giuseppe Genna, Lisa Ginzburg, Marco Malvaldi.

Ho incontrato Francesco in piazza Vittorio Veneto in un raggiante pomeriggio di maggio mentre intorno a noi sciamavano i turisti e la città iniziava a cullarsi sotto il movimento lento dei passi di chi per la prima volta si affaccia dal belvedere Guerricchio e resta spaesato davanti alla bellezza antica di Matera.

Allora Francesco, mi racconti come nasce Amabili Confini e com’è cambiata in questi anni – quasi dieci – questa iniziativa?

Come sai, sono un lettore avido e anche in questo caso il desiderio di realizzare questo progetto è nato leggendo, come tutte le idee importanti nel corso della mia vita: si è aperta una porta, si è accesa la famosa lampadine e mi sono detto ‘beh questa cosa si potrebbe tranquillamente realizzare’, stavo leggendo un saggio di Remo Bodei che conteneva la parola ‘confini’ alla quale ho pensato di associare un’altra parola che racchiudesse il senso di questa iniziativa, ‘amabili’ perché il superamento del nostro confine serve per andare incontro all’altro e incontrare l’altro è sempre bello e amabile. Quando ho pensato alla parola ‘confini’ ho immediatamente pensato ai quartieri di Matera poiché fino ad allora le iniziative più importanti si svolgevano quasi esclusivamente nel centro storico della città ed erano poche le associazioni che organizzavano iniziative nei quartieri ma ho pensato alla metafora del ‘confine’ anche come limite da superare e che è bello superare per aprirsi alla diversità, alla pluralità, questa è una cosa che mi ha sempre affascinato, la possibilità di confrontarmi con altre realtà e altre persone per me è stato sempre motivo di arricchimento e quindi ho voluto portare questa mia convinzione in questa iniziativa. Quindi mi sono detto ‘innanzitutto cerchiamo di valorizzare la memoria e la storia dei quartieri di Matera però cerchiamo di rendere innanzitutto protagonisti i residenti dei quartieri attraverso le loro storie e i loro racconti.

Nel 2016 c’è stata la prima edizione di Amabili Confini a cui hanno partecipato dei nomi importantissimi: Michele Mari, Giuseppe Scaraffia, Diego de Silva, Andrea Tarabbia e Michela Murgia che portammo nel cortile dell’ex ospedale San Rocco, pieno zeppo di persone, è stata un’esperienza per me molto toccante. Ho avuto modo di conoscere la personalità straordinaria di Michela Murgia, non ho mai più conosciuto una persona di un’intelligenza così acuta, con un senso dell’umorismo straordinario, una personalità davvero fuori dal comune.

Ma come facevi a convincere queste personalità a partecipare ad un evento sconosciuto e oltretutto a titolo praticamente gratuito?

Semplicemente inviando una breve presentazione del progetto, che li colpiva particolarmente per l’originalità e per il fatto che non fosse una rassegna dedicata principalmente agli scrittori importanti. So che questo aspetto può risultare strano, ma nella nostra rassegna in primis ci sono i residenti con le loro storie e in seconda battuta gli scrittori: Amabili Confini non è una passerella per mettere in mostra gli scrittori e i loro libri ma è un modo per creare e rafforzare il senso di appartenenza degli abitanti alla comunità e per rimuovere quelle barriere – elitarie – che spesso allontanano i cittadini da questo tipo di eventi. Nel caso di Amabili Confini invece quando portiamo questi nomi di respiro nazionale nei quartieri si ricrea il senso di solidarietà che era proprio dei vicinati nei Sassi (il vicinato è quel gruppo di famiglie le cui case sono disposte in modo di affacciarsi su una delimitata area comune, cortili a pozzo o recinti tipica dei rioni Sassi e in cui la vita familiare di ogni nucleo è in stretta relazione con la vita del vicinato. Il vicinato non è solo una particolare conformazione topografica ma è una vera e propria organizzazione sociale in cui è presente una ricca reciprocità e una mutualità dinamica ndr), capita per esempio che al termine degli incontri i residenti offrano un buffet fatto in casa, con tavoli e tovaglie di casa, in cui si crea un’atmosfera bellissima e di grande intimità e autenticità.

Quindi riuscite ancora, dopo nove anni, a mantenere quel senso di autenticità che forse Matera sta perdendo, almeno nel centro storico…

È questo lo sforzo che cerchiamo di compiere tutti gli anni, anche se non sempre è facile coinvolgere i residenti perché è necessario un lavoro di promozione della rassegna molto tempo prima con il sostegno dei comitati di quartiere – che non sempre sono presenti – o con le associazioni di quartiere. Ad esempio per l’incontro di inaugurazione di questa edizione che sarà a Villalongo ci siamo avvalsi dell’aiuto dell’associazione anziani del quartiere, un’associazione veramente dinamica e operativa che ci aiuta con la promozione affiggendo i manifesti in tutto il quartiere, parlando con i residenti del quartiere e convincendoli a partecipare alle attività di Amabili Confini. È questa la sostanza di questa iniziativa: innanzitutto i residenti, innanzitutto le loro storie, anche se spesso a partecipare sono persone che si cimentano per la prima volta nella scrittura di un racconto breve o di una poesia; e poi, in seconda battuta, gli scrittori di fama nazionale.

Cioè?

La prima parte di ogni incontro è dedicata alla lettura dei testi selezionati tra tutti quelli pervenuti per il quartiere di riferimento, si crea così un’atmosfera di grande apertura e condivisione, lo scrittore si interessa alla vita e agli interessi di queste persone conversando ‘amabilmente’ con loro. Gli scrittori invitati sanno già che il loro momento arriverà dopo quello dedicato ai residenti e questa è la cosa che – può sembrare paradossale – apprezzano di più perché non capita quasi mai che si attivi un confronto sullo stesso piano con dei neofiti, di solito sono abituati ad incontri molto più formali; nei nostri incontri cerchiamo invece di ridurre al massimo le distanza tra scrittore e residente, le sedie sono quasi a ridosso dello scrittore, non ci sono tavoli, palchi o barriere, la sedia dello scrittore è a due passi dal pubblico.

Guardando a tutte le edizioni che hai organizzato e vissuto dal 2016, cosa pensi sia cambiato in questi anni?

Beh, sono cambiate tante cose, è stato un viaggio fatto con una valigia che si è arricchita e continua ad arricchirsi di tante cose, ad esempio dal 2018 Amabili Confini è diventata una rassegna itinerante: nel 2018 abbiamo fatto un primo esperimento pilota a Pisticci che è andato benissimo, nel 2019 siamo stati in ben quattro comuni della provincia di Matera: Irsina, Miglionico, Montescaglioso, Policoro e nel 2020 stavamo per approdare in Puglia, ad Altamura, ma ci ha fermati la pandemia di COVID 19. Per il 2020 e il 2021 abbiamo comunque portato avanti la rassegna con gli incontri in streaming per dare continuità alle attività ed è stata un’esperienza ricca di contenuti, nel 2022 abbiamo ripreso gli incontri in presenza e quest’anno riusciremo finalmente ad arrivare ad Altamura dove abbiamo creato questo connubio con l’associazione Spiragli e dove il 7 giugno porteremo Giuseppe Genna.

E poi in questi anni è aumentato tanto il lavoro con le scuole, che sono uno dei protagonisti di questa rassegna a cui teniamo in particolar modo. Negli anni, abbiamo cercato di coinvolgere sempre più ragazzi attraverso la raccolta dei loro testi, abbiamo cercato di coinvolgerli sempre di più sui temi di ogni edizione e abbiamo ricevuto sempre una risposta stupenda, abbiamo creato un gruppo di studenti delle varie scuole che ci danno una mano nella logistica e quest’anno hanno creato un podcast molto scanzonato, che hanno chiamato ‘Sconfinati’, e con il quale interagiranno con gli ospiti di questa edizione. Da alcuni anni poi stiamo portando i nostri scrittori nelle scuole ma, non avendo il liceo di Matera un’aula magna abbastanza capiente per accogliere tutti i ragazzi che vogliono partecipare, che sono almeno 200, ci spostiamo all’aperto: abbiamo cominciato con Donatella Pirro e l’anno scorso abbiamo coinvolto Giordano Meacci, anche questi non sono incontri sui lavori degli scrittori coinvolti ma su temi che riguardano la letteratura, l’anno scorso Meacci ha parlato del ‘fascino della letteratura’ mentre quest’anno Francesco Pacifico si confronterà sull’esperienza di ‘Libri per adulti’ (il podcast prodotto e realizzato con RadioRai ndr) con i ragazzi delle scuole superiori di Matera.

A questo proposito ti chiedo: dal tuo punto di vista, qual è il rapporto che gli adolescenti hanno oggi con i libri e la letteratura?

In realtà questo è un tema che mi preoccupa molto, in questi anni ho conosciuto tantissimi ragazzi e ho notato una differenza tra generazioni: nelle generazioni passate mi capitava di confrontarmi con ragazzi di un certo spessore culturale, ne ho conosciuti tanti, e mi accorgevo del loro retroterra culturale leggendo i loro racconti, racconti scritti veramente molto molto bene. Oggi invece il lessico dei ragazzi si è impoverito notevolmente, e dico questo con grande dispiacere e rammarico, hanno problemi anche con i segni di interpunzione e a volte ti sfugge il senso di quello che vogliono trasmettere e questa mia riflessione è stata suffragata anche dal confronto con i docenti. Attraverso Amabili Confini cerchiamo di farli avvicinare quanto più possibile ai libri ma – purtroppo – continuano ad esserci scuole di serie A e scuole di serie B per cui al liceo trovo un certo humus che – purtroppo, ripeto – manca in altre scuole ma noi siamo ostinati e continueremo a promuovere la lettura in tutte le scuole. Altra novità del 2024 dedicata agli studenti: abbiamo ideato un concorso di scrittura dal titolo ‘I colori dell’immaginazione’, abbiamo cioè associato un colore ad ogni genere letterario e abbiamo portato questo progetto in cinque scuole nelle quali hanno aderito centoventi studenti, molti hanno scelto il colore rosso, legato al memoir, e il colore rosa, il romance, che va alla grande. All’interno delle scuole abbiamo formato una commissione formata da studenti e da un docente che avranno il compito di scegliere 5 racconti e inviarli alla nostra Associazione, noi a nostra volta ne abbiamo scelto uno per ogni genere letterario promuovendo la premiazione di ogni categoria durante gli incontri nei quartieri.

Per il primo incontro di quest’anno il 16 maggio, avete scelto una donna, una poetessa – Isabella Leardini – che parla di altre donne, poetesse, spesso dimenticate dal canone e ancor più dimenticate nei libri scolastici in cui è sempre difficile arrivare a studiare analiticamente la letteratura e la poesia del ‘900.

L’intento di portare un poeta o una poetessa all’interno del programma di Amabili Confini nasce da un fatto oggettivo: ogni anno aumenta sempre di più il numero di poesie che arrivano nella casella email di Amabili Confini e così abbiamo cominciato invitando Mary Barbara Tolusso, poi sono arrivate Laura Pugno e lo scorso anno Maria Grazia Calandrone, tutte loro hanno incontrato di volta in volta le autrici e gli autori delle poesie scelte per ogni edizione. La raccolta di Isabella Leardini scelta per l’edizione di quest’anno raccoglie i lavori di una serie di poetesse che sono state lasciate fuori dal canone poetico nonché trascurate dai programmi didattici, così come accade ai grandi nomi del Novecento: nelle scuole non si parla di Caproni, di Sandro Penna solo per citarne alcuni, sono autori considerati dei fari per ogni generazione di poeti.

Per finire, entriamo ancora un po’ nel backstage della rassegna: come vengono scelti gli autori invitati ogni anno?

Gli scrittori vengono scelti secondo parametri abbastanza precisi: innanzitutto, ovviamente, leggo i loro libri, ma l’altro aspetto molto importante di cui teniamo conto è la loro capacità di entrare in empatia con una platea eterogenea, all’interno della quale potranno trovare il lettore appassionato così come chi non ha mai letto un libro. Per tenere desta l’attenzione di un pubblico così variegato bisogna essere dei bravi divulgatori, bisogna usare un linguaggio molto semplice e diretto per far vibrare le corde più profonde di queste persone, una cosa che finora fortunatamente è sempre accaduta.

e anche qui ‘prima la persona dell’opera’…

Esattamente, ‘prima la persona dell’opera’…per citare Brodskij che, a proposito della poesia, la definiva ‘un acceleratore mentale’ ecco: se la poesia è un acceleratore mentale, Amabili Confini rappresenta ormai un acceleratore di socialità, quando ci sono questi appuntamenti nei quartieri si ricrea questo senso di comunità del quale parlavamo prima e la comunità per noi è fondamentale, non a caso abbiamo pensato a tre parole chiave per descrivere la nostra rassegna: inclusione, contaminazione e condivisione. Inclusione è una parola a cui diamo una grande importanza perché il progetto ha una grande valenza sociale, non a caso lo definiamo un progetto di rigenerazione sociale, dei quartieri ma non solo, parliamo anche di periferie sociali e nelle periferie sociali sono ad esempio compresi i detenuti della casa circondariale di Matera che partecipano con i loro testi, tanti, attraverso le loro parole riescono a superare i confini entro cui sono rinchiusi – facendoli diventare amabili – e poi, da qualche anno a questa parte stiamo organizzando anche alcuni incontri all’interno del carcere dove abbiamo già portato Pierpaolo Vettori e Carmen Verde, quest’anno sarà Marilù Ardillo responsabile comunicazione della fondazione Casillo, a vivere questa esperienza. Marilù Ardillo ha raccolto in un volume lettere che persone comuni hanno deciso di scrivere a detenuti sconosciuti, sono circa 100 lettere, lettere molto intense e toccanti, che i detenuti di Matera hanno letto intessendo un dialogo veramente emozionante.

Lascio Francesco e, con un spirito lieto, torno a mischiarmi nella folla di maggio. Questa chiacchierata mi ha dato la misura di quanto le parole siano un mezzo importante per superare i nostri limiti – siano essi concreti o emotivi – e soprattutto quanto siano importanti le persone per rendere i nostri confini amabili.

Simona Irene Simone
Foto dal web

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