La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Pisa

Il Bari tra la via Crucis e la resurrezione calcistica: un’analisi amara ma necessaria.

Non si poteva dire che quella di sabato fosse l’ultima spiaggia perché per la matematica c’è ancora del tempo, ma se non altro potevamo paragonarla alla quintultima stazione della via Crucis, una stazione da dove attingere forze ed energie per scendere e fuggire dalla carrozza come un codardo che fugge dalla volontà divina, o proseguire mestamente nel calvario fino alla croce. Bari con maglietta grigia e Pisa con quella gialla, ovvero come snaturare la storia e i colori sociali.

Eppure, nonostante le aspettative di una reazione positiva senza Iachini, il pareggio contro il Pisa ha deluso, prova che non è con gli scioperi che si smuovono le acque differentemente dagli scioperi seri grazie a i quali, spesso e volentieri, chi protesta riesce ad ottenere qualcosa.

Una vittoria avrebbe messo a posto tutti, squadra, ambiente e società, fatto sta, che il Bari è ancora zavorrato laggiù in fondo in pieno guado playout e la classifica è sempre la stessa, una classifica che mette i brividi addosso solo a vederla. Anche dal punto di vista mentale, la squadra mostra atteggiamenti non meglio interpretabili dal momento che ostenta dei tempi interi di vuoto assoluto e buone mezz’ore giocate con più piglio, nulla di che, naturalmente. E i limiti tecnici, tattici e strutturali si notano in tutto il loro splendore, limiti anche fisico-atletici, del resto i numeri non mentono mai. Se il Bari è laggiù un motivo ci sarà, ed il motivo è che, ormai lo diciamo da sempre, questa rosa è di qualità nettamente bassa, del tutto molto più debole di quella dello scorso anno.

Un punto, quello di sabato, conquistato in rimonta, terzo nelle ultime nove gare giocate, così, giusto per precisare, un andamento non da retrocessione ma da ultima in classifica magari già matematicamente retrocessa e senza alcuna speranza di rimonta. Perché i numeri sono drammaticamente evidenti.

Senza Iachini si diceva che occorreva verificare come avrebbe potuto reagire la squadra, una squadra finalmente slegata da una catena tecnica e, secondo la squadra, ai limiti della sopportazione. Cosa è cambiato? Nulla praticamente, anzi no, quantomeno il Bari è riuscito a riacciuffare il pareggio nel secondo tempo giochicchiando meglio rispetto al primo che è assomigliato moltissimo alle gare contro la Reggiana, Ternana e Spezia dove non ha mai tirato in porta. Nessun dubbio sull’impegno dei giocatori, i problemi sono altri in questa annata disgraziata correlata da obbrobri ed orrori in ogni partita, amnesie, sbagli, errori, insomma un museo vero e proprio degli orrori come tanti se ne trovano in giro soprattutto nei paesi turistici.

Un gol subito ancora una volta ad inizio gara è il segnale forte della trance agonistica in cui questa squadra si è infilata, una squadra capace di lasciare fare al Pisa tutto ciò che voleva, giocare, entrare come un coltello nel burro della trequarti barese e della difesa sempre addormentata nel bosco, ferma e paralizzata dalla paura e in totale confusione Non ho visto nemmeno una bozza di gioco tale da prendere nota nel mio taccuino. Anche questa è l’amara verità. Il Bari, come sempre gli è capitato, ha fatto sembrare il Pisa, una squadra assai modesta, il Barcellona o se volete il Manchester City, abile a fare il caterpillar davanti ad un Bari assai spento. Questa la sintesi del primo tempo, un primo tempo davvero imbarazzante col Bari immobile e col Pisa coi galloni sul petto quasi fosse la prima in classifica con un centrocampo carro armato, dinamico, anche se con una difesa tutt’altro che accorta e tranquillizzante anche perché pure per il Pisa i numeri parlano chiaro in termini di gol subiti che non sono pochi. E ciononostante, la difesa pisana fino al 40′ è rimasta inoperosa, ferma, senza mostrare alcuna preoccupazione mentre il centrocampo e l’attacco hanno fatto quel che hanno voluto. Col Bari che, nonostante le due ali Morachioli e Kallon, ha inciso poco o nulla, con Puscas ancora fermo sui propri piedi, incapace pure di gestire un pallone a centrocampo e con Brenno che ha messo paura a tutti con uscite a vuoto ed orrori col pallone. Sibilli, non nel suo ruolo, ha fatto quel che ha potuto tra le linee. Sul finire del tempo abbiamo visto qualcosa in più, quasi come se il Bari stesse ancora in fase di sbadiglio e non in quella del risveglio. Poi nel secondo tempo abbiamo visto una reazione figlia del risveglio dopo lo sbadiglio di cui ho accennato, ma di tirare in porta non se ne è parlato.

E’ caduto dal cielo un rigore, netto per carità, con inevitabile suspance dovuta alla necessità di interpellare il Var a cui son seguiti momenti di alta tensione in campo e sugli spalti (ne hanno fatto le spese Polito ed un tecnico panchinaro del Pisa), finché il rigore non è stato accordato ufficialmente. Occorre dire bravo a Puscas che, in un’atmosfera surreale e di alta tensione, non si è lasciato influenzare dall’ansia realizzandolo con freddezza, calma e bravura come nei migliori dei rigori: palla da un lato e portiere dall’altro.

E da lì che è cominciata un’altra partita. Il Bari ha cominciato a costruire qualcosa, qualche palla gol però puntualmente sbagliata prima da Sibilli poi da Kallon e dopo da Nasti, anche se c’è da dire che il loro portiere brasiliano è stato molto bravo a sventare i pericoli. Nicolas David Andrade, questo il suo nome, davvero un bel portiere non certo dai costi elevatissimi e sicuramente non impossibile da ottenere, ma tra le due sambe brasiliane si è preferita quella di Brenno. Che dobbiamo fare, così è andata quest’anno.

Puscas ha perso molti palloni da quando sta a Bari, e Di Cesare, sull’ennesimo pallone perso a centrocampo che poteva costare molto caro, lo ha rimproverato giustamente, non una bella scena da vederesi ma, se non altro, ha evidenziato il clima tutt’altro che distensivo che regna nello spogliatoio dopo i vari litigi tra di loro e quelli con gli allenatori. Poi, però, c’è l’altra faccia della medaglia del calciatore rumeno, che sarà pure la nostra disperazione, ma è l’unico attaccante che fa e che può far gol. Con quel pallone sul dischetto che pesava un quintale ha tenuto col fiato sospeso tutta Bari, per fortuna lo ha trasformato con fermezza e precisione chirurgica. Occorre tenerlo in campo, sempre, anche se è fa incazzare. Se abbiamo qualche speranza di salvarci questa è disegnata sui piedi di Puscas anche se oggi si fa fatica a dargli la sufficienza, ma lui almeno segna. Perché questa è la verità. Come lo si può sostituire?

L’impressione è che sabato sia passato uno degli ultimi tram per la salvezza ed il Bari non ne ha approfittato per salirci su in pieno, ma quantomeno ci è rimasto aggrappato un po’ come quei ragazzini, in canottiera, di Bari degli anni ’60 e ’70 che si aggrappavano al retro delle filovie.

I giocatori, Maita in particolare, si sono aggrappati al secondo tempo che, in effetti, ha dato adito a tenui e timide speranze, ma non possiamo nascondere la polvere sotto al tappeto perché certe prestazioni, certi primi tempi e certi secondi tempi da orrore, una difesa eternamente ballerina, un centrocampo che non fa mai filtro e che non propone, Maita oggi si e domani no, i gol subiti nei primi minuti, non si possono fare a meno di evidenziare. Il Bari è da inizio stagione che sta proponendo orrori su orrori e le cause sono da ricercarsi nella assoluta mancanza di personalità, qualità e determinazione. Cambiare ben quattro allenatori non è servito a nulla. Se uno nasce tondo non può morire quadro, non c’è niente da fare.

Ora ci aspetta un campionato nel campionato, sabato prossimo tra Ternana – Ascoli e Cosenza – Bari, una giornata cruciale per il Bari che deve compiere una vera e propria impresa a Cosenza se vuol sperare nella salvezza diretta. E non basterà nemmeno.

Siamo a quattro giornate dalla fine, il Bari è quart’ultimo e le paure e il terrore serpeggiano tra i tifosi insieme a tanti interrogativi a cui temo non ci sarà mai risposta.

Sono tempi difficili, ma è proprio in situazioni come queste che si può trovare la forza per risorgere. Come recita il poeta T.S. Eliot, “Solo coloro che osano sbagliare grandemente possono ottenere grandi cose“. Il Bari ha ancora la possibilità di compiere un’impresa, ma sarà necessario un impegno totale da parte di tutti.

Massimo Longo

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