La settimana sportiva: l’analisi di Como – Bari

Il declino del Bari: riflessioni su una stagione fallimentare.

La principale falla del Bari potrebbe essere stata prendere con troppa serietà una competizione che ha messo in luce tutte le deficienze del team. Il confronto con il Como non è stato solo una serie di sfortunate coincidenze, ma il simbolo di un divario qualitativo enorme tra le due formazioni, con il Como ormai in rotta verso la promozione diretta. Questo incontro ha sancito non solo la supremazia del Como in termini di talento individuale e di gioco di squadra, ma anche le profonde lacune del Bari.

Il Bari, che un tempo competeva al livello dei club più forti, è ora visibilmente ridotto a un ruolo marginale, come dimostrato dal comportamento e dalle prestazioni sul campo. Pur mostrando a tratti dedizione e serietà, il Bari non ha mai veramente impressionato né dominato, pervaso da una diffusa mediocrità che ha costantemente suggerito che le cose stessero andando male.

La sfida contro il Como ha rivelato numerose carenze tecniche e tattiche, con fallimenti sia in difesa che in attacco che hanno caratterizzato la stagione del Bari. L’omissione di Zuzek nel marcare Gabrielloni è solo uno degli errori ricorrenti in questa stagione. Anche il mancato gol di Puscas a partita in equilibrio non è solo questione di sfortuna; è piuttosto indicativo di una squadra che ha lottato costantemente per segnare durante tutto il torneo.

Iachini ha lanciato Pissardo al posto di Brenno, un altro segnale del fallimento del mercato estivo ed invernale, sono scelte che hanno accentuato la disorganizzazione e l’assenza di una direzione chiara, poi ha schierato Bellomo dietro le punte (era ora) salvo poi farlo uscire, proprio lui che fino a quel momento era stato il migliore in campo (altro errore su errore, e basta per favore con la storiella del cartellino giallo oggetto di una possibile espulsione per il quale sarebbe opportuna la sostituzione, stiamo parlando di professionisti pagati profumatamente anche a rischio di espulsioni), e Zuzek e Matino con Vicari in difesa. Con lo sloveno al suo ennesimo errore da quando gioca a Bari. Una società appena appena seria, non dico ambiziosa, se ne sarebbe disfatto non oggi, ma un minuto dopo il gol di Pavoletti a giugno scorso, inutile prenderci in giro e far finta di tacere, non mi piace mettere la polvere sotto il tappeto, certe cose vanno dette forti e chiare e poco importa se i giocatori ci leggono. Nessuno discute l’uomo, il ragazzo umanamente, ma tecnicamente davvero è un disastro. Idem per Edjouma, Brenno, Guibre, Acampora, Lulic, Puscas, Nasti, qualche riconferma sbagliata (penso a Maita, ormai un lontano ricordo di quello visto fino a gennaio 2023), senza dimenticare Schiedler, Frabotta e i misteriosi Astroglogo e Faggi, tutti “colpi” di Polito di cui dovrà dar conto a fine anno. Pagandone le conseguenze sportive, si intende. E, dunque, nemmeno i cambi hanno fatto gran cosa per cambiare la partita, così come non sono riusciti a cambiare altre partite precedenti e si sa che i numeri non mentono mai.

Esaminando la classifica e le prestazioni del Bari, è difficile non descrivere questa stagione come una delle più disastrose e sfortunate degli ultimi anni. Le dichiarazioni di Iachini al termine dell’incontro, benché riconoscano il rendimento insufficiente, sembrano non aver influenzato positivamente una squadra che persiste nel suo cammino di sconfitte.

Sicché mentre squadre come il Lecco, pur con evidenti limiti, mostrano segni di combattività e impegno, il Bari sembra meritare il suo posto in fondo alla classifica. La città di Bari sta vivendo un dramma sportivo che riflette le difficoltà di un club incapace di ritrovare la propria forma, una situazione che necessita un cambio radicale per sperare in giorni migliori.

Occorre provare a salvarlo il Bari, la matematica è ancora lontana, nessuno ancora lo condanna, ma a condannarlo è l’atteggiamento, la scarsa personalità, il non giocare, il non entrare mai in partita, lo condannano gli errori e gli orrori, per questo ritengo che questo Bari non potrà fare alcun punto con nessuna squadra. Nel Bari la luce si è spenta, e l’elettrocardiogramma ormai è piatto, non dà cenni di risveglio. E’ la testa che non funziona, più che gli schemi e la tattica. Come si può sperare in un risveglio dal coma profondo? Persa per persa la serie B, e visto e considerato che la matematica è ancora debitamente distante dal condannarci, forse varrebbe la pena provare a sostituire Iachini la cui professionalità ed il cui curriculum non sono mai stati in discussione ma, chissà, forse un elettroshock potrebbe rimettere in cammino il Bari che, secondo me, non ha bisogno tanto di imparare a stare in campo disegnando uno schema tattico preciso, quanto di un lavaggio di testa, di un lavoro psicologico perché ormai tempi per esperimenti tattici non ce ne sono più. Chi ricorda di voi quando, a ottobre, intravedendo qualcosa che non andava nella squadra, dissi in TV e scrissi che, forse, era il caso di procurarsi uno psicologo visto e considerato che la squadra stava pagando ancora lo scotto dell’11 giugno? Nessuno mi diede retta ed, anzi, qualcuno mi diede del matto.

Faccio davvero fatica a capire non tanto con chi, con “quale” squadra delle cinque che rimangono, ma “come” il Bari possa fare punti se il Bari è questo, ditemi voi come possa fare anche un solo punto, visto e considerato che le altre cinque, non solo hanno obiettivi specifici da raggiungere ma sono “squadre”, hanno un’anima, hanno personalità, saranno scarse quanto volete, ma il battito cardiaco è elevato, lottano, magari retrocederanno ma lo faranno in piedi non seduti come il Bari. Se si vuol salvare il Bari o quantomeno provare a farlo, bisogna lavorare di testa e sgombrare i fumi che i giocatori hanno in testa. Giampiero Ventura? Boutade quanto si vuole, fake news, va bene, ma ben venga anche lui, ben venga chiunque, anche uno giovane, ma che si abbia il coraggio di farlo. Ora. Subito. Il Bari sta andando alla deriva e di lì a poco affonderà nelle acque gelide e profonde dell’oceano da dove sarebbe arduo, per non dire impossibile, recuperarne il relitto. Che si provi con una scialuppa a rimorchiarlo fino al primo porto disponibile ad ospitarlo. Poi ci sarà modo e tempo per fare considerazioni. E per tirare la linea. Definitiva. 

Non si può rinunciare alla lotta per cambiare ciò che non va. Il difficile, certo, è stare in mezzo alla mischia mantenendo fermo un ideale e non lasciandosi invischiare negli aspetti più o meno deteriori che vi sono in ogni battaglia. Ma alternative non ne esistono“. (Enrico Berlinguer)

Massimo Longo

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