La settimana sportiva: l’analisi di Venezia – Bari

Ormai è diventata una consuetudine parlarne. Con la variante che anche quando lascia un retrogusto di positività (parlo di retrogusto, non di certezze), questo Bari riesce anche a perdere ugualmente. Non solo perde quando gioca male e non tira in porta, adesso comincia a perdere pure quando giochicchia meglio. E allora c’è solo da prendere atto che questa è un’annata disgraziata e sperare non finisca in dramma, perché qui abbiamo già assistito ad un dramma l’undici giugno 2023, vorremmo non assistere ad un altro.

Raccontiamo, dunque, l’ennesima sconfitta stavolta a Venezia dove il Bari è di casa per quanto riguarda i naufragi nel Canal Grande talvolta con conseguenze tragiche, sportivamente parlando, dunque perdere lì non è un dramma, ci sta nella casistica. Fa male, invece, e fa riflettere il modo in cui ha perso, ovvero abbozzando qualche buona trama e tirando qualche volta pure in porta, nulla di che intendiamoci, ma almeno non abbiamo assistito a figuracce come contro la Reggiana, il Sudtirol, il Palermo, la Ternana e contro qualche altra squadra dove non abbiamo registrato nemmeno un tiro degno di tal nome in porta. E se vogliamo andare a fondo, nemmeno le gare contro la Feralpi e contro il Lecco hanno convinto più di tanto, troppa la sofferenza e la pochezza dimostrata in relazione a due squadre che con ogni probabilità retrocederanno.

Poco è cambiato nell’economia del risultato, ha perso ugualmente, e per questo qualche domanda occorre porsela. La classifica, si sa, non mente mai anche quando si grida ai “furti”, al VAR, a qualche punto che si poteva conquistare e che invece si è perso per strada, ma in generale, la classifica è sempre foriera di verità. Il Bari si trova ora con quattro punti di margine dalla Ternana, ovvero dai playout in attesa della gara di stasera dell’Ascoli perché se vincesse, il margine si assottiglierebbe di tre punti con tutte le conseguenze, soprattutto psicologiche, del caso. Insomma la situazione si fa seria e la paura si irradia in città perché a vedere questo Bari, e ripeto questo Bari, non lascia presagire nulla di buono, né un colpo di coda finale.

Dicevo che perdere a Venezia ci sta, il risultato pure credo sia legittimo, il Venezia si è mostrato più forte del Bari (e questa non è una novità: sulla carta potrebbe sembrare che ci siano altre squadre meno forti del Bari ma di fatto, sembrano tutte più forti, classifica alla mano ma soprattutto confrontando la pochezza della rosa barese con quelle agguerrite delle altre).

Quello che dà ai nervi è aver assistito all’immobilismo dei primi venti minuti, e al relativo approccio alla gara al di là della forza dei veneti. Quei due gol in fotocopia provenienti da corner non si devono subire, no. E meno male che si giocava con tre centrali difensivi. E poi non dimentichiamo anche le altre occasioni per arrotondare il vantaggio, ad un tratto mi è sembrato che il Venezia prendesse a pallonate il Bari e che ci volesse il pallottoliere. E questo non si può sopportare né accettare. Scarso senso di posizione in campo, tanti errori ed orrori tecnici e passaggi tutti sbagliati meno che sul finale di tempo quando il Bari ha portato la gara sul binario di un timido equilibrio procurandosi qualche occasione e ottimizzando un errore a centrocampo di Pohjanpalo sul quale Ricci ne ha approfittato per servire l’assist a Puscas che ha accorciato le distanze ma, ripeto, si è trattato di un errore del Venezia, mica di un’azione disegnata e creata. Si, certo, il Bari è stato bravo ad approfittarne ma poi? Errori, orrori, tiri sbagliati e scarsa incisività, e basta per favore a parlare di “tutto sommato stavolta il Bari non ha giocato male”che “dobbiamo ripartire dalla metà del primo tempo”, basta per favore, non se ne può più, basta sentir dire che “dobbiamo crescere, ne abbiamo i margini”: ma cosa vuoi crescere, ancora, ad un mese dalla fine? Questa è la squadra e questi i soldati prescelti per affrontare il campionato. Bisogna fare di necessità virtù e provare a mettere in condizione lo scarso materiale a disposizione di giocare per quelle che sono le loro caratteristiche, anche a costo di arruolare qualche “Primavera” con mille motivazioni dal momento che alcuni titolari non vogliono saperne di gettare sangue. Possibile che in “Primavera” stiamo messi così male da non poterci permettere di mettere in campo qualcuno? A cosa serve insistere con tre centrali difensivi e due centrocampisti? E le due punte – spuntate – senza i quattro esterni d’attacco? Ma come è possibile? È Un’offesa al gioco del calcio. Mignani, come dico da tempo, è stato l’unico a comprenderne i limiti e ottenere il massimo, ma questo evidentemente non è bastato. Al di là dei limiti, ovviamente. Non si è riusciti a cucire l’abito giusto a questo Bari rammendato.

Ora bisogna giocare con la rabbia e con la disperazione di una squadra umile e provinciale, ma il timore è che tra i tanti limiti e difetti ci sia anche la mancanza di umiltà nella rosa.

Il mercato è stato sbagliato da Polito, i soldi sono stati spesi malissimo, perché è vero che De Laurentiis, forse, ha ritirato il braccino dal portafoglio, ma è evidente che i soldi sono stati spesi e tanti: Brenno che è un bravo ragazzo e che forse col tempo si affermerà (qui da noi non convince ancora) è costato un milione e mezzo, mica due euro. Ma, Dio santo, un portiere più o meno dignitoso, magari “secondo” in serie A (ma anche in B), possibile che non fosse disponibile in Italia? Polito ha ritenuto meno importante dotarsi di un centrale difensivo con un quarantenne e due giovani grezzi? Decidendo di fare a meno di un vero bomber, di un Coda – tanto per non girarci intorno – per il cui arruolamento sarebbe bastata la metà di Brenno? Era necessario prendere Menez ormai alla frutta, svogliato e pure con l’eterno piccio? E di Edjouma? Era necessario andare a pescare in Romania per trovare un prototipo, molto vago, somigliante a Folorunsho? E del mercato di gennaio ne vogliamo parlare? E dell’esonero frettoloso di Mignani? Lui, Polito, ci mette la faccia dice spesso, e i tifosi ci rimettono soldi, cuore e anima e fanno veleno. Tanti gli errori di Polito negli ultimi anni: Schiedler, Bosisio, Bellomo ormai in piena panacea barese, Edjouma, Acampora, Aramu che nel Genoa ha visto le gare dalla tribuna, Nasti che può giocare solo in una squadra che lotta per la salvezza visto che non garantisce più di quattro gol a stagione, Menez di cui ho già detto abbastanza, Diaw di cui dico sempre che occorreva, in sede di visite mediche, qualche indagine in più per verificarne lo stato dei muscoli visto che era recidivo a Modena, Di Gennaro due anni fa, Puscas arrivato con dieci chili in più, Kallon, Lulic e Guibre che stanno partendo dalla panchina quando invece avrebbero dovuto essere il valore aggiunto dopo gennaio e che, per inciso, non stanno affatto convincendo nei minuti giocati, altri che giocano col peso psicologico di Bari Cagliari che forse andavano cambiati (vedasi Maita tanto per fare un nome che sembra giocare con ancora delle scorie della finale). Vanno bene i prestiti, Polito fa bene a lavorare con queste formule, i soldi la società li ha pure messi, pochi ma li ha messi (io non sono contrario a questa formula di contratto) perché anche i prestiti hanno un costo e possono rivelarsi vincenti, mica arrivano gratis, oltre agli ingaggi, ma sono stati tutti inutili e dannosi.

L’impressione è che lo scorso anno Polito ci abbia visto bene ma è stato anche molto fortunato perché rispetto a quest’anno, ha speso meno della metà con Benedetti, Folorunsho, Esposito e Cheddira. E poi ci si rinchiude dietro l’alibi degli infortunati: ma chi è Diaw? Maradona? Barreto? Oshimen? E’ solo Diaw, un attaccante bravo da cinque-sette gol (seppure) a torneo che, forse, avrebbe garantito due-tre punti in più, non oltre.

Milioni sperperati per Aramu, Benno, Puscas, Menez, Lulic, Edjouma, Nasti, tutta gente al libro paga di De Laurentiis senza dimenticare i costi degli allenatori. Non si è avuta la lucidità di prendere un difensore decente, avendo la presunzione di essere a posto in difesa, e con “sette attaccanti” che, secondo Polito, bastavano ed avanzavano, e soprattutto di avere una squadra più forte dello scorso anno. Ma quando mai!

Le scelte sono di Polito e ritengo che il maggior responsabile, dispiace dirlo, sia lui, così come i meriti dello scorso anno e del torneo vinto in C, siano i suoi con l’aggiunta di una dose di fortuna, ripeto, al netto del braccino corto della proprietà che pure, conti alla mano, ha speso soldi e non lo si può negare.

Poi certe dichiarazioni del DS come quelle per cui questo è un campionato di transizione pronunciata ad una città che vive di calcio, che porta sessantamila persone allo stadio, che dovrebbe stare in A sempre e a cui, potenzialmente, non manca nulla per spiccare il volo, sono state un cazzotto allo stomaco perché a Bari, in B, si ha l’obbligo di parlare di programmazione per la A e non di transizione, lo si deve fare per definizione. Paradossalmente lo diceva pure Matarrese che garantiva panem et circenses annualmente. Con che spirito i giocatori, sentendo questa frase, poi, sono entrati in campo consapevoli di non ambire a nulla?

Siamo sicuri che Akpa Chukwu sia peggio di Puscas o di Nasti e che D’Achille sia peggio di Zuzek?

Vorrei davvero che questa agonia terminasse presto, che finisca l’incubo trovandoci possibilmente ancora in B.

Massimo Longo

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