La settimana sportiva: l’analisi di Südtirol – Bari

Imbarazzante. Davvero. Forse nemmeno i tempi di Lipatin e di Civero, o comunque i tempi grami di Matarrese dove si assisteva ad annate assai mediocri ai limiti della liceità e, però, si contestava meno di oggi, si possono paragonare a questo anno. Perché una cosa è mettersi l’anima in pace per una improvvisa lotta per la salvezza, può capitare soprattutto quando il Bari è in serie A, un’altra è assistere sconcertati a campionati del genere dove si è capaci di vincere due gare consecutive, peraltro contro le ultime due della classe (è bene precisarlo), e poi si torna a perdere in un modo assolutamente imbarazzante, senza tirare in porta, senza avere alcuna reazione tecnico-psicologica, quasi che in campo ci vadano fantasmi, robot, automi impostati su programmi del nulla, una “deficienza artificiale”, non nel senso di ignoranza, ma proprio nel “deficere” latino, nella carenza strutturale.

Insomma, ci risiamo, nemmeno Iachini ha potuto farci nulla perché a naso, soprattutto chi, come me, ne ha viste tante, sa bene che anche se dovesse tornare a vincere qualche gara, il trend non cambierà, si continueranno a vedere oscenità come quelle viste sabato a Bolzano, inutile pensare diversamente, meglio che ci mettiamo l’anima in pace tutti.

Uno spettacolo indegno, al pari della gara contro la Reggiana o quella di La Spezia, e al pari di tante altre dove il Bari ha tirato mediamente dalle zero alle due volte in porta, naturalmente perdendo la partita o pareggiandola per puro miracolo.

E così non si può andare avanti, almeno a Bari. C’è solo da vergognarsi, perché perdere ci sta, si può pure retrocedere (malauguratamente) come probabilmente toccherà alla Feralpi e al Lecco, ma c’è modo e modo di farlo, magari cadendo in piedi, lottando fino alla morte col coltello tra i denti e non in modo molliccio come sta facendo il Bari. La Feralpi ed il Lecco a Bari ci hanno messo in difficoltà, la Feralpi addirittura al 94′ stava per pareggiare e forse lo avrebbe pure meritato, il Bari nel recupero fa il solletico agli avversari, non è mai pericoloso, non fa sentire mai il fiato alle squadre in vantaggio, i tifosi locali dormono sonni tranquilli, consapevoli di portare a casa la vittoria col minimo sforzo epicureamente, mentre noi, in casa, siamo destinati a soffrire fino al 100′ perché nessuna squadra si arrende.

Il problema non sta nella sconfitta che, ripeto, ci può stare, è la prestazione che lascia sgomenti, sconcertati tutti.

Il Sudtirol, che prima della partita era sotto al Bari in classifica (per questo la gara era sulla carta abbordabile), è apparso più in palla, più organizzato del Bari e forse anche più motivato pur non creando particolari occasioni per andare in gol, anzi non mi pare di aver preso nota di clamorose occasioni da rete se non qualche fisiologico innocuo tiro in porta, ma il Bari è riuscito nell’impresa di non fare nemmeno quello.

Chissà Iachini se a fine gara si posto l’atroce domanda su chi glielo ha fatto fare a venire a Bari e soprattutto se è ancora convinto che ci siano margini di miglioramento, ma soprattutto su quali basi potrà contare per l’anno prossimo. Credo che qualunque allenatore capisca che con questi chiari di luna c’è poco da fare.

Ora non si può far finta di niente. Io, in primis, ho cercato di sostenere la squadra ad inizio torneo, mi sono finanche esposto mediaticamente affinché si diffondesse coraggio e ottimismo visto che si era ancora a luglio-agosto-settembre-ottobre, ma ora non si può nascondere nulla, parla l’evidenza, e l’evidenza dice che se ci salviamo sarà davvero un miracolo calcistico, e da queste parti i miracoli non sempre accadono, o se accadono se ne contano uno ogni cinquant’anni e lo scorso anno se ne è materializzato uno con la finale playoff raggiunta da una squadra che avrebbe dovuto salvarsi. Difficile che a distanza così ravvicinata qualche santo taumaturgo possa provvedere ad un bis. Figuriamoci se Nicola da Mira possa provvedere, lui che non ama particolarmente i baresi, né tantomeno i forestieri che vengono ad investire a Bari, meno che i pellegrini dell’otto maggio. Per questo occorre fare gli straordinari, provare a fare più punti possibili, giocando magari malissimo, e raggiungere il traguardo della salvezza al più presto. Altro che ottavo posto. Ma come si può ambire all’ottavo posto se non si tira in porta? E no, spiegatemelo, magari sono io che sono prevenuto.

Sono sette mesi che vediamo giocare questo Bari, avete visto mai che questa squadra, anche nelle striminzite vittorie, abbia mai convinto? Per me mai.

Inutile star qui a dire le stesse cose che diciamo da sempre però due parole le voglio ancora dire: si è detto di Menez per il quale sarebbe bastata anche una sola giocata illuminata negli spezzoni in cui ha giocato per accontentarsi e ripagare il biglietto, visto che non è più lo stesso: avete mai visto la “giocata illuminata”? Personalmente mai. E per favore non cominciate a dire che si è infortunato, perché da un campione come lui, nonostante l’età, almeno un assist vincente era lecito attendersi, ed invece il nulla, solo musi, bronci, reazioni scomposte, espulsioni, ammonizioni, mandate a quel paese qua e là, discesa negli spogliatoi senza rimanere in panchina, insomma di tutto si aveva bisogno fuorché di uno come lui. Non trovate?

Guibre: leggendo qua e là, è sembrato che il giocatore fosse seguito da due anni. Due anni, dico! E meno male. Qualcuno mi dirà che, in fondo, era alla sua prima partita e che occorre attenderlo. Per carità, non voglio esprimere giudizi affrettati e tranchant ma, benedetto Iddio, penso che, ormai, non c’è più tempo per aspettare nessuno, se un giocatore ha i “numeri”, anche pochi e sbiaditi, lo si vede subito anche negli errori, e sabato Guibre ha sbagliato anche l’impossibile, Come si può fare affidamento su di lui? Come si può fare affidamento su Puscas che appare in sovrappeso e senza fiato, per giunta in una collocazione in campo non sua dal momento che non è mai stato centravanti di ruolo? Come si può fare affidamento su Lulic che quando entra in campo sembra che non giochi? E di Edjouma e di Acampora ne vogliamo parlare o per pìetas cristiana lo evitiamo? E della negazione della fase difensiva di Ricci e di Dorval dobbiamo dimenticarcene? E mi fermo qui per non infierire perché ne avrei da ridire su altri. E non si può mica fare affidamento culla croce del quarantenne capitano.

Dimenticavo Brenno: quella grave ingenuità che ha causato il rigore, è sinonimo di assoluta inaffidabilità perché questi sono errori da matita rossa e blu, sono errori generati da scarse basi calcistiche, si, certo, qualche parata buona l’ha fatta, è vero, ma l’hanno fatta anche tanti altri portieri “normali” che non sono mai entrati nelle grazie dei tifosi perché, in fondo, il portiere para i tiri, ma fino adesso, almeno a me, non ha mai convinto soprattutto sulle uscite, ma non avevo messo in conto ciò che gli è accaduto sabato. La verità è che è stata costruita una squadra malissimo.

Intendiamoci, Aramu, Acampora, Diaw (anche se in sede di visite mediche sarei andato più a fondo evitando di limitarmi al solo tampone anticovid, all’elettrocardiogramma e alle analisi del sangue, qualche ecografia l’avrei effettuata visto che era recidivo), li avrei presi anche io e come me tanti DS, non do colpe particolari a Polito sul reclutamento di questi giocatori perché non lo si può negare, poi hanno reso come hanno reso e non è certo colpa di Polito, tuttavia il resto della spesa è stata fallimentare e se alla resa dei tre aggiungiamo quella deficitaria del resto della rosa, si tira la linea e si comprendono certe prestazioni.

Un’altra verità è che Mignani aveva ragione, lui era l’ultimo dei colpevoli perché è stato l’unico a capire i limiti della squadra al punto che ha ottenuto il massimo perdendo una sola gara, per giunta in casa della prima in classifica, vincendo niente di meno che a Cremona e pareggiando il resto delle gare, e da questa rosa cosa si voleva vi di più? Ed invece è stato mandato via.

Poi ci si è messo anche Polito con quelle dichiarazioni inopportune allorquando disse urbi et orbi che, in fondo, questo campionato sarebbe stato “solo di transizione”, e cosa ci si aspettava dai calciatori? Quale atteggiamento vincente? Quale motivazione particolare?

Ora c’è il Catanzaro, inutile alimentare speranze, salvo clamorosi sviluppi, aspettiamo cristianamente la seconda sconfitta consecutiva perché da questa squadra, salvo miracoli, non c’è da attendersi nemmeno l’orgoglio. Naturalmente sarò entusiasta e felice di essere smentito.

“Non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica”, una frase che, forse, avrete già sentito all’interno della trilogia di Nolan del Cavaliere Oscuro.

Massimo Longo

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