La stella di Mimmo Bucci splende ed illumina il Teatro Petruzzelli di Bari nella XIV edizione del Premio a lui dedicato

Divertimento, emozione, ricordi hanno caratterizzato la quattordicesima edizione del Premio Mimmo Bucci, diventato ormai un appuntamento imprescindibile nel panorama musicale pugliese, presentato come da tradizione da Mauro Pulpito, in serata di grazia, divertente e sempre sul pezzo con le sue battute, e Stefania Losito, l’ineffabile tocco di eleganza e classe, a far da contrappunto all’esuberanza del suo collega.

Sei i concorrenti in gara che hanno eseguito in sequenza un brano inedito e una cover.

Le Tacita Musa, gruppo di talentuose musiciste più un solo maschietto tutti provenienti dal Conservatorio con un pezzo, “Forbici”, ispirato da uno degli argomenti maggiormente attuali, quello della violenza sulle donne; non è stata lasciata al caso anche la scelta della cover, una pietra miliare come “Quello che le donne non dicono”, impreziosita da un efficace arrangiamento basato su chitarra e violino e da un accenno a “No woman no cry” di Bob Marley, creando una sorta di fil rouge tra passato e presente.

I Denny Music, una band tutta al maschile e tutta barese, ha presentato forse il brano più radiofonico, “Polvere e nuvole”; la cover invece è il tormentone dell’estate 2023, quella “Italodisco” che ami o odi, non ci sono mezze misure.

Uno dei momenti più attesi della serata è stato l’intervento del musicomico barese Antonello Vannucci, direttore artistico del Premio Bucci, il cui lavoro “serio”, come da lui stesso definito, è quello del bancario e proprio questo è stato l’argomento delle sue irriverenti rivisitazioni musicali in salsa barese da “Purple Rain” che diventa “Mal d rein” o gli aneddoti relativi ai clienti che chiedono le “dilatazioni” sui prestiti o di “deporre” sul conto. L’apoteosi è stata raggiunta quando, dopo l’intro inconfondibile di “Bohemian Rhapsody”, il verso “Mama, just killed a man” è diventato “Mama, tre chil d menn”: il teatro è venuto giù.

Il terzo concorrente, Teo Pignataro, è stata un’autentica sorpresa: solo 15 anni, presenza di spirito e risposta pronta ma, soprattutto, voce strepitosa, che ricordava a tratti i timbri di Alex Baroni e Marco Mengoni, non a caso ha già in curriculum un duetto con Katia Ricciarelli; il suo pezzo si intitolava “E ti scrivo una canzone”, mentre la cover “Rise like a Phoenix” di Conchita Wurst, eseguita in maniera particolarmente emozionante.

Arriviamo a Davide Pepe, veterano del Premio avendo partecipato più volte, che ha proposto “L’amore lievita” sfoggiando una naturale presenza scenica e proponendo la cover più apprezzata, o per lo meno più cantata dal pubblico presente: “Il mondo”

La band di Mimmo, la Combriccola di Vasco, con l’aggiunta della voce di Nico Marzocca ha dedicato al suo fondatore una splendida versione di “Canzone” dello stesso Vasco, del quale abbiamo visto una clip nella quale salutava Mimmo durante un concerto.

Torna al Petruzzelli e al Premio Bucci il giovanissimo Gaetano De Caro, il concorrente che l’anno scorso è arrivato secondo e che ha raggiunto la ribalta nazionale con la partecipazione all’ultima edizione del talent show “X Factor”, Gaetano ha proposto la versione di un bellissimo brano di Mimmo Bucci “Un cuore a metà”, a mio parere una delle migliori esibizioni di tutta la serata; se potessi suggerirei a Gaetano di incidere questo pezzo, è decisamente nelle sue corde.

“Oltre” è l’inedito presentato da Jenet, “Back to black” di Amy Whinehouse la cover proposta dalla cantante leccese.

Ultimi ad esibirsi un duo già sul podio lo scorso anno, gli Alic’è con un pezzo intimo e cantarecitato “Le chiavi di casa”, che racconta del rapporto di una ragazza con il padre nel corso degli anni, seguito da una bella versione de “La cura” di Franco Battiato.

Intermezzo comico affidato a Francesco Paolantoni spalleggiato dal bravissimo Stefano Sarcinelli, una scoperta per me decisamente apprezzata, con una rivisitazione di favole classiche, tra cui “La bella addormentata nel bosco” e l’immancabile “Principessa sul pisello”.

Finale in crescendo con la proclamazione del podio: terzi i Tacita Musa, secondo Teo Pignataro e primi gli Alic’è, che hanno convinto la giuria per il progetto definito e proiettato nel futuro.

Al di là della mera cronaca, è necessario sottolineare come questo genere di manifestazioni sia utile agli addetti ai lavori, che hanno la possibilità di conoscere nuovi talenti, ma non è certo semplice organizzarlo. Il direttore artistico Antonello Vannucci ha sottolineato come il suo obiettivo principale fosse quello di creare uno spettacolo tecnicamente scorrevole e qualitativamente buono: posso affermare senza ombra di dubbio che la scaletta è stata costruita perfettamente, con tempi chiari e definiti, risultando molto scorrevole. Per quanto riguarda i concorrenti, se lo scorso anno il livello era molto buono, quest’anno lo si è superato ampiamente.

Lo confesso: il mio preferito è stato Teo Pignataro, ma forse è giusto che non abbia vinto, in quanto arrivare secondo per un ragazzo così giovane è un ottimo traguardo; gli auguro di continuare il suo percorso di crescita, di esibirsi davanti a tanta gente, di farsi le ossa e di non volersi “bruciare” inseguendo la fama. Con la sua voce potrebbe partecipare a tutti i talent nazionali anche domani ma io spero non lo faccia prima di qualche anno, prima di appropriarsi di una consapevolezza diversa da quella attuale, in modo che le sue interpretazioni siano credibili, così da non rischiare di ridursj a semplice meteora o, peggio, a inutile argomento per leoni da tastiera social come ho visto diventare tanti ragazzi.

Monica Sbisà, giornalista e amica personale di Mimmo Bucci, è stata protagonista di un bellissimo intervento, ha ricordato il musicista volato via troppo presto, la sua energia, la sua ironia e il suo immenso talento, raccontando come il desiderio più grande di Mimmo fosse appunto quello di avere la possibilità di aiutare altri ragazzi come lui a portare avanti il sogno della musica, attraverso la creazione di spazi dedicati alla musica possibilmente coadiuvati da associazioni preposte.

Il momento più dolce e commovente ce lo ha regalato Francesca, la meravigliosa mamma di Mimmo, vera anima del Premio insieme ad Antonio suo marito, più defilato ma sempre fortemente presente; a loro va il nostro ringraziamento per la forza ed il coraggio che hanno avuto e hanno dimostrato durante questi anni nel perseguire il sogno di Mimmo e, li prego di perdonarmi una considerazione che parrà semplicistica o retorica, ma se esiste un destino, un disegno per ognuno di noi, quello di Mimmo, splendido e crudele come direbbe Vasco, era di diventare  “Mimmo Bucci”: una stella, un traguardo, una vetta dalla quale, per tanti ragazzi, sarà possibile spiccare il volo.

Gabriella Loconsole
Foto di Giacinto Magliocchi
tranne foto di Dafne Frasca dove riportato

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