La settimana sportiva: l’analisi di Palermo – Bari

Ormai è un dramma, un disastro ampiamente previsto sin da luglio scorso tra silenzi dirigenziali, sospetti, braccini corti e la costruzione di una squadra composta da materiale umano bravo quanto volete ma assolutamente scadente. Non sempre le ciambelle riescono col buco, nel senso che non sempre, pescando tra i giovanotti, possono arrivare Benedetti, Folorunsho, Esposito e Caprile, e mettiamoci pure Cheddira sebbene già a Bari l’anno prima ma poi esploso da agosto a dicembre perché poi è evaporato anche lui. Può accadere che nella pesca a strascico vengano catturati pesci da ciambotto, e non certo pesce bianco, o giovani merluzzi freschissimi.

Sicché dopo la rimonta subita a Piacenza da dove sono iniziati tutti i guai del Bari, passando per prestazioni allucinanti dove la squadra si è fatta sempre rimontare cedendo come un edificio colpito dal sisma, e arrivando alle gare “nonsense” contro la Reggiana a quella di venerdì a Palermo, ed il sospetto, nonché il timore, vista e considerata la mia sessantennale esperienza, in tema “Bari”, è che il fondo del barile debba ancora essere raschiato perché certi campionati vanno a finire così se non peggio. Insomma, prepariamoci cristianamente, se le cose dovessero perdurare così, a due sconfitte interne con Lecco e Feralpi, due squadre costruite per salvarsi, mica per i playoff e, dunque, con birra in corpo ed agguerrite, magari senza qualche titolare, mica mollicce come il Bari. Naturalmente spero di essere smentito.

Imbarazzanti le prestazioni di venerdì e contro la Reggiana dopo la quale, davanti ai tifosi civilmente contestatori, si è giurato impegno, sudore e attributi. Macché. Si, d’accordo, il Bari del primo tempo non è dispiaciuto, ha tenuto bene il campo ma, suvvia, non si può non muovere una critica per un primo tempo giocato male, dove è stato concesso al Palermo di andare a rete quattro volte per le quali se avesse segnato quattro gol nessuno avrebbe potuto dire nulla, e dopo aver prodotto una sola occasione da gol con un colpo di testa con Puscas il cui pallone è stato deviato sulla linea d Brunori. Mi sembra troppo poco, anzi mi sembra il nulla. Poi nel secondo tempo è venuto fuori un “friccico” (per dirlo alla romana) di orgoglio senza, tuttavia, combinare nulla se non un paio di tiri senza pretese, salvo poi crollare definitivamente atleticamente, mentalmente e tecnicamente come in altre occasioni.

Ormai è un dato di fatto questo del quale bisogna prenderne atto e possibilmente lavorarci per porvi rimedio finché c’è tempo. Continuo ad essere del parere che all’interno serva un mental coach, che per dirlo in italiano, è uno psicologo, molte squadre ce l’hanno tra i propri ranghi.

Ci sono molte cose che non quadrano nella squadra, e non parlo solo dei noti limiti e delle lacune, ma nel ventre del San Nicola dove ci sono gli spogliatoi che dovrebbe essere un’ara sacra su cui far condensare il gruppo, e questa non sembra più essere quel valore aggiunto tanto necessario per far bene.

E’ curioso assistere in modo disarmante come il Bari, quando è in difficoltà, con due-cinque-dieci-cento titolari fuori per vari motivi (squalifiche e infortuni), perde sempre, mentre altre squadre in medesima difficoltà con numerose assenze, quando giocano col Bari, vincono mettendo fuori l’orgoglio. Vedasi Reggiana, Virtus Francavilla, il Perugia una ventina di anni fa quando scese in campo senza sei titolari, con tre espulsi in campo e vinse, ma l’elenco sarebbe lunghissimo. Chissà perché, sarebbe interessante conoscere i pareri di qualche luminare al riguardo. Ma il sospetto è che nessuno potrà darci rispose plausibili. Succede solo a Bari e col Bari. Ovviamente al di là delle responsabilità.

Circolano voci di di tensioni all’interno, addirittura si è parlato di una improvvisa lite tra Ricci e Sibilli, punita con l’esclusione dei due dalla squadra, comunicataci con le diplomatiche indisposizioni influenzali. Nessuno di noi della stampa sa la verità, ovviamente, nessuno sa cosa sia realmente successo, non lo sapremo mai se non tra vent’anni ad acque calmate, fatto sta che, se crediamo al labiale di Marino, è sembrato che la loro esclusione non sia stata dovuta all’influenza. Mi sbaglierò? Può darsi ma il sospetto è quello di aver letto altro dalle sue parole. E se così fosse la cosa è molto grave perché il Bari – questo Bari, attenzione – pur avendo sulla carta giocatori di qualità (mai espressa, è il caso di precisare), non può permettersi di perdere gli unici pezzi buoni che ha all’interno, con la zona rossa della classifica non si scherza. E’ di Polito la responsabilità di chiarire l’avvenuto possibilmente fornendo notizie reali dell’accaduto, sarebbe cosa buona e giusta parlare chiaro. Di liti, nella storia del calcio, ce ne sono state tante e tutte divulgate e passate come motivi disciplinari. Lo è stato per Bettega, per Chinaglia, per tanti giocatori baresi messi in castigo (Maiellaro su tutti), lo è stato per Nasti nella nazionale U.21, non vediamo perché si debba nascondere un presunto litigio tra i due giocatori del Bari. Non è una questione di gossip di cui mi frega poco storicamente ma di rispetto verso stampa e tifosi che non meritano bugie, Ci sta, capita nelle migliori famiglie, il punto, piuttosto, è porvi rimedio naturalmente ammettendolo sic et simplicter evitando la diplomazia perché qui a Bari avendone viste tante, si è vaccinati e soprattutto la gente non è così sciocca anche se allo stremo con la pazienza. Polito ha il dovere di cercare di raccogliere i cocci e ristrutturare il vaso di pandora rotto in tanti pezzi. Quosque tandem abutere, Barium et Politum, patientia nostra?

A Palermo venerdì abbiamo assistito ad una squadra molle, sfilacciata, senza né capo né coda, senza centrocampo, senza attacco con la sola difesa a provare a reggere l’impatto ma che, gioco forza, ha subito inevitabilmente tre gol, e se non fosse stato per l’abilità di Brenno staremmo parlando di goleada umiliante quand’anche il 3-0 abbia la stessa caratteristica.

E’ parsa davvero imbarazzante la facilità con cui si è porto sul piatto d’argento il terzo gol con Segre, ma anche il secondo dove Dorval non è riuscito a fermare Ceccaroni.

Non credo sia un problema di allenatore che, verosimilmente, verrà esonerato, lui forse non ha saputo dare gli stimoli giusti alla squadra.

Mignani, sicuramente il meno colpevole di questo disastro sportivo, è stato esonerato per una sconfitta sola e dopo un pareggio. Le solite scelte affrettate e sbagliate. E’ difficile pensare ad una conferma di Marino. E’ colpa di tutti, sia chiaro, dalla società, passando dal Polito e dall’allenatore, arrivando ai giocatori. Quando si arriva a questo punto la colpa è di tutti, non si salva nessuno. E’ troppo facile chiamare in causa Marino, è giusto mandarlo via, ma vogliamo parlare dei calciatori? Vogliamo parlare di come è stato impostato il centrocampo che va a uno all’ora? Di Dorval che continua a peccare in fase difensiva? Di Menez che non dà cenni di vitalità? Della difesa, nonostante la buona volontà di Vicari, che, ormai, subisce dai due ai tre gol a partita? Chi è arrivato, tranne Kallon, non ha dato la spinta decisiva. Quando ci si trova in un contesto così difficile ci si allinea, e le prestazioni dei nuovi arrivati sono queste, Giubre a parte anche se, sempre a naso, il timore è che anch’egli possa essere coinvolto nel marasma.

Non è stato un mercato aggressivo come è stato promesso sia a luglio che a Natale, è stato molto deludente perché bisognava alzare l’asticella, muoversi prima e non guardando solo all’interno delle infermerie, ed invece si è preso un giocatore reduce da un grave infortunio, un altro che non ha giocato mai nel Modena, un attaccante che col Genoa non ha quasi mai giocato, Kallon tutto sommato sembra più pronto di tutti ma deve oliare il tiro. Del resto l’ho sempre detto che a gennaio si muovono solo queste tipologie di giocatori, solo i polli cedono i migliori, per questo le squadre si costruiscono a luglio. Il punto è che il tempo per attenderli non c’era, né c’è. Il Bari non gioca al calcio mentre le altre si, questa è la sintesi.

Fa meraviglia, nonché rabbia, sentir dire da Polito, che ha dimostrato in C e l’anno scorso di essere illuminato, che si è fatto il massimo e che si sono “centrati gli obiettivi” prendendo i giocatori, a suo dire, giusti. Certo, Puscas, Lulic e Kallon (e forse Guibre) sono quanto di meglio potesse offrire il mercato asfittico di gennaio, però le loro condizioni, prevedibilmente, non erano ottimali. Però, si doveva mettere in preventivo la loro resa e il conseguente tempo per rimetterli in forma (sempre che riescano a mettersi in forma).

Il Palermo ha trattato il Bari come una squadretta da oratorio. Nessuno si rende conto della situazione. Ci vuole gente con carisma, e Marino forse ce l’aveva, ma il tempo ha detto che non è riuscito a trasmetterlo. Anche questa è una scelta di Polito che lo ha cinto di alloro dandogli del maestro.

All’inizio dell’opera “Divina Commedia”, Dante, in veste di viaggiatore, si ritrova in una temuta foresta tenebrosa, rappresentante un chiaro stato di confusione e smarrimento sia morale che spirituale. Tale condizione, riconosciuta e temuta dallo stesso Dante, minaccia di portarlo ai confini della vita. Egli si rende conto di aver deviato dal cammino retto, finendo per perdersi nel labirinto dei vizi. Questo momento segna l’avvio del suo percorso di purificazione, affiancato dal poeta Virgilio, simbolo della sapienza umana. È importante notare che, nonostante la via sia stata smarrita, non è andata irrimediabilmente perduta. Speriamo che la protezione di Virgilio si estenda non solo su di noi, ma anche sulla nostra città e sulla squadra del Bari.

Massimo Longo

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