“Jazz Europeo – Non di solo passaporto”, l’affascinante viaggio musicale del nuovo libro di Livio Minafra e Ugo Sbisà

Presso il Museo Diocesano di Molfetta è stato presentato un libro sul Jazz Europeo, scritto a quattro mani dal pianista e compositore Livio Minafra e dal giornalista e profondo conoscitore dell’ambiente jazzistico Ugo Sbisà. Una cosa che accomuna i due è che entrambi sono docenti presso il conservatorio Nicolò Piccinni di Bari (il primo nella didattica di pianoforte Jazz, il secondo insegnante di storia del Jazz e delle musiche improvvisate).

Insieme agli autori, hanno dialogato l’editore don Gino Samarelli, per la casa editrice “I Quaderni di Digressione”, Grazia Di Bari, Consigliere delegato alle Politiche Culturali della Regione Puglia, e il musicista e compositore Roberto Ottaviano.

Cosa molto particolare, che è stata subito sottolineata, è che l’editore sia un prete, cosa del tutto inusuale, ma evidentemente, in questo caso, non esistono ostacoli e pregiudizi.

Il lavoro certosino degli autori ha prodotto una selezione di 130 album discografici, riferiti a 83 musicisti europei di 10 nazioni (o aree geografiche) differenti. Per ogni artista, al massimo sono stati indicati due album.

Il lavoro mira essenzialmente a ricercare le radici di una musica che sì, è nata negli Stati Uniti, ma ciò non significa che il continente europeo non abbia dato nessun contributo. Ed ormai non stiamo parlando di una storia recente, perché il punto di partenza è ormai abbastanza lontano nel tempo, sconosciuto ai più.

Nella selezione, non sono stati presi in considerazione tutti quei musicisti europei, nati in Europa, ma che hanno svolto la loro attività in America.

Di certo non è stato un lavoro facile, e mi astengo da fare alcun commento in merito alle scelte fatte. E’ facile criticare, ma non è altrettanto semplice arrivare a delle conclusioni che mettono di certo un punto fisso da cui partire.

Grazia Di Bari, Consigliere delegato alle Politiche Culturali della Regione Puglia, ha sottolineato come la ricerca delle radici e la loro tutela faccia parte del nostro DNA. La Puglia è stata sempre all’avanguardia grazie ai suoi musicisti. Una porta verso l’oriente. Questo lavoro non può che essere un vero regalo alla nostra Regione.

Per entrambi gli autori possiamo dire che sono figli d’arte, seppur in modo differente. Livio Minafra, classe 1982, ha avuto l’opportunità di crescere fin da bambino in un’ambiente familiare (figlio di Pino Minafra) dove i vari Trovesi, Gaslini, Salis erano considerati degli zii.

Durante la presentazione Livio Minafra ha ribadito che: “conoscere queste persone mi ha dato una visione dell’arte. Insegnando al conservatorio, mi accorgo che i giovani sono entusiasti del jazz, ma non conoscono i musicisti indicati nel libro. Sono i capisaldi del jazz europeo e tali rimarranno. Una storia che dura 90 anni.  Django Reinhardt era zingaro e ha fuso il jazz con la musica gitana. E come lui, tanti altri.

Anche Ugo Sbisà, figlio del compianto Nicola Sbisà, capo redattore della Gazzetta del Mezzogiorno, che per più di sessant’anni si è occupato di spettacoli, fin da ragazzo ha avuto modo di conoscere tutti i più grandi musicisti, acquisendo una passione che con il tempo è diventata la sua professione.

Il lavoro si concretizza in schede, individuando 83 musicisti che con il loro lavoro e la loro peculiarità hanno lasciato il segno nella storia del Jazz Europeo. Alcuni sono stati i pionieri, altri sono ancora in attività riconoscendo l’impegno e la dedizione con cui hanno lavorato per anni. Doveroso fare riferimento al nostro caro e stimato Roberto Ottaviano, che se nel 2023 la rivista specializzata Musica Jazz l’ha nominato miglior musicista dell’anno, è perché il suo lavoro inizia alla fine degli anni ’70 e oggi raccoglie i suoi frutti.

Se è vero, come ha fatto notare Livio Minafra durante la presentazione, che un ragazzo di vent’anni non può sapere chi era Ian Carr o Pino Minafra, è anche vero che lo stesso discorso può valere anche chi, di anni, ne ha qualcuno in più. Una cosa è ricordare alcune cose (primo fra tutti l’Europa Jazz Festival di Noci, o il Talos di Ruvo di Puglia), un’altra averne una memoria più definita.

Le schede del libro possono aiutaci (a prescindere se abbiamo vent’anni o settanta) a riascoltare e scoprire tanti musicisti europei che hanno fatto storia.  Queste schede sono molto essenziali, fornendo per ciascun album selezionato, l’anno di incisione, i musicisti partecipanti, l’etichetta e l’autore delle composizioni.

Molto bello è stato l’intervento del sig. Domenico Laganara, detto Mimì. Questo signore, classe 1928, è stato Primario di Medicina Generale e Malattie Infettive presso l‘Ospedale Vittorio Emanuele II di Bisceglie, dove oggi vive. Da ragazzo ha sempre avuto la passione per la musica, conducendo una piccola orchestra a suo nome (Mimì Laganara e la sua Orchestra). Ha raccontato di un suo incontro nel 1950 (aveva solo 22 anni) con Gorni Kramer che fu invitato ad esibirsi da uno sponsor dell’epoca (un commerciante di tessuti), per il quale Laganara aveva scritto quello che oggi chiameremmo uno spot pubblicitario che aveva composto per la sua orchestra di 14 elementi (3 sax, 2 trombe e un trombone). Kramer, che doveva inserire nel concerto questo spot pubblicitario, gli chiese gli arrangiamenti, ma l’orchestra di Kramer era più complessa (5 sax, 4 trombe e 4 tromboni). Pertanto, chiese al giovane Laganara di completare gli arrangiamenti per tutti gli strumenti della sua orchestra. Ci lavorò sodo per una settimana, ma alla fine ebbe i complimenti da parte di Kramer, che allora era forse l’esponente più di spicco della musica italiana. Ha raccontato anche delle “note sbagliate” (accordi di nona, arrivati in Europa con la musica americana durante la guerra) e dei barbieri che a quel tempo arrotondavano lo stipendio suonando alle feste, e che erano curiosi di acquisire queste novità.

Tra una chiacchiera e l’altra, da parte degli autori, dell’editore, e del Maestro Roberto Ottaviano, a sugellare l’indipendenza della musica europea rispetto a quella americana, sono stati eseguiti alcuni intermezzi musicali gradevolissimi, di pura improvvisazione, tra Roberto Ottaviano al sax alto (e occasionalmente anche alla voce), Livio Minafra al pianoforte e, in alcuni brani, anche con Pino Minafra al didjeridoo, uno strumento aborigeno dell’Australia ricavato da un legno cavo e cilindrico, dove il suono è provocato dal soffio e dalle vibrazioni delle labbra (quello di Pino Minafra era un po’ più artigianale).
Anche questi momenti dell’incontro sono stati più che apprezzati dai presenti.

Un libro da acquistare da parte di chi vuole saperne di più, e da utilizzare per andare oltre le proprie conoscenze. Solo in questo modo quello che avverrà in futuro nel nostro tanto amato ambiente musicale, potrà fare tesoro di ciò che è stato, e non deve essere dimenticato.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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2 commenti su ““Jazz Europeo – Non di solo passaporto”, l’affascinante viaggio musicale del nuovo libro di Livio Minafra e Ugo Sbisà

  1. Domenico Laganara Rispondi

    Un sincero ringraziamento agli amici Sbisà e Minafra per avermi invitato alla presentazione del libro,nel quale mi hanno citato in prefazione,ed alla viva testimonianza di quei tempi ,che ricordo con tanta nostalgia anche per i musicisti che suonarono con me e che purtroppo non ci sono più.Grazie di nuovo!

    • Gaetano De Gennaro Rispondi

      Grazie a Lei per il suo delicato racconto.
      Il suo ringraziamento mi commuove. È stato un piacere aver avuto l’occasione di conoscerla.

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