Le “Canzoni fatali” dei “Nati sotto Saturno”, il trio formato da Loredana Savino, Giuseppe Vasco Pascucci e Pasquale Barberio con la supervisione di Stefano Di Lauro, hanno conquistato il pubblico del Duke Jazz Club di Bari

Cos’è fatale? Fatale è la grande seduzione. È ciò che ti cambia il sangue, come certi viaggi, certe lune, certi amori. Come certe canzoni che pur nascendo dall’inquietudine dei suoi autori illuminano la vita di chi le ascolta.

Di scena sul palco del Duke Jazz Club di Bari, le Canzoni Fatali dei Nati sotto Saturno, vale a dire Loredana Savino, accompagnata dalla chitarra di Giuseppe Vasco Pascucci e dalla fisarmonica di Pasquale Barberio. Un progetto realizzato da Loredana Savino insieme a Stefano Di Lauro, autore, regista e compositore, presente in sala.

Un viaggio nella canzone d’autore, dalle musiche barocche ai Radiohead, fondendo musica classica e pop. Non è la prima volta che questi mondi si incontrano. Il superamento di queste barriere non è mai semplice. Occorre avere la mente aperta per fare incontrare due mondi così diversi tra loro. In questa occasione un intellettuale (Stefano) ed una voce (Loredana) riescono a fondere i suoni e creare un percorso onirico.

Il gruppo si chiama Nati sotto Saturno, e quando si parla di Saturno è bene sfatare il pregiudizio che la malattia psichica e creatività siano intimamente connessi e che la stessa creatività sia il sintomo della malattia. Molti artisti sono depressi, nevrotici e un po’ alienati, ma non tutti i depressi, nevrotici e alienati sono artisti. Altrimenti il mondo sarebbe abitato da una moltitudine di artisti. Di certo l’arte non è roba da paradiso. Occorre sporcarsi le mani e la testa per districarsi in questo caos infernale.

I brani presentati sono stati 13 (più un breve bis con la sola voce senza accompagnamento di Loredana Savino). Sono state presentate canzoni d’autore che partono da lontano: “Spargete sospiri”, composta da Luigi Rossi (1597, di Torremaggiore), a “Apres un rève” di Gabriel Faurè (1845, francese), a “Odeon” di Ernesto Nazareth (1863, di Rio de Janeiro), a “Cancao do mar” di Frederico de Brito (1894, portoghese), per passare ad compositori di inizio secolo (Leo Ferrè, Chavela Vargas ed arrivare ad autori più o meno contemporanei come Piero Ciampi, Antonio Carlos Jobim, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Javier Girotto, i Radiohead.

Si è parlato di amore, di sogni, di seduzione, di femminismo, di “femme fatale”. Prima fra tutte Macorina, seduttrice de L’Avana. Per i cubani, più che una donna, era una venere. Qualcuno scrisse su di lei una poesia e questo testo sopravvisse alle cronache del tempo perché fu musicata da un’altra donna messicana, Chavela Vargas, che decise di cantare il suo amore sensuale. Per la cronaca, Chavela Vargas è stata un’altra donna fatale, amante di Frida Kahlo, ma sedusse tantissime dive di Hollywood. Era bellissima. Cantava come un uomo, vestiva come un uomo, con la pistola alla cintura sotto il poncho rosso, e il sigaro tra le mani. Nata in Costa Rica ma vissuta in Messico, lì trovò tante passioni, tanta solitudine e molta miseria.

Si è anche parlato di malinconia e di tristezza. Malinconia e tristezza sono due terre diverse tra loro. C’è un certo piacere nella malinconia, cosa che non troviamo nella tristezza. La tristezza sfuoca mentre la malinconia fa luce sui dettagli.

Loredana Savino, di Gravina in Puglia, fin da giovane si è dedicata alla musica popolare gravinese. La sperimentazione vocale, la curiosità e la passione per il canto l’hanno spinta a completare gli studi accademici di canto lirico e poi barocco rinascimentale, non trascurando l’approfondimento di diversissime tecniche vocali. Si esibisce da anni con diverse formazioni corali spaziando tra repertorio antico fino a quello contemporaneo. Importante, nel suo percorso artistico, è stata la collaborazione con Rocco Capri Chiumarulo e Paolo Mastronardi.

Da qualche anno (dal 2016) è componente stabile delle “Faraualla”, quartetto vocale nato nel 1995, in cui la voce è uno “strumento”. Di recente abbiamo potuto apprezzarle come ospiti, nel programma televisivo RAI “Via dei matti numero zero”, con Stefano Bollani.

Giuseppe Pascucci nasce a Mola di Bari nel 1988. Laureato in musica jazz presso il conservatorio di Monopoli.

Pasquale Barberio, di Santeramo in Colle, dove è nato nel 1989, già da bambino ha iniziato suonare la fisarmonica del nonno. Questa passione l’ha portato alla decisione di iscriversi al Conservatorio di Musica statale “N. Piccinni” di Bari dove nel 2015 mi è diplomato in Fisarmonica Classica a pieni voti. Ha partecipato a svariati concorsi musicali nazionali ed internazionali di grande prestigio aggiudicandomi il Primo Premio come miglior esecutore al 2° Concorso Internazionale di Esecuzione Musicale “Città di Massafra”. Collabora con diverse formazioni musicali che spaziano dal jazz alla world music, dalla musica classica a quella popolare. Dal 2013 suona stabilmente nella Sossio Banda, con la quale ho inciso il disco dal titolo “Ceppeccàt”. Oltre all’attività da concertista, è docente di esecuzione ed Interpretazione in Fisarmonica presso istituti di scuola superiore ad indirizzo musicale.

Le interpretazioni vocali delle canzoni scelte sono state eseguite con grande maestria, accompagnate in modo inappuntabile dai due strumenti presenti. Di certo una serata fuori degli schemi, con tanti spunti di riflessione e di buona musica.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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