La settimana sportiva: l’analisi di FaralpiSalò – Bari

Un pareggio dal sapor di sconfitta. Altro che chiacchiere. Due punti gettati nel Po che scorre attiguo a Piacenza. E meno male che Achik ci ha evitato la solita, puntuale, figuraccia che si configura, di tanto in tanto, per nostra esclusiva colpa, facendo ridere l’Italia intera (chi si ricorda di Bari Alcamo 0-1 di 55 anni fa?). E già, perché con questo avversario assai modesto ma che col Bari, nel secondo tempo, è diventato il Paris St. Germain improvvisamente, si doveva solo vincere, anzi stravincere nonostante i limiti e le lacune noti del Bari.

Un primo tempo giocato bene, pressante da parte del Bari che è riuscito a trovare il gol con Nasti, si è procurato un rigore purtroppo sbagliato da Diaw (se non lo avesse atterrato il portiere, probabilmente sarebbe stato 0-2 e la gara, chissà, avrebbe preso un’altra piega, ma purtroppo nel calcio non c’è mai la controprova), e con un Ricci in gran spolvero capace di saltare tutti come birilli, arrivare nell’area di rigore avversaria e crossare per … nessuno o per chi arrivava in ritardo.

La verità è che si doveva chiudere nel primo tempo la partita e vivacchiare di rendita nel secondo tempo quando, ragionevolmente, la Feralpi qualcosa in più avrebbe fatto, ma con il materiale umano che si ritrovava, al cospetto di una squadra forte (che purtroppo non è il Bari) avrebbe potuto fare poco per raddrizzare la situazione. Ma purtroppo questo Bari non è forte, è una squadra normale, capace di alzare il volume a tratti e di abbassarlo per molto tempo con rovinose cadute come sabato a Piacenza.

Eppure le vittorie contro l’Ascoli e soprattutto a Brescia avevano dato l’imprinting di una improvvisa riscossa da parte del Bari ed invece stiamo a commentare l’ennesimo pareggio, si il più pirotecnico, ma decisamente il più irritante della stagione, un pareggio che, ho scritto prima, dà di sconfitta. Qualcuno dirà che, comunque, continua a non perdere. Vero, bisogna tenerne conto ma con un punto a partita si retrocede, c’è niente da fare.

Le spiegazioni a questa situazione sono soggettive, ognuno le interpreti come meglio crede. C’è la corrente di pensiero per cui la squadra costruita è assai debole, poi c’è quella per cui i nuovi sono arrivati in condizioni fisiche scadenti e che hanno bisogno di ancora tempo per ingranare, poi c’è quella per cui l’allenatore, sia esso Mignani, sia Marino, sbagliano a “leggere” certi momenti di gara dove, invece, occorre intervenire subito senza pensarci due volte, e infine c’è la corrente di pensiero che è una questione di testa, di concentrazione, senza dimenticare quella inevitabile per cui la ferita dell’11 giugno è ancora aperta e sanguinante tra la vecchia guardia che è capace di infettare anche i nuovi arrivati. Quale la verità? Sicuramente una di queste.

Sabato solito Bari, qualche buona timida giocata, un buon possesso di palla e poi le solite ingenuità difensive generate da situazioni tattiche sbagliate. E’ davvero impossibile concedere 20 minuti alla Feralpi ultima in classifica con appena 6 gol fatti e 23 subiti, nei quali i lombardi hanno stravolto il risultato capovolgendolo, ci fosse stato il Parma, il Venezia, la Cremonese, lo avrei potuto capire, ma la Feralpi no. Non è possibile e inaccettabile. E se si concedono 20 minuti di pura follia all’avversario una cosa vuol dire: che sei scarso o, a voler essere buoni, sei una squadra normale, né carne, né pesce.

La Feralpi è stata davvero imbarazzante nel primo tempo, sempre in difficoltà, tecnica pari allo zero e fisicamente leggerina, insomma col Bari, o meglio, con quello che tutti riteniamo Bari, c’era un abisso di differenza perché Di Cesare non può essere paragonato a Martella, Aramu non può essere paragonato a Compagnon e così via. Si, loro avevano La Mantia, che insieme all’inossidabile ex Ceppitelli, hanno nel bene o nel male retto la gara, ma poi il divario è apparso evidente. Un divario che lasciava presagire il secondo successo consecutivo fuori casa dopo Brescia e orizzonti che, finalmente, non si sarebbero fermati al tetto.

Ed invece in vantaggio di due gol cosa decidono di fare i giocatori del Bari? Rilassarsi, sorseggiare un caffè lasciando il gioco agli avversari che saranno pure scarsi ma son pur sempre di serie B. E una squadra che ha potenziali ambizioni non può comportarsi in quella maniera. E meno male come è andata, perché il 4-2 annullato per fuorigioco dubbio avrebbe aperto scenari devastanti in città, figuraccia a parte.

Quelli di Salò nel secondo tempo, oltre alla tripletta, si son procurati almeno tre occasioni limpide per segnare. Un secondo tempo incredibile, di quelli che si vedono una volta ogni dieci anni almeno dalle nostre parti, con errori, orrori, autoreti, svarioni, dormite generali, gambe tirate indietro, con Diaw scomparso dai radar dopo il rigore sbagliato, ammonito con il rischio di un secondo giallo, con Nasti che continua a fare il suo golletto perché lui è un centravanti vero, ma è ancora troppo acerbo per poter contare sul suo apporto in termini di playoff, con Ricci devastante nel primo tempo poi letteralmente scomparso nel secondo, anzi, saltato pressoché sempre dall’avversario di turno, con Acampora ancora fuori condizione, con Koutsoupias che al di là dell’assist per Nasti non combina nulla, con Dorval inconcludente, con i subentrati che continuano a non dare l’apporto giusto per dare la svolta alla gara.

Poi, ci mancherebbe, onore al merito e alla Feralpi che, nonostante il netto divario tecnico è riuscita nell’impresa di pareggiare perché vanno bene le critiche al Bari ma occorre pure rendere merito agli avversari per quanto modesti siano stati.

Meno male che Achik ha salvato il Bari da una figuraccia colossale perché già il 3-3 è un risultato ai limiti delle decenza, ma un 4-3 sarebbe stato davvero indigeribile e avrebbe fatto ridere l’Italia intera.

Ora c’è Pasquale Marino a cui tocca raddrizzare la baracca che fa acqua da tutte le parti, una barca fradicia che da un momento all’altro può affondare così come può improvvisamente tornare a galla. Insomma, una brutta gatta da pelare per lui.

Insomma, dove vogliamo andare? Qual è il vero obiettivo di quest’anno? Un piazzamento nei playoff o la salvezza? A guardare questo Bari di oggi propendo esclusivamente per la salvezza e, ripeto, in base ad oggi, “di doman non v’è certezza” perché non scruto sfere di cristallo.

Al mercato di gennaio non ho mai creduto, di Guberti e Kutuzov ne capitano una volta ogni 50 anni, i giocatori buoni, sani, validi se li tengono stretti, mica li cedono, tutt’al più lasciano partire i rotti, i convalescenti, i fuori rosa e quindi fuori condizione a cui necessitano due mesi per carburare (nel frattempo il campionato finisce), insomma, è bene non crearsi illusioni per gennaio.

Massimo Longo

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