Il Festival URTICanti 2023 si è chiuso sulle magiche note del pianoforte di Margherita Capalbo

Il serrato cartellone del Festival URTICanti 2023, nella sua 18.ma edizione, termina con il favore del clima caldo nell’accogliente ed ormai familiare castello baronale di Cellammare, lasciandosi alle spalle un percorso spumeggiante, come le sue direttrici artistiche, che ci ha fatto emotivamente correre su una serie di montagne russe fatte di percorsi sonori classici e spesso graffianti.

Il cerchio, in cui si sono alternate personalità musicali differenti molte delle quali fuori dai circuiti tradizionali ma non per questo meno apprezzabili ed interessanti, si chiude così come si è aperto, con un concerto che ci riporta dove la musica contemporanea ed elettronica rinviene le proprie radici, ovvero nei canoni dalle chiare movenze classiche del novecento.

Protagonista della serata, la prodigiosa pianista Margherita Capalbo che, nel suo splendido abito azzurro, ha raccolto tutti in una bolla sonora che esplodendo con maestria assoluta sui tasti bianchi e neri, ha colpito la nostra anima donandoci un ché di surreale. Probabilmente avremmo dovuto avere qualche sentore dal titolo del recital: “Invito alla Danza” e dal repertorio per piano solo indicato nel programma che sempre troppo superficialmente viene focalizzato dalla platea. La sua scelta cade su Claude Debussy, uno dei più noti compositori e pianisti francesi nonché uno dei massimi esponenti del simbolismo musicale, con il quale si è da subito concretizzata l’esortazione iniziale attraverso gli affascinanti “Arabesques”, il “Children’s corner” e l’”Isle Joyeuse”. La calabrese Capalbo arpeggia, cavalcando tempi che si fanno sempre più veloci, complessi, vivaci, passa per le terre andaluse con la “Fantasia Baetica” di Manuel De Falla, la cui variazione musicale ci fa vividamente rivivere gli stilemi castigliani in cui al pianoforte viene affidato l’arduo compito di tradurre i temi del flamenco che solo le possibilità tecniche delle chitarre possono rappresentare. E ci riesce alla perfezione. Con l’omaggio a Ginastera, a 40 anni dalla sua scomparsa, la timida ma potente interprete, passa – e noi con lei – nella florida Argentina, pur portando con sé le melodie spagnoleggianti appena suonate, che acquistano nuove colorazioni con le “Danzas Argentinas”, la prima opera pianistica del compositore sudamericano che ha visto la luce durante il suo ultimo anno nel Conservatorio Nazionale di Buenos Aires.

La composizione rispecchia un registro di chiara aderenza alla musica ed al folclore popolare in cui la danza è espressione di vita, le partiture risultano luminose e trasudano ritmi coinvolgenti che, dopo le immersioni elettroniche che ci hanno catapultato nelle serate precedenti in un metaverso in parte distonico in parte immaginifico, apprezziamo come si apprezza un ritorno a casa dopo un lungo viaggio.

La stessa passione abbiamo rinvenuto nel giovane pianista cui è stato affidato l’open concert, Fabio De Gregorio, studente al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, che ha interpretato senza indugi la Sonata n.2., un maestoso ed impegnativo spartito di tre movimenti della polacca Grażyna Bacewicz, rara presenza femminile nell’ambito compositivo riservato, per elezione, ahimè, ai soli uomini.

Con il giovane Francesco Riccardi al violino, invece,si rientra in Puglia, con un omaggio al compositore leccese Ivan Fedele, cui gli si dedica un omaggio per i suoi 70 anni con l’attenta esecuzione della composizione dal titolo “Thrilling wings” – fremito d’ali – che nei suoi tre episodi sembra rappresentare la vita di una crisalide poiché la sua composizione ci consente di immaginare dapprima la nebulosità data dalla trama fitta del bozzolo, di poi un andamento elettrizzante come la vita che prende forma lasciando il suo stato embrionale ed infine diventa quasi meditativo per riportarci al senso ed al valore del bene vita.

Ma con questa sera si è chiusa un’altra esperienza degna di nota che ha coinvolto, durante tutti e tredici i concerti, i giovanissimi allievi attori dell’Accademia barese UNIKA, sotto l’attenta direzione del Maestro Giacomo Dimase, del quale mi piace sottolineare il collegamento visivo ed emotivo che ha sempre tenuto con ognuno dei suoi studenti i quali con semplicità ed eleganza hanno saputo affrontare il loro primo pubblico. Seppur a volte con voci tremolanti e prive di dizione (ma solo perché non ancora materia di studio, essendo riservata al ciclo superiore) tutti i ragazzi, a partire dall’intenso e bravissimo Edoardo Sabato (già al Piccolo Teatro di Milano), ci hanno dimostrato che i giovani, se incentivati e curati come rose, possono sbocciare nella bellezza anche attraverso l’arte della recitazione, ed il pubblico che non ha mai fatto mancare il suo caloroso sostegno ne è la conferma.

Pertanto, ci auguriamo che, ove questa bellissima iniziativa, unica in tutto il territorio, sia ripromossa nella sua diciannovesima edizione, le instancabili Raffaella Ronchi e Fiorella Sassanelli, come fari nella nebbia, continuino a riservare ancora spazio alle giovani promesse e, al contempo, raccolgano per noi gli echi della musica contemporanea, mantenendo saldo il loro spirito urticante che abbiamo imparato ad apprezzare.

Un ringraziamento particolare merita tutto lo staff, senza il quale le fatiche legate all’organizzazione serrata del festival non sarebbero state meno pesanti, e che ogni sera, con pazienza, eleganza e cuore ha accolto tutti, divenendo senza ombra di dubbio un motivo in più per esserci.

Gemma Viti
Foto dal web

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