Nessuno mai fermerà la musica: trionfante successo delle tappe baresi di “Amici per sempre Live 2023”, il tour della reunion degli inossidabili Pooh

Quando sette anni fa i Pooh annunciarono il loro scioglimento e conseguente ritiro dalle scene, un pezzo del mio cuore andò in frantumi. Davanti alla TV, quel 30 dicembre del 2016, assistendo al memorabile ed effettivamente ultimo concerto della band a Bologna, non ho potuto fare altro che piangere, consapevole che il mondo come lo conoscevo io non sarebbe stato mai più lo stesso.

I Pooh sono nati prima di me, personalmente li ho scoperti negli anni 80, durante l’adolescenza, quando la loro notorietà era all’apice ed i loro maggiori successi già scritti eppure, da allora, non mi hanno mai più abbandonata. Quando, tre anni fa, è mancato Stefano D’Orazio è stato un po’ come perderli del tutto; moriva non solo il batterista ma soprattutto il poeta, colui che, insieme all’indimenticabile fondatore Valerio Negrini, ha scritto molti testi del repertorio del gruppo.

Era realmente finito tutto.

E invece, grazie all’idea e all’entusiasmo di Francesco Facchinetti e Daniele Battaglia, due “figli di Pooh”, Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian, insieme al rientrante Riccardo Fogli, hanno regalato al loro pubblico una reunion che inizialmente doveva consumarsi nel tempo di due o tre date e che si è trasformato in un tour nei palazzetti che ha toccato anche Bari, grazie all’organizzazione della Vurro Concerti.

L’atmosfera era di quelle gioiose che ritrovi a volte quando incontri ad una festa un gruppo di amici che non vedevi da tanto, quando c’è quello che suona la chitarra e si canta e si parla; così i nostri quattro hanno condiviso sentimenti, ricordi, aneddoti e ovviamente canzoni. Una scaletta di oltre cinquanta brani, una piccola parte se si pensa che ne hanno scritti oltre 400, che ha ripercorso 57 anni di vita di una band che in Italia non ha eguali: inutile elencarli, basta cliccare su Google e la scaletta è lì, così come inutile, come loro stessi affermano, cercarne una preferita, ed effettivamente non credo che esista una persona che abbia una sola canzone dei Pooh nel cuore.

Lo spettacolo è stato costruito, come d’altronde sempre avvenuto, anche sulle performance da solisti sui loro strumenti, e qui le tastiere di Roby e il basso di Red hanno reso giustizia al talento indiscusso di due musicisti con la M maiuscola ma, inutile girarci attorno, ancora una volta il vero virtuoso si dimostrato Dodi Battaglia, un esempio unico nel panorama musicale non solo italiano ma mondiale, insignito di riconoscimenti internazionali , cui hanno conferito addirittura due lauree ad honorem, entrambe nel 2017, di cui una cum laude proprio dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, in “Storia della musica pop italiana” e l’altra, primo musicista pop, dal Conservatorio di Musica Egidio R. Duni di Matera in “Chitarra elettrica – dipartimento di nuovi linguaggi e nuove tecnologie”. Dodi è un tizio, insomma, che, se si fosse chiamato Dodi Battle e fosse nato suddito di sua Maestà, avrebbe probabilmente ottenuto anche più considerazione da parte di alcuni spocchiosetti addetti ai lavori italiani pronti ad incensare chiunque venga dal mondo anglosassone, a volte senza ragion veduta, e a sminuire ciò che abbiamo in casa: a questi ultimi darei un solo esempio della produzione musicale dei Pooh che racchiude in sè la perfezione tanto nella partitura musicale quanto nel testo, nell’arrangiamento e soprattutto nell’esecuzione, e quell’esempio risponde al nome di “Parsifal”.

E nel “Parsifal” della tappe baresi – come di tutto il tour – è mancato in modo struggente e doloroso il connubio dei flauti di Red Canzian e Stefano D’Orazio, e Stefano è mancato tanto, pur avendo avuto in Phil Mer un ottimo sostituto alla batteria, sono mancati il suo sorriso, la sua ironia e la sua voce, determinante e fondamentale in alcuni brani, fino a quando il penultimo brano, il sexy e scanzonato “Dimmi di sì” ha visto Stefano ancora una volta sul palco, in un bellissimo video che lo ha riportato, ancora una volta, con noi.

Io ero lì ad ascoltare, ad emozionarmi e a rivivere la mia vita, perché ho amici che saranno amici per sempre, di quelli che chiami se uccidi qualcuno ed hai bisogno di nascondere il cadavere, e ti aiutano a riesumarlo se quel cadavere è il tuo; ero lì perché i miei genitori hanno raggiunto le 50 primavere ed io ho avuto la fortuna di poterle festeggiare con loro; ero lì perché una volta mi è stato detto da una persona che aveva passato la vita cercando di me e mi aveva finalmente trovata; ero lì perché sono stata la donna del mio amico; ero lì perché anche io ho conosciuto il mio Pierre; ero lì perché a volte anche io vorrei che il mio pensiero volasse via e fosse scritto su un muro ed ero lì perché anche io so cosa significa aver bisogno di avere un solo minuto, un soffio di fiato per poi dirsi addio.

Ma alla fine tutto quello che ho scritto del perché ero lì io, lo avrebbe potuto scrivere chiunque, ognuno di noi nati dopo il 1960 ha la sua personalissima playlist, tutti coloro che erano lì con quei sei ragazzi, Stefano, Valerio, Riccardo, Roby, Red e Dodi, hanno vissuto la propria storia, con gioie, dolori, conquiste e sconfitte e con una certezza: non esisterà mai, in nessuna parte del mondo, qualcuno che fermerà la musica.

Gabriella Loconsole

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