“Come l’uomo s’etterna – voci dal pellegrinaggio dantesco”: il testo classico per eccellenza affascina ancora, grazie alla recitazione di Maurizio Pellegrini e alle composizioni di Massimo De Lillo eseguite dall’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari diretta da Nicola Colafelice

Dante e la sua “Commedia”, eterno spauracchio che accomuna tutte le generazioni, che prima o poi si sono ritrovate a leggere ed analizzare il Poema dei poemi italiani.

E diciamocelo, non sempre lo abbiamo amato, se è vero come è vero che spesso resta nella memoria il solo Inferno con i suoi personaggi variegati appassionati e dannati.

La curiosità era riaccesa in me da “Come l’uomo s’etterna – voci dal pellegrinaggio dantesco”, un “melologo”, una rappresentazione con sottofondo musicale orchestrato. Padroni di casa, il bravissimo Maurizio Pellegrini, voce recitante e anche colui che ha costruito lo spettacolo scegliendo i Canti da proporre, e l’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari diretta da Nicola Colafelice, che ha eseguito le partiture appositamente scritte da Massimo De Lillo, all’interno di quel gioiellino suggestivo che è il Teatro Piccinni di Bari e con un pubblico esigente e complicato, formato dai ragazzi delle scuole superiori di Bari, il giorno dopo averlo presentato al Teatro Kursaal Santalucia di Bari a conclusione del 75° Prix Italia Festival 2023 realizzato in collaborazione con la RAI.

Catturare l’attenzione di un pubblico giovanissimo con un testo, per quanto conosciuto, considerato comunque un dovere scolastico e soprattutto mantenerla alta quell’attenzione è impresa non facile, ma ho avuto il piacere di vedere i ragazzi coinvolti e rapiti da quanto veniva proposto sul palco, merito della musica moderna – l’intro, e successivamente tutto la colonna sonora erano costruite cinematograficamente, con echi da film di fantascienza – e, se ci pensiamo bene, alla fine la Commedia è uno dei primi importantissimi “fantasy” della letteratura -, ma perfettamente integrata con le scene, in un connubio affascinante e attuale.

Gran parte del merito dell’operazione andava certamente alla recitazione di Maurizio Pellegrini che ha vestito i panni dei personaggi in modo chiaro e coinvolgente, dimostrando di saper utilizzare il suo strumento, la voce, con una padronanza unica, senza cadere nel facile autocompiacimento che un testo del genere può generare, ma, al contrario, lasciando che i vari personaggi emergessero senza sovrastrutture e liriche inutili. La sua voce intensa e chiara ha reso le descrizioni dei luoghi visibili ed i personaggi reali; è scomparso lui ed è apparso Dante, che ci ha guidati nella selva oscura della città dolente attraverso la porta dove ogni speranza deve essere lasciata andare, e qui, in compagnia del suo Maestro Virgilio, vi ha incontrato Paolo e Francesca, schiavi di quell’amore che non perdona chiunque sia amato, costringendolo ad amare a sua volta, e Ulisse anch’egli schiavo di quelle virtute e conoscenza inseguite fino alle estreme conseguenze, e poi il Conte Ugolino con il suo racconto della straziante morte per fame dei figli, fino ad arrivare allo stupore di Dante che scopre, accompagnato dalla amata Beatrice, quella meravigliosa luce che poi è l’amore, che muove il Sole e le altre stelle nel cielo del Paradiso.
Rendere bene questo caleidoscopio di situazioni e sentimenti come Pellegrini riesce magistralmente a fare non è scontato, in questi casi si può cadere facilmente nel prolisso, come accade spesso anche ad attori del calibro di Benigni, (per fare un esempio) e annoiare chi ascolta.

Mi sia concesso di consigliare di realizzare un podcast dello spettacolo da far ascoltare agli studenti e non solo, essendo il linguaggio della comunicazione più attuale e facilmente fruibile; sarebbe un modo per avvicinare ulteriormente il pubblico, specialmente quello giovane, all’opera dantesca e anche al meraviglioso mondo del teatro e della musica.

Gabriella Loconsole
Foto di Maria Pia Latorre

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