Con “Inferni Inversi”, Christian Ugenti e l’Orchestra Metropolitana di Bari traducono in musica Italo Calvino all’Auditorium Nino Rota di Bari

Appuntamento con la musica di Christian Ugenti e con il suo “Inferni Inversi” il 20 ottobre alle ore 20,00 nell’Auditorium Nino Rota del Conservatorio Nicolò Piccinni di Bari.

La suite-melologo per voce recitante e orchestra prende le mosse da “Le città invisibili” di Italo Calvino, una opera che mette a nudo tutte le antinomie della civiltà contemporanea, nel centenario della nascita dello scrittore.

Inferni Inversi”, fortemente evocativo, è il racconto di un viaggio immaginario attraverso dieci città che il Maestro estrapola dalle cinquantacinque nate dalla fantasia di Calvino, con la capacità di svelare punti di vista diversi sugli agglomerati urbani: le contraddizioni della globalizzazione, la sensibilizzazione verso l’ambiente, la speranza di una società migliore.

La musica di UGENTI diventa un simbolo che accompagna la lettura di una voce recitante, ma che attraverso la musica e con le sue variazioni, racconta con straordinario verismo le contraddizioni di luoghi che dovrebbero essere il rifugio dell’anima, ma che invece, alcune volte, sembrano non averla affatto.

Le note del compositore pugliese – che ha scritto musica da film per Disney, Century Fox, Universal, Warner Bros, oltre che per le migliori etichette mondiali di musica hollywoodiana – sono un vero e proprio racconto della durata di trenta minuti, che offre nuovi linguaggi, ma anche prospettive diverse nella sorprendente attualità delle tematiche.

L’esecuzione fa parte della stagione concertistica della Orchestra Metropolitana di Bari, diretta dal M° Josè Miguel Rodilla e commissionata dal direttore artistico, M° Vito Clemente.

La sua musica può rappresentare la storia di ognuno di noi. Capita a volte di guardarsi vivere come riflessi in uno specchio. Accade a Valdrada, la città che si rispecchia in un lago, a ricordarci che il mondo interiore non è come quello che vogliamo raccontarci.

La sua musica costringe a guardarsi dentro. A riflettere sui sogni che in realtà sono solo desideri; gli stessi rappresentati dalla città di Zobeide. E ancora, Armilia, senza muri, n’è soffitti come senza confini è la mente umana.

Poi cambia la sinfonia: c’è Procopia, luogo delle proliferazioni, nel quale manca l’aria e lo spazio vitale. Perché lì dove non si comprende che l’anima è libera si rischia di soffocare. Le note di Ugenti incalzano vorticose sino a giungere a Cloe, il regno dell’anonimato, nel quale la musica riesce a innescare sentimenti come il più classico degli stratagemmi cinematografici.

Si susseguono Smeraldina, tutta da esplorare. Argia, priva di aria, quasi la vita fosse anticamera della morte. E ancora Trude, Bauci, Leonia, quest’ultima con la sua falsa apparente perfezione e, nello stesso tempo, un preoccupante racconto di ciò che la società consumistica produce e potrebbe produrre nel futuro.

Christian Ugenti gioca con la complessità e con il disordine della realtà, ma nel contempo auspica un mondo diverso. Quello dove regni la Speranza. La musica per lui diventa così un pretesto perché “l’inferno” quotidiano delle città, le prospettive ingannevoli possano mutarsi in desideri e dare corpo ai sogni.

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