La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Como

Non che mi aspettassi molto dalla gara di domenica, vista e considerata la sostanza di cui è composto il Bari di questi tempi, ma quanto meno una reazione me l’aspettavo, diamine, anche per confermare quei piccoli lampi di bel gioco intravisti a Parma. I presupposti c’erano tutti: poco pubblico, senza pressioni, senza i sessantamila, i cinquantamila, i quarantamila con cui il Bari, puntualmente, perde o pareggia, pochi intimi, un avversario reduce da quattro vittorie consecutive e che, per forza di cose, prima o poi doveva fermarsi, c’era anche il prevedibile riscatto dopo la prima sconfitta di Parma, insomma tutto lasciava presagire la prima vittoria in casa, ed invece stiamo discutendo sull’ennesimo pareggio, un pareggio ancor più deludente perché per un tempo intero (il secondo) il Bari ha giocato in superiorità numerica, con quattro punte, ha segnato il gol con Diaw, appena subentrato, e dopo due minuti ha subito il pareggio e, quel che è peggio, non è riuscito a vincerla. E così non va, non va assolutamente.

Lo scorso anno di questi tempi parlavamo tutti di un Bari pieno di certezze, solido, con una difesa pressoché insuperabile, di un centrocampo tutto sostanza ed un attacco super, un Bari che non dava scampo a chi si mostrava timido, un atteggiamento che fece breccia nel cuore dei tifosi che cominciarono a capire che si sarebbe fatto sul serio e che dai proclami di Roccaraso, per i quali si disse che la salvezza sarebbe stato l’unico l’obiettivo, qualcosa di più era lecito attendersi. Perché il calcio va così da sempre. Oggi faccio fatica a pensare che possa ripetersi. Anzi, il sospetto è che si debba lottare strenuamente per la salvezza.

Non voglio accampare alibi, per carità, però non posso non annotare ancora una volta una decisione Var a sfavore del Bari con un gol di Nasti annullato, una decisione apparsa strana e molto discutibile perché l’attaccante del Bari non ha commesso alcun fallo, né era in fuorigioco, e né prima del tiro era stato commesso qualche fallo. Fa rabbia che nell’epoca del Var, quando le telecamere riescono a vedere anche il mezzo millimetro col quale annullare o convalidare un gol o segnalare un fuorigioco, l’arbitro non abbia sentito nemmeno l’esigenza di andarlo a rivedere nell’apposita tv a bordo campo. Ovvio, poi, che la gente perde entusiasmo, crede sempre meno a questo sport. E ad ogni modo, come ho detto più volte, anche da certi segnali, come i Var a sfavore (fino adesso quattro) si interpreta la tipologia dell’anno che sarà, e questo abbiamo l’impressione che sarà difficile. Lo scorso anno pressoché tutti gli episodi Var furono a nostro favore. La ruota gira, insomma.

Molti gli errori da parte dei giocatori del Bari che hanno messo in evidenza la scarsa condizione di forma da parte un po’ di tutti oltre ai limiti tattici, a differenza del Como (ma in realtà anche delle altre squadre fin qui incontrate) apparso, se non altro, già in palla. Incredibile l’occasione capitata sui piedi del Bari quando, su una ripartenza, si è trovato in quattro contro due, ma Sibilli è riuscito nell’intento di sbagliare appoggio. Davvero clamoroso, forse è l’istantanea del Bari di questo primo spezzone di torneo. Il giocatore napoletano è in chiara fase di involuzione, posto che sia mai stato in evoluzione, non è più determinante nel contesto del gioco, si è vero, prende il pallone, lo porta avanti ma poi, quando c’è da ingegnarsi in qualcosa, perde la bussola, e da certe giocate si comprende come mai il Pisa lo abbia lasciato andar via, la sua discontinuità è apparsa chiara, speriamo tutti che possa tornare a livelli standard più efficaci perché c’è bisogno anche di lui. Il più in forma è apparso senza dubbio Koutspupias che, a parte i tre tiri in porta parecchio pericolosi tutti neutralizzati da Semper, si è mosso molto bene.

Il secondo tempo si è aperto con l’espulsione di Kone e con qualche spunto del Bari ma assolutamente innocuo fino al 63′ quando Diaw, appena entrato, ha fatto gol portando in vantaggio il Bari, vantaggio che è durato due minuti perché su un crossetto apparentemente innocuo, Bellemo di testa, spuntato improvvisamente tra le maglie dei centrali difensivi dormienti, ha beffato Brenno che è apparso in ritardo. Le sue prestazioni, al di là di qualche bella parata, continuano a destare molte perplessità.

Poi il Bari ha giocato con quattro punte ma non è riuscito a fare il gol della vittoria per assoluta incapacità di manovra, per troppa confusione, con pochissime idee, ci si è messa pure la sfortuna con l’infortunio di Maita appena entrato, ma la situazione non è cambiata.
Mignani ha giocato la carta Achik ma al di là di qualche buon numero che fa ben sperare per il suo futuro e per la resa totale, non è riuscito a dare il valore aggiunto.

Nel calcio il pareggio è il risultato più comune, lo dicono le statistiche, ma c’è pareggio e pareggio. Una squadra “normale” già rodata, pronta, non può e non deve pareggiare gare come queste con la superiorità numerica e con quattro punte e con gli avversari per nulla trascendentali. Il punto, purtroppo, è che questa squadra dà l’idea di non essere ancora rodata, presenta tantissimi limiti tecnici e di condizione, molti i giocatori che camminano in campo o che comunque corrono con affanno, altri sembrano messi male in campo. Tanto per fare un nome parlo di Aramu preso per fare il trequartista, figura indispensabile e tanto cara a Mignani, ma da inizio torneo fa l’esterno e lo fa male tanto che domenica non ha azzeccato un cross o un assist. Eppure Aramu nel suo ruolo naturale ha conseguito due promozioni, mica è stato adattato. Mignani ci mette del suo talvolta anche se ritengo che, pur con qualche colpa, sia il meno responsabile, ma perché intestardirsi nel schierarlo come seconda punta esterna o come secondo trequartista quando invece dovrebbe giocare come unico trequartista dietro due punte? E il gol di Diaw lo avrà convinto, una volta per tutte, che occorre giocare con due punte così da dare, intanto, più peso specifico in attacco e poi per non far gravare la responsabilità del reparto su un ventenne seppur bravo e che sente il fiuto della porta come pochi?

Certo, comprendo che non è facile per nessuno comporre i pezzi grezzi di un mercato gestito in affanno, ma ora come ora non ci sono alternative, adesso bisogna tirar fuori mordente che domenica non si è visto perché se ci fosse stato mordente il Bari avrebbe vinto a mani basse.

Noi siamo giornalisti e per definizione, ma soprattutto per deontologia, facciamo cronaca e per fare cronaca è condizione assoluta, nonché cosa buona e giusta, descrivere il presente, l’attualità, scattare una foto istantanea, evitando di proiettarci nel futuro per il quale ci sono modi e tempi diversi per disquisire e, dunque, quello che vedo e descrivo oggi è una squadra costruita male, last minute, con giocatori a corto di preparazione, molti in chiara involuzione, e allora due sono le cose: o ci si deve mettere l’anima in pace preparandoci ad un campionato ad alta tensione, guardandosi le spalle, o, molto cristianamente occorre aspettare tempo e sperare in un futuro migliore anche se il timore è che quando, e se, il Bari si sveglierà, le pretendenti alla A o ai playoff, saranno già lontane. Non ci sono altre possibilità. Il futuro non è scrutabile almeno da me anche se in cuor mio, ma credo in quello di tutti, spero che la ruota giri a nostro favore presto.

Questa squadra non piace a nessuno, fa perdere entusiasmo ai tifosi, oggi pochi in relazione alla media (un chiaro segnale di scarso interesse), Mignani li sta provando tutti tranne Astrologo, ma la situazione non cambia, in queste condizioni va in tilt anche lui.

Si, d’accordo, in fondo il Bari ha perduto solo una volta, per giunta sul terreno della capolista, ha incontrato cinque delle prime sette in classifica, poi, nel bene o nel male, non ha più perso, se vogliamo ci si può aggrappare a questa magra consolazione, ma guardando questo orizzonte che si ferma al tetto non basta, ed anzi, si cominciano a vedere brutte sagome alle spalle. Evidentemente ci sono molte cose che non vanno, il tempo passa, si è ancora, per fortuna, all’inizio ma serve una svolta. Subito. Poi ci sarà modo e tempo per trovare le responsabilità.

Massimo Longo

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