La magia di Paolo Fresu ed Omar Sosa illumina l’inaugurazione della III edizione del Festival “NoJazz” di Noicattaro

Con il saluto del Sindaco della città Nojana, Raimondo Innamorato, ha preso avvio la terza edizione della rassegna Nojazz, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Noicàttaro, da un’idea dell’architetto Vitino Laudadio, che da sempre ha supportato l’Assessorato alla Cultura, suggerendo di organizzare concerti jazz.

La prima edizione è stata realizzata nel chiostro del Palazzo della Cultura in periodo di restrizioni dovute al Covid. L’anno scorso in via Madre Chiesa e quest’anno si è appropriato della piazza principale del paese, mettendo insieme jazz, cultura, centro storico, radici, al fine di valorizzare il piccolo centro della periferia barese. Da quest’anno, anche Bass Culture, da sempre creatore e ideatore del Locus Festival, si unisce alla preziosa organizzazione, auspicando che questa collaborazione possa essere un trampolino di lancio per Nojazz.

La collaborazione tra Paolo Fresu e Omar Sosa dura ormai da più di 10 anni, ed ha prodotto ben tre album: Alma del 2012, Eros del 2016 e il freschissimo Food, di maggio 2023.

Il titolo del tour, come del resto dell’ultimo album pubblicato, è “Food“. Cosa c’entra il cibo con la musica? Il cibo ha molto a che fare con la musica, con il gusto, con la bellezza, con l’idea di un paese forse un po’ più sostenibile, circolare. Si parla tanto si sostenibilità ambientale, ma parliamo poco di cibo, che rimane un problema fondamentale per il pianeta. Le persone che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste attraversando il mar Mediterraneo lo fanno perché spesso non hanno il cibo, e quindi il cibo significa una politica più sostenibile, culturale, e capace di aiutare gli altri, tendendo loro una mano. Ci sono paesi dove manca il cibo e paesi dove si spreca. Ci sono paesi che non hanno problemi di acqua, e paesi che non l’hanno neppure per coltivare. Ovvio poi il ringraziamento alla nostra Regione, simbolo di eccellenza per il discorso del cibo. E quasi a ribadire questa bella introduzione di Paolo Fresu, Omar Sosa si è subito dichiarato molto contento di suonare qui in Puglia, dove si mangia bene e si beve bene. Ma scherzi a parte, apprezza tantissimo suonare in Italia, definendo gli italiani un popolo “di cuore”, dove si sente l’energia della gente. Il tema è una riflessione sul piacere della convivialità e sulla necessità di non rinunciare mai al dialogo.

Il primo brano del concerto (è anche la prima traccia del disco) è intitolato “Father Yambù”. Si apre con una preghiera di ringraziamento prima del pasto. E’ dedicato a questo anziano personaggio americano che aveva l’abitudine di iniziare il suo pasto con una preghiera per il cibo. Abitudine che forse da bambini abbiamo vissuto più o meno tutti, ma che ormai è diventata una cosa rara. Il secondo brano, composto da Paolo Fresu, dal titolo “S’inguldu” (l’ingordo), tratto dall’album Alma. A seguire, un brano di Peter Gabriel, dal titolo “What lies ahead”, contenuto nel precedente album Eros, dedicato a questo musicista speciale, ormai assente dalle scene da diversi anni.

Nella parte centrale del concerto sono stati eseguiti una serie di brani tratti dal disco Food: “Greens”, “Estancia”, “New love in love”, per terminare con “My soul, my spirit”, tratto dal CD Eros. In tutti questi brani (ma non solo, sono state riproposte alcune voci registrate (presenti anche nei tre album), dando spazio alla cantante sudafricana Indwe, al rapper Kokayi (di Washington, candidato al Grammy Award come miglior interprete di musica urban/alternative), e in ultimo alla cantante marocchina Andy Narrell, dedicando l’esecuzione del brano “My soul, my spirit” al popolo del Marocco, messo in ginocchio dal recente terremoto.

Ultimo brano è stato un omaggio a Fabrizio De Andrè, con un brano da lui scritto insieme a Ivano Fossati e Mauro Pagani, e dedicato ad una ricetta genovese: “A cimma” (si pronuncia simma). Per il brano è stata utilizzata la voce registrata di Cristiano De Andrè. Di certo uno dei momenti più magici della serata. È un piatto di tradizione antica, composto da una tasca di vitello ripiena di verdura, carne e formaggio, cucita con ago e filo, in modo che durante la lunga cottura il ripieno non venga fuori. La difficoltà della preparazione sta proprio in questo: riempire poco più della metà la tasca con il ripieno e sigillare l’apertura molto bene.

Il testo racconta la difficoltà di esecuzione della ricetta e l’estrema attenzione richiesta al cuoco (la cimma può addirittura esplodere in fase di bollitura), che trasformano la ricetta in un rituale vero e proprio. Da questo aspetto De André trae spunto per la canzone, rigorosamente cantata in dialetto genovese, nella quale racconta come evitare influssi maligni durante la preparazione del piatto. Accortezze come “mettere la scopa dritta in un angolo” o “lasciare che sia uno scapolo a tagliare il primo pezzo” possono proteggere da streghe e sfortune.

Il bis del concerto è stato affidato ad un brano che ha dato il titolo al primo disco inciso insieme nel 2012: “Alma”. Un brano corale, dove anche il pubblico è stato invitato a cantare insieme, accompagnando il pianoforte ed il flicorno. Un inno a questa magnifica amicizia, con un’intesa straordinaria.

Per tutta la durata del concerto, ogni quarto d’ora, la campana della torre dell’orologio ci ha ricordato dove eravamo, in un centro storico, ma alla fine nessuno si è lamentato: sia i musicisti che il tantissimo pubblico presente.

Un concerto vissuto con il cuore. Ma tornando al tema della serata, il cibo, vorrei sottolineare che a tutti (non solo ad Omar Sosa) piace mangiare e bere bene. Di certo dedicare questo lavoro al cibo vuole sottolineare il tema della condivisione. Vorrei, di mio, evidenziare anche l’attenzione che tutti possiamo avere nell’acquisto di prodotti sostenibili, prodotti senza sfruttamento. Sono tante, nella nostra città, le esperienze (basate sul volontariato) attente a queste tematiche, come le Cooperative che lavorano sui terreni confiscati alle mafie, come la Bottega del Commercio Equo e Solidale di via Pavoncelli, come l’associazione Avanzi Popolo che cerca di mettere in contatto che ha scorte di cibo in eccesso, con chi ne ha bisogno. Sono piccole attenzioni, o se volete sono scelte che di certo danno più sapore al nostro cibo, rendendolo migliore. Non è complicato. Basta volerlo.

La rassegna è continuata nei giorni successivi con il concerto in solitudine di Serena Brancale con una versione one girl band e con l’esplosivo progetto Boom Collective capitanato dal sassofonista Gaetano Partipilo, con la partecipazione speciale della vocalist americana Joanna Teters. Una vera esplosione di suoni.

Per tutti i presenti e per tutta la città di Noicattaro, il concerto di Paolo Fresu e Omar Sosa rimarrà indimenticabile. Tra i tre album prodotti, Alma, Eros e Food, resta l’imbarazzo della scelta. Fatevi un regalo. Acquistate almeno uno di questi CD, senza dimenticare un’ampia discografia personale di Paolo Fresu e di Omar Sosa. Questi suoni aprono il cuore e l’anima.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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