“Il passato è ricerca dei perché del presente”: è l’idea che ha ispirato la mostra fotografica ‘Lo sguardo ritrovato: civiltà contadina e vita comunitaria’ dall’archivio Prospero Di Nubila che sarà presentata alla stampa e alle autorità nel vernissage di sabato 16 settembre dalle ore 10:00, presso la Sala Consiliare del Palazzo della Città Metropolitana di Bari (ex Palazzo della Provincia) – Lungomare N. Sauro, 29. Alla presentazione parteciperanno Francesca Pietroforte, consigliera con deleghe alla cultura della Città metropolitana di Bari, Marco Bascapè, soprintendente archivistico e bibliografico della Puglia, Simona Cicala, funzionario restauratore conservatore della soprintendenza, Loredana Liso, presidente a.r. 2023-24 RC Bari Alto “Terra dei Peuceti”, Giuseppina Di Nubila, nipote di Prospero Di Nubila.
L’esposizione, realizzata con la collaborazione delle Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche della Puglia e della Basilicata, gode dei patrocini della Città metropolitana di Bari, Rotary club Bari Alto “Terra dei Peuceti” e Rotaract Bari Alto e sarà fruibile dal pubblico nel colonnato del Palazzo della Città metropolitana di Bari (ex Palazzo della Provincia), dal 16 settembre al 15 ottobre tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle 19:00, la domenica dalle 10:00 alle 13:00.
Il finissage della mostra è inserito come appuntamento pugliese all’interno della IX edizione della manifestazione nazionale “Archivi Aperti – Gli archivi dei fotografi italiani: un patrimonio da valorizzare 2023″ (13-22 ottobre 2023). Per l’occasione, il giorno 14 ottobre, presso la Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari (IV piano – Palazzo della Città Metropolitana di Bari), Lungomare Nazario Sauro, 23, si terrà la conferenza conclusiva dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.
Quello che si dipanerà dinanzi agli occhi del fruitore a partire dal prossimo sabato è un percorso narrativo fotografico attraverso lo sguardo poetico e ispirato di Prospero Di Nubila (Francavilla in Sinni, 1902-1989), mirato a ritrovare il senso di comunità nel solco della testimonianza lasciata da un illuminato cittadino dell’entroterra del Sud Italia.
Siamo in provincia di Potenza negli anni ’20, è da qui che inizia il viaggio di Prospero Di Nubila. Fotografie in bianco e nero con i colori che in quegli anni dominavano i sogni del mondo contadino in equilibrio tra il bene ed il male, tra la vita e la morte, tra l’abito nuziale e lo scialle nero. Sono scatti che documentano le migrazioni dei lucani, le partenze dei giovani per il fronte del ˈ15-ˈ18 e del secondo conflitto mondiale. Un ingente patrimonio fotografico meticolosamente raccolto da Prospero Di Nubila, dal quale è nato un fondo donato all’Università degli Studi della Basilicata. Grazie a questo senso di continuità e trasmissione fra passato e presente alcuni suoi nipoti hanno selezionato 60 foto dal suo archivio, dando vita al percorso narrativo fotografico “Lo sguardo Europeo ritrovato”, in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La mostra esposta nella città dei sassi ritorna ora accessibile al pubblico a Bari presso il Colonnato della Città metropolitana di Bari fino a metà ottobre 2023.
La retrospettiva è suddivisa in sezioni distinte per 9 temi, che rappresentano il passato e il presente e che animano ancora oggi alcuni dei dibattiti più complessi della nostra società contemporanea: Lavoro, Emigrazione, Fascismo, Donne, Bambini, Tempo Libero, Gruppi di Famiglia, Eventi Pubblici e Privati.
Il ricco fondo fotografico, caleidoscopio di vita, è invito alla riflessione sui valori della civiltà contadina: famiglia, solidarietà, umanità, che oggi paiono in obsolescenza. La tristezza delle sofferenze e della miseria del mondo contadino risuona come invito sollecitatore al giusto riscatto delle condizioni di sottosviluppo di tante aree del Sud. I valori della civiltà contadina sono stimolo per un nuovo umanesimo.
Il percorso narrativo della mostra, spaccato antropologico dal primo Novecento ad oggi, dalle famiglie nobili alla civiltà contadina e agli anni del brigantaggio in Basilicata, assurge a patrimonio dell’intero Mezzogiorno d’Italia, diventando paradigma della condizione contadina e della vita comunitaria e proiettando il visitatore oltre l’atto di omaggio e di amore alla intera terra lucana di Prospero.
La particolarità delle fotografie di Prospero, fotografo per passione con la sua fotocamera a lastre, risiede nella sua partecipazione attiva e quotidiana all’interno delle comunità e delle situazioni fotografate. Lo sguardo di auto-identificazione di Di Nubila che partiva dall’entroterra della Basilicata, rifuggendo gli stereotipi dell’arretratezza della civiltà contadina, ne ha esaltato la dinamicità, facendo emergere il senso di comunità saldamente unita dai valori di fede, fiducia, rispetto e accoglienza. Interi ceti sociali colti dall’obiettivo in un flusso reciproco di informazioni che prevedeva la trasmissione della Lucania oltre l’oceano, dando alla fotografia una funzione di intermediazione sociale.
La sua è una posizione privilegiata per una “osservazione partecipante”, come si definisce nelle scienze sociali. Tutto ciò, permette di poterci immergere nelle situazioni quotidiane del tempo con uno sguardo complice e sovrapposto a quello della gente stessa che si muove intorno all’obiettivo fotografico di Di Nubila. È questo il motivo per cui ogni scatto ha una valenza che potremmo definire “corale”: racchiude e recupera la memoria dell’intera collettività di cui Prospero Di Nubila, oltre che fotografo, è diventato testimone prezioso fra passato e presente.
Prospero, sempre attento a catturare immagini della vita quotidiana, ha immortalato con le fotografie un vero patrimonio nelle quali possiamo leggere il passato e confrontarlo con il presente. Una opportunità per tanti di guardare alla storia delle comunità di Basilicata, un viaggio all’interno delle tradizioni, delle famiglie di diverso ceto che hanno fatto fortuna. Ma che è anche un patrimonio di valori fatto di accoglienza, tenacia, semplicità, ricerca, propri di un mondo contadino, isolato sì, ma dalla forte cifra identitaria, ora sfumato o, peggio, perso ormai nella globalizzazione delle idee e dei mercati.
A quel mondo contadino non si può tornare. Riflettere su quello che è stato e su quale eredità ci abbia lasciato, invece, può essere un percorso per tutelare le identità culturali e territoriali, in una riflessione intergenerazionale che allarga lo sguardo per ritrovare nella comunità la sintonia tra i popoli.