Un Re nudo per un regno in mutande. È qui la festa?

Il weekend ha visto il tam-tam via WhatsApp per un episodio che in superficie ha fatto sorridere, ma meno di un attimo dopo ha fatto arrabbiare, e non poco, e soprattutto comprensibilmente, un bel po’ di persone.

Un manager ha diffuso l’invito per il proprio compleanno, e l’ha fatto tramite un Google form di RSVP. L’invito è arrivato a circa 800 persone, tra cui alcuni dei suoi “Clienti” (e sto per spiegare perché questa definizione richiede le virgolette). Non solo: per aiutare gli invitati a pensare al regalo, come ormai d’uopo per i matrimoni e non solo, il manager ha pensato di indicare un IBAN presso cui depositare il regalo. La promessa è quella di una grande festa.

Sarebbe tutto buono e tutto giusto, evitare lo spreco di carta e di tempo nel ricevere una telefonata per tale invito, e anche poco pratico e molto consumista, trovarsi con una serie di oggetti inutili quanto costosi per evitare di presentarsi a mani vuote.

Sarebbe tutto buono e tutto giusto, se il manager non fosse tale per la funzione pubblica che gli è stata assegnata. Infatti, il manager è, per definirlo con la magniloquenza tipica dell’acchiappaclick della carta stampata, un plenipotenziario, un maggiorente, un decisore della Cultura e del Turismo nella regione Puglia. I “Clienti” sono operatori del settore, un ramo la cui delega alla Cultura non è assegnata da due anni, in cui perciò ampia discrezionalità è data alle scelte tecniche e amministrative degli alti in grado della macchina burocratica.

Sarebbe tutto buono e tutto giusto, se l’IBAN personale di un pubblico ufficiale non confliggesse con la funzione stessa, ivi inclusa l’accettazione di regali e somme in denaro, specie se tra gli invitati vi sono dei “Clienti”. Considerando anche che non si tratta esattamente di una cerimonia fatta in economia, da un festeggiato bisognoso, sarebbe stato molto più chic indicare una o più opere benefiche, lasciando la questione regalo personale alla sfera più intima, perché siamo in Puglia e sappiamo che gli ospiti di veneranda età potrebbero non apprezzare la strada della beneficenza. Il galateo, invocato dai giornali, serve indirettamente a evitare incidenti relazionali.

Sarebbe tutto buono e tutto giusto, se tutta la rete d’opinione che di solito è entourage di chi ricopre una posizione di influenza, avesse funzionato. Prima ancora di arrivare al whistleblowing, il “fischietto” che segnala eventuali “falli” nella gestione delle responsabilità soprattutto pubbliche, o a altri sofisticati sistemi di governance, stupisce che nessun amico o collega abbia portato il manager a una condotta un po’ più elegante per celebrare un traguardo così maturo e importante.

Sarebbe tutto buono e tutto giusto, se anche moltissimi degli operatori esclusi dall’augusta festa scrivessero il proprio IBAN, come fanno regolarmente negli incartamenti destinati all’Amministrazione di cui si parla in queste righe, e venissero omaggiati prima della festa, e non dopo anni, con un repertorio grottesco di motivazioni, con un sistema sul ciglio della paralisi, con un ceto bancario che si gratta, e non poco, la testa, per anticipare la finanza sì certa, liquida, esigibile, ma non si sa quando.

Sarebbe interessante, incrociare la lista degli invitati con quella della selva di provvedimenti amministrativi emanati in assenza di gara, dagli affidamenti diretti in poi, in un lavoro a metà tra la cronaca e il gossip che potrebbe fornire spunti di riflessione sulla discrezionalità di cui sopra. Nell’attesa, la festa continua, con i nostri migliori auguri di pronta evoluzione.

Guascone

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