Spiritualità, radici, natura e colore: i soggetti di luce dell’artista italo-senegalese Maimouna Guerresi prendono vita nel centro storico di Triggiano con la mostra diffusa “Nur/Luce”

Ho incontrato le opere di Maiumouna Guerresi sotto la luce chiara e trasparente di settembre, così ben inserite tra le porte e le strade e le finestre del centro storico di Triggiano che sembravano stare lì da sempre e invece erano lì solo da poche ore. Nel Sud Italia a giugno il cielo è ancora celeste tenero e croccante, luglio si infuoca di sole e zenit, agosto resta a vegliare le braci del solleone ma è solo settembre che riesce pulire il cielo per renderlo così pronto e azzurro: le grandi nuvole bianche si stendono voluttuose tra le braccia del Grecale e tutto, intorno, diventa di vetro.

Sotto il sole caldo e dolce di mezzogiorno ho visitato la mostra diffusa “Nur/Luce” un progetto di quindici opere fotografiche in cui la declinazione artistica della luce si pone l’obiettivo di contribuire al superamento delle barriere culturali, sociali, linguistiche, etniche e religiose. La mostra diffusa dell’artista italo-senegalese a cura di Manuela De Leonardis e con la Direzione artistica di Annalisa Zito della Fondazione Pasquale Battista sarà ospitata dai vicoli del centro storico di Triggiano da sabato 2 settembre a domenica 3 dicembre 2023 dialogando con il tessuto urbano architettonico e sociale, creando una connessione con la stessa comunità cittadina. La mostra è organizzata dalla Fondazione Pasquale Battista ed è promossa e finanziata dalla Regione Puglia e dal Comune di Triggiano, nell’ambito delle attività della Manifestazione “Capaci di legalità 2023”.

Artista italo-senegalese, Maimouna Guerresi fa della leggerezza calviniana la sua poetica, plana sulle cose dall’alto e le sue opere ricordano un verso di Eugenio Montale: “tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche” ed è proprio questa la poetica di un’artista che riesce a parlare di temi come la violenza, i soprusi, la guerra, le disparità, attraverso immagini pulite, dirette, ieratiche. Nulla sembra muoversi nelle opere di Guerresi eppure tutto si muove negli sguardi dei suoi soggetti: donne soprattutto, coperte di abiti-simbolo in cui forma, materiale e colore hanno un’intenzione e un’intensità molto precise. Si esauriscono i corpi in un fluire di tinte, negli abiti-tuniche si perdono le fattezze umane per lasciare spazio alla dimensione spirituale del soggetto, nei copricapi si sviluppa la tensione dell’uomo verso il cielo, su trampolini affacciati nel nulla sta l’equilibrio tra il sé e l’altro da sé.  

La selezione delle opere in mostra a Triggiano parla di luce come strumento per conoscere l’altro da sé: la luce rende visibile ciò che non si conosce e che – finché resta sconosciuto e oscuro – fa paura e rende lontani i soggetti della relazione. Dopo la mostra diffusa di Tony Gentile, Memoria senza indulgenza dello scorso anno dedicata alle vittime di mafia, le opere di Maimouna Guerresi tornano a parlare di legalità come accoglienza, come condivisione di radici comuni, come relazione verso l’altro per poter superare i conflitti e le divisioni che nelle piccole comunità come tra le potenze mondiali creano distruzione, violenza, morte e vittime innocenti.

Le opere della Guerrresi vivono in relazione a ciò che vive loro intorno, spesso sono oggetti di uso comune come tappeti, secchi, stendini lasciati davanti alle case del centro storico nella gestione di una quotidianità domestica, sono piante di vaso e piante di fioriere, sono balconi murati e muri scrostati, sono teche votive e chiese, sono porte e finestre, sono asciugamani stesi al sole, sono sedie davanti alle porte. Gli abitanti del centro storico hanno accolto e valutato le installazioni che saranno accanto alle loro case fino a dicembre e ciascuno se ne è fatto custode, ciascuno ha espresso un giudizio su di esse, ciascuno si è fermato un momento a guardare.

L’arte, io credo, è ciò che arriva a chiunque senza mediazioni, senza interpretazioni, l’arte è – per me – ciò che muove l’anima dello spettatore, qualunque sia il suo vissuto, l’arte allora unisce, crea un confronto, un nuovo canale comunicativo e quindi crea una nuova relazione. Sono sicura che le grandi figure spirituali di Maimouna Guerresi che abiteranno Triggiano nelle prossime settimane creeranno nuove relazioni con lo spettatore e con il tessuto sociale con cui riusciranno a dialogare senza mediazioni.

La mostra abiterà il centro storico di Triggiano fino a domenica 3 dicembre, saranno organizzate visite guidate e per tutte le informazioni è possibile consultare il sito della fondazione www.fondazionepasqualebattista.it e i relativi canali social (Instagram e Facebook).

Maïmouna Guerresi (vive e lavora tra Italia e Senegal) è fotografa, scultrice, performer, autrice di video e installazioni. Le sue opere sono state presentate alla Biennale di Venezia, a Documenta K18 a Kassel oltre che in numerose mostre personali e collettive internazionali, tra cui National Museum di Bamako, Mali, KIASMA museum of contemporary art di Helsinki, Bahrain National Museum, Sharjah Art Museum, Smithsonian National Museum of African Art, I.M.A Institute du Monde Arabe, 13.ma Cairo Biennale, Lagos Photo Festival, LOBA Leica Oskar Barnack Award, SCoP-Shanghai Center of Photography Shanghai, Gallery Gongbech, Jeju, Corea del Sud, Kyotographie, Kyoto, Japan, Aga Khan Museum, Toronto, ROM Museum, Toronto, Tate Modern, Londra.  Il suo lavoro fa parte di collezioni pubbliche e private tra cui Boghossian Foundation, GAM Galleria Arte Moderna Achille Forti, Minneapolis Institute of Art, L.A.C.M.A Los Angeles County Museum of Art, Museum of African, Contemporary Art Al Maaden, Hood Museum of Art, Dartmouth, Smithsonian National Museum of African Art and Black Gold Museum, Riyadh.

La Fondazione Pasquale Battista, nata nel 2016 al fine di custodire e rinnovare la memoria dell’avvocato Pasquale Battista, è un’istituzione che opera sul territorio nazionale. La fondazione promuove, sviluppa e coordina iniziative culturali e di ricerca in ambito scientifico, storico, architettonico ed economico-sociale, indagando le discipline della cultura contemporanea. La Fondazione è uno strumento di coesione social e sviluppa forma innovative di interazione tra settore pubblico, settore privato for-profit e no-profit, con l’ideazione di soluzioni sostenibili che vadano incontro alle principali sfide sociali odierne.

Simona Irene Simone
Foto di Simona Irene Simone

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.