La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Cittadella

Il pareggio della partita tra Bari e Cittadella di mercoledì è sicuramente un risultato deludente, soprattutto considerando le dinamiche che si sono ripetute nelle partite precedenti. La squadra barese sembra avere dei limiti tecnici che emergono ancora una volta e che influenzano il corso della partita. Il Bari ha avuto un inizio promettente, con un primo tempo giocato ad un buon ritmo in cui si è mostrato brillante a tratti. Tuttavia, il secondo tempo è stato caratterizzato da una situazione già vista in passato: la squadra ha arretrato la sua posizione in campo, permettendo all’avversario di prendere coraggio fino al pareggio e, addirittura, di far cercar loro il gol della vittoria.

È vero che il calcio è fatto anche di pareggi, che rappresentano una parte considerevole dei risultati ottenuti in una stagione e per questo, secondo me, è inopportuno fare tempeste in un bicchieri d’acqua, un po’ sulla falsariga di quello farlocco e stravagante fatto dagli intransigenti dopo la sconfitta contro il Parma del 18 agosto; tuttavia, nel caso del Bari, sembra che ci sia una certa tendenza a non gestire bene il vantaggio e a non cercare di chiudere le partite in modo più deciso. Inoltre, la scelta di sostituire giocatori chiave come Nasti, Morachioli e Sibilli, che avevano dato una buona prova nel primo tempo, può essere oggetto di discussione. Questo solleva delle critiche nei confronti dell’allenatore Mignani, che è stato in grado di guidare la squadra in alcune situazioni, ma sembra avere difficoltà a gestire determinate situazioni, e ci si dimentica che in rosa ha i giocatori contati e deve fare di necessità virtù. Ma questo potrebbe essere un limite di Mignani, un allenatore bravo e capace a leggere certe gare azzeccando i cambi fino a condurre, spesso, gare perfette e a vittorie insperate, come è stato a Cremona, dove si tende a mantenere il vantaggio senza scoprirsi troppo, e incapace, invece, di gestire il vantaggio in casa dove occorre insistere per chiuderla. E lo scorso anno ne abbiamo viste di gare del genere. Speriamo che dagli errori impari a far meglio anche se nella sua testa c’è una precisa identità di gioco difficile da mutare.

È giusto sottolineare che si è ancora all’inizio della stagione e la squadra sta ancora cercando di consolidare la sua forma. La squadra è ancora in costruzione, e la mancanza di alcune figure chiave, come gli attaccanti su cui Mignani aveva fatto affidamento, influisce sulla qualità del gioco. Nonostante ciò, il Bari è riuscito a ottenere risultati positivi, come il pareggio in nove contro il Palermo (praticamente una vittoria in pectore) e il successo a Cremona. Cinque punti ottenuti stringendo i denti non possono essere considerati una delusione, piuttosto sono ottimi risultati per le dinamiche e i contesti. Avesse vinto o perso con una rosa completa, magari il 28 novembre o il 26 aprile, le critiche e i consensi sarebbero stati tutti sacrosanti, ma è bene ricordare che siamo ad agosto e la squadra è assai incompleta. Piuttosto punterei l’indice sui gol puntualmente subiti ogni santa fine gara, tra l’85’, il 90′ ed il recupero. E’ una cosa già vista lo scorso anno, iniziata con Dionisi in casa con l’Ascoli al 45′, passando per Borrelli al 93′ a Frosinone, Marconi a Palermo al 40′ , con Maistriello del Cittadella al 40′, al rigore di Criscito a Genova al 95′ e finendo col dramma sportivo col Cagliari, per ricominciare quest’anno. Ecco, al di là delle eventuali responsabilità tecniche, credo che occorra registrare qualcosa in difesa dall’85’ in poi, non so, forse ci vuole più attenzione, più coraggio, più concentrazione o cosa altro. Col Palermo si è subito un gol al 90′ per fortuna annullato, ieri un altro gol al 90′ e per poco non facevano il secondo al 95′, apparso valido al monitor giù in sala stampa mentre l’arbitro aveva fischiato il fuorigioco. Meno male come è andata a finire, insomma.

D’altro canto occorre dire anche che siamo appena alla terza giornata di campionato e bilanci non se ne possono – né se devono – fare, è ancora prematuro, la squadra è ancora un semi cantiere aperto, non dimentichiamo che la squadra è senza due attaccanti sui quali Mignani faceva affidamento per elevare il tasso tecnico e qualitativo e, nonostante tutto, sta limitando i danni con un pareggio che è valsa una vittoria contro il Palermo per come si erano messe le cose, un successo fuori casa a Cremona contro una retrocessa dalla A e che avrebbe dovuto fare un sol boccone del Bari rimaneggiato, ed un pareggio deludente ma giusto contro il Cittadella, peraltro senza il supporto di Di Cesare in difesa negli ultimi quindici minuti, e voglio vedere con lui in difesa se Pavan avesse segnato lo stesso tenendo presente che insieme a Vicari, ieri un vero e proprio baluardo, il Cittadella pur mettendo il muso in area barese, si è visto respingere tutti gli attacchi frontali. Come col Palermo: con Di Cesare (e con Maita) sono curioso di sapere come sarebbe potuta finire, insomma un Bari ancora Di Cesare dipendente, un giocatore senza età che non smette mai di stupire, ma soprattutto un Bari da registrare dall’85’ in poi.

Le critiche costruttive da parte dei veri tifosi, che si preoccupano davvero delle sorti del Bari, sono legittime e vanno rispettate. Questi tifosi sono in grado di vedere sia gli aspetti positivi sia quelli critici della squadra, e le loro opinioni sono basate sulla realtà del campo. D’altra parte, ci sono persone che sembrano agire da detrattori costanti, critici indiscriminati che emergono solo quando le cose vanno male.

E a chi contesta lo scarso impegno finanziario val la pena ricordare che gli insegnamenti del Benevento, del Perugia, del Como e del Palermo dello scorso anno, evidentemente, non son serviti a nulla. Si, ripeto, ai duri di comprendonio, anche io sono parecchio critico verso la società che fino adesso non è stata all’altezza delle aspettative sul mercato, mi aspettavo di più, soprattutto per i tempi (son partiti troppo tardi) e coi proventi di Caprile e Cheddira che dovevano essere spesi per prendere qualche giocatore importante, l’ho scritto più volte. Ma davanti ai “fatti” c’è poco da opinare, quelli sono e quelli rimangono. Mancano due giorni alla fine del mercato, speriamo che i De Laurentiis si mettano una mano sulla coscienza ed un’altra al portafoglio, così da completare innanzi tutto la rosa, oggi sguarnita sia numericamente sia a causa degli infortuni, e poi per elevare il tasso di qualità e quello tecnico. Ma soprattutto che Mignani si dia una mossa.

E’ giusto esprimere preoccupazioni sulla gestione della società e sull’approccio al mercato. L’investimento nella squadra è fondamentale per competere a livelli più elevati, ma è anche vero che l’acquisto di giocatori non è una garanzia automatica di successo. I prestiti possono avere un impatto positivo, come dimostrano alcuni giocatori come Nasti, probabilmente migliore di Cheddira sotto l’aspetto del movimento della sintesi, ma anche i centrocampisti stranieri per i quali si vede da un chilometro che hanno gamba e ci sanno fare, credo che per loro sia una questione di tempo. È importante valutare attentamente ogni decisione e non cadere nell’ottica che solo l’acquisto di giocatori possa portare al successo. Benedetti, Folorunsho e Esposito, tutti prestiti, fanno letteratura calcistica-tecnico-finanziaria.

Massimo Longo
Foto di Massimo Longo

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