“Apotheosis” di Silvia Maria Gira e Giorgio Trione Bartoli con Edoardo Sabato ha inaugurato il prestigioso Festival UrtiCanti 2023

Nell’inaspettatamente suggestivo Chiostro del Castello baronale di Cellamare, ha preso il via, promossa dall’associazione Diapason con la direzione artistica di Raffaella Ronchi ed il coordinamento musicologico di Fiorella Sassanelli, la XVIII edizione del festival di musica contemporanea dall’insolito quanto intrigante titolo URTIcanti, scelto appositamente per rappresentare con un unico vocabolo “la meraviglia provocata dagli imprevisti della vita, scoprendo il nuovo e contrastando le abitudini (urti) e la dolcezza del canto che lenisce il pizzicore dell’ortica e lo scuotimento dell’urto (canti)”.

Sin dalla presentazione del programma, interamente dedicato a Pablo Neruda, a 50 anni dalla sua scomparsa, enunciata con frizzante fervore dalle due eleganti padrone di casa, si comprende che se ne sentiranno (è il caso di dirlo) delle belle.

E difatti non passa poco che quanto intuito viene confermato dai giovanissimi talenti cui “orgogliosamente” viene affidato l’affatto semplice compito di inaugurare la rassegna. Si tratta del tranese Giorgio Trione Bartoli, al pianoforte, e della palermitana Silvia Maria Gira, al violoncello, i cui rispettivi curriculum studiorum esplodono di prodezze, in uno con l’incessante attività concertistica in giro per il mondo che ha consentito e consente loro di raggiungere numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali.

Apparentemente si accostano ai rispettivi strumenti con vivida emozione che però, dopo le prime battute, scompare per fare prepotentemente posto ad una bravura e sensibilità musicale fuori dal comune; d’altra parte il repertorio selezionato cui è stato profeticamente dato il nome di Apotheosis, richiede capacità solide e consolidate, quasi innaturali, dovendosi misurare con le partiture di Gyorgy Ligeti e Sergei Rachmaninoff, scelte per omaggiare i compositori, rispettivamente, a 100 e 150 anni dalla loro nascita.

“Per suonare Ligeti”, ungherese naturalizzato austriaco, considerato uno dei più grandi compositori del XX secolo, al grande pubblico noto per aver creato – tra tutte – la colonna sonora del film “2001: Odissea nello spazio” – “hai bisogno di 3 o 5 mani” (non che il collega russo non richieda i medesimi virtuosismi); gli studi composti per pianoforte possono essere inseriti solo nel repertorio dei più grandi interpreti per la notoria difficoltà, basti pensare che tra essi vi è quello che prende il nome de “La Scala del diavolo”, come prontamente sottolinea la musicologa Sassanelli.

Lo studio n. 4 è quello che letteralmente apre il concerto e che ci restituisce l’intuito iniziale e che diventa certezza assoluta allorquando la scena si impreziosisce della presenza della violoncellista Silvia Maria Gira. I due virtuosi, dopo un lungo respiro ed uno sguardo d’intesa, eseguono la Sonata in sol minore, op. 19, di Rachmaninov, conducendoci emotivamente e con fare sognante in un dialogo incessante tra i due strumenti in cui il pianoforte con prepotente vigore ci conduce in un’atmosfera ricca di pathos in cui affida, spesso, al violoncello, un’idea musicale tutt’altro che marginale e che rapisce, anche per l’evidente trasporto emotivo con quale suona costantemente la dolce Silvia dal fare catalizzante.

Il concerto prosegue arricchendosi di un’ulteriore perla musicale, ovvero la sonata scritta dal polacco Mieczyslaw Weinberg per l’amico violoncellista Rostopovic, suo sincero ammiratore. E’ un’esecuzione che non lascia spazio a sbavature, emoziona e lascia il piccolo pubblico con il fiato sospeso fino al termine dell’esecuzione che viene premiata con un plauso sincero che ci ha consentito di nutrire ancora il nostro cuore di un’altra bellissima e struggente interpretazione fuori programma dello spartito dal titolo “Prayer” a firma di Ernest Bloch.

La prima serata, ad onor del vero, ha avuto un valore aggiunto grazie alla presenza di un giovane attore, Edoardo Sabato, orgogliosamente unico pugliese ad aver superato brillantemente le selezioni al Piccolo Teatro di Milano per il triennio 2021-2024, che, con la sua voce recitante, ha reso amabilmente omaggio a Pablo Picasso, filo conduttore di tutto il festival appena iniziato, divenendo un appassionato e particolare intercalare durante il concerto.

Lo spirito urticante, tanto ricercato dalle deliziose ed appassionate ideatrici di questo evento – unico nel suo genere in tutto il territorio nazionale – , ovvero “della musica che viaggia attraverso tutti i mondi ed attraverso tutti i linguaggi e che ci consente di immergerci in questo mondo fantastico” (per citare la stessa Sassanelli), ha preso vita, come un piacevole refolo di vento in questa calda serata di fine estate, divenendone il trait d’union che sicuramente ci accompagnerà, deliziandoci, fino all’ultima serata.

Gemma Viti
Foto di Roberta Giordano dal web

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