Vivere nello squallore e nel degrado nel Quartiere Libertà di Bari: l’accorata denuncia della scrittrice Rita Lopez

[Riceviamo e pubblichiamo con piacere uno scritto di Rita Lopez attinente il devastante degrado che ha colpito il Quartiere Libertà di Bari, una problematica sentita e vissuta anche da membri della Redazione del Cirano Post che -“ça va sans dire”- sposano e sottoscrivono le parole della nota scrittrice barese; si spera che questo accorato grido di dolore non cada nel vuoto, ma apra, finalmente, una attenta e specifica analisi che possa far giungere ad una auspicata immediata soluzione di quanto denunciato.]

Carissimo Antonio Decaro,
carissimo Sindaco,

ho visto il video in cui lei, giustamente, esprime la sua rabbia di fronte alla distesa di rifiuti che, tempo fa, qualche troglodita ha lasciato per strada, a Bari vecchia. Il suo sfogo arriva sincero e io ho apprezzato, come sempre, l’amore che lei nutre per questa città. La nostra città. È importante scandalizzarsi, ancora, sempre, davanti a questi atti scellerati, ignobili, incivili. Come dice lei, giustamente, cosa penseranno i turisti che passano di là? E che peccato hanno fatto, dico io, gli abitanti di Bari vecchia, quelli per bene, quelli che invece le strade le tengono pulite come se fossero un prolungamento di casa loro? Le chianche bianche davanti ai portoni, davanti ai sottani, vengono spazzate e lavate ogni mattina dalle donne di Bari vecchia. Le ho viste io e le avrà viste tante volte anche lei.

Io non sono di Bari vecchia. Sono nata e cresciuta al Libertà, proprio dietro Corso Italia, vicino al Redentore. Quando andavo alle scuole medie, ricordo che su Corso Italia stazionavano i così detti “carri della Ferrovia”. Me lo ricordo bene: una lunga, lunghissima serie di carri, con i cavalli attaccati uno dietro l’altro, proprio sotto i binari della Appulo-Lucana. Una lunga fila che arrivava fino alle scale del sottopassaggio di via Quintino Sella. Da ragazzina pensavo che l’odore degli animali, intenti a mangiare nei sacchi di iuta attaccati al muso, fosse la puzza peggiore del mondo. Non sapevo quali puzze, ben peggiori, sarebbero arrivate col tempo. Pensavo che camminare con il mio zainetto pieno di libri sulle spalle, su quel marciapiede, cercando di evitare, come in uno slalom, gli escrementi dei cavalli, fosse la cosa più schifosa che potesse capitarmi. Una maledizione. Non immaginavo certo che sarebbe stato possibile uno schifo ben peggiore di quello.

Mai Corso Italia aveva raggiunto un livello di degrado come in questi ultimi anni. Mai mi è capitato di vedere una strada più brutta di questa. So che conosce bene lo scempio che i residenti sono costretti a sopportare davanti agli occhi, quotidianamente. Non ha certo bisogno che io le elenchi il mare di immondizie, e cibo, e rifiuti ingombranti, e siringhe, che insozzano il marciapiede come in una delle peggiori favelas di Rio de Janeiro. Non ha certo bisogno che le descriva il tanfo insopportabile di urina e di escrementi (non di cavalli questa volta) dei poveri disperati che là stazionano 24 ore su 24. In Corso Italia non disponiamo solo di un mare infinito di immondizie e rifiuti ingombranti, per cui scandalizzarci. Abbiamo molto di più: uomini e donne che là, sotto i binari sopraelevati, mangiano, dormono, si ubriacano, si drogano, si prendono a sprangate, fanno sesso a cielo aperto.

Le parlo col cuore in mano perché io, di lei, ho tantissima stima e ritengo che sia il miglior sindaco che questa città abbia avuto, almeno da quando io ricordi. Abito a Roma da innumerevoli anni ma seguo costantemente gli enormi progressi che Bari, la nostra città, ha raggiunto durante tutto il periodo del suo incarico. Il mese scorso sono venuta qui con mia figlia. Era sera. Siamo passate da Corso Italia e lo spettacolo davanti ai nostri occhi era indegno. La sa una cosa? Mi sono sentita profondamente a disagio. Mi sono vergognata.

Vivere nello squallore non è decoroso. Né per i residenti, né per quei poveri disperati.

Vivere nel degrado non è giusto. Per nessuno.

Anche qui ci sono i turisti. I b&b prolificano ovunque, nel Libertà. Hanno fatto b&b in buchi di sei metri quadri, anche senza finestra. Hanno fatto b&b nei sottani. B&b nelle palazzine fatiscenti. E i turisti? Anche qui, cosa penseranno? “Ma chi se ne frega dei turisti!”, mi verrebbe da dire. Alla fine, i turisti vengono e poi se ne vanno. Anche io, in fin dei conti, vengo e poi me ne vado. I Baresi, invece, qui ci stanno sempre. Sia i vecchi abitanti, figli di Baresi da generazioni, che quelli nuovi, che qui hanno scelto di vivere. Sia i Nicola, i Vitino, le Maria, che gli Omar e i Vladimir e le Irina.

Amo profondamente questa città. Amo profondamente questo quartiere. Qui ho i ricordi più belli e struggenti della mia vita. Il Libertà è un quartiere di gente dal cuore grande. È il quartiere operaio dei nostri nonni e nonne e padri e madri, che hanno lavorato una vita intera alla Manifattura dei Tabacchi. È il quartiere più popoloso, più variopinto, più multietnico di Bari.

Prendiamocene cura. La stessa cura che dedichiamo al centro storico e al salotto di vie scintillanti che lo circonda.

Prendiamocene cura.
Per favore.

Rita Lopez
Foto di Rita Lopez

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